Corriere della Sera, 8 febbraio 2019
Le scuse a Orwell 70 anni dopo
Quando è giusto – e sensato – chiedere scusa? Sempre e comunque, senza data di scadenza? Anche quando chi ha subito il torto non c’è più, da quasi 70 anni?
Tra le innumerevoli cose giuste fatte, pensate, dette e scritte da George Orwell nei suoi 46 anni di vita c’è l’ammirazione sconfinata per PG Wodehouse, il papà del maggiordomo Jeeves e di Bertie Wooster. Quel meraviglioso umorista, così bravo a ridicolizzare il carattere nazionale degli inglesi, avrebbe sorriso leggendo ieri una delle notizie più bizzarre mai pubblicate su George Orwell. Le scuse del British Council nel febbraio 2019 a Orwell morto nel 1950 per un articolo non pubblicato nel 1946 appartengono più a una gag di Wodehouse che alla cronaca. Ecco i fatti: l’autore de La fattoria degli animali, nel 1946, prossimo alla diagnosi di tubercolosi che l’anno successivo l’avrebbe condannato a morte (arrivata il 21 gennaio 1950, camera 65 del University College Hospital), bisognoso di soldi, accettava lavori da freelance di vario genere. La fama globale, le traduzioni, le sue opere assegnate come libri di testo nelle scuole di tutto il mondo sarebbero arrivate fuori tempo massimo. Così aveva accettato di scrivere un articolo per il British Council su un tema al quale non verrebbe immediato accostare il cronista di Omaggio alla Catalogna: il food. Più precisamente, a Orwell era stata chiesta una difesa della bontà del cibo britannico rivolta a un pubblico internazionale.
La Gran Bretagna, devastata dal razionamento del tempo di guerra destinato a durare ancora per anni in tempo di pace, era comunque ansiosa di difendere le proprie specialità. Letto l’articolo di Orwell, al British Council di allora venne da osservare che la ricetta della marmellata d’arance era troppo dolce e liquida. Eppure Orwell, patriottico, aveva scritto che la cucina dei migliori ristoranti inglesi era pari a quella dei francesi: ma il manoscritto tornò al mittente, «poco saggio pubblicarlo per i lettori del continente». Ora le scuse. E la pubblicazione, sul sito del British Council, delle ricette orwelliane.