https://www.lettera43.it/it/articoli/cultura-e-spettacolo/2019/02/07/mia-martini-sorella-berte-sanremo-2019-sfortuna/228981/, 7 febbraio 2019
I SOLDI COMPRANO LA FELICITÀ MA NON I CONSENSI - LA DISFATTA PIETOSA DI BLOOMBERG HA FATTO GODERE COSÌ TANTO TRUMP CHE ORA PUÒ ANCHE PERDERE LE ELEZIONI. I SUOI TWEET CONTRO ''MINI MIKE'' SONO ORMAI UN GENERE LETTERARIO: ''HA BUTTATO 700 MILIONI NELLO SCARICO, I SUOI CONSULENTI 'POLITICI' SI SONO ARRICCHITI ALLE SUE SPALLE E LUI HA DISTRUTTO COMPLETAMENTE LA SUA REPUTAZIONE. OTTIMO LAVORO MIKE!'' - UN BELL'INVESTIMENTO PER FARSI CHIAMARE RAZZISTA E MISOGINO DAI DEMOCRATICI E FARSI UMILIARE DALLA WARREN -
Roberto Fabbri per “il Giornale” Veni, vidi, ma non vici. E a carissimo prezzo. Si potrebbe riassumere così la vicenda fallimentare della candidatura alla nomination democratica per la Casa Bianca di Mike Bloomberg, abortita miseramente dopo un Super Tuesday deludentissimo che gli ha regalato un unico beffardo successo, quello nelle remote Samoa Americane che mettevano in palio 4 delegati su un totale di quasi quattromila.
Il suo spietato e mancato avversario Donald Trump, che lo aveva illuso di essere sulla strada giusta attaccandolo a testa bassa e coniando per lui l' irrispettoso nomignolo «Mini Mike» (Bloomberg viaggia sul metro e sessanta), gli ha dedicato via twitter ieri, a risultati acquisiti, un' altra insolenza poco presidenziale: «Mini Mike ha buttato via con lo sciacquone 700 milioni di dollari». Inelegante ma, va riconosciuto, indiscutibile.
Il super tycoon newyorkese, che quanto a ricchezza fa sembrare il mezzo bancarottiere Trump un poveraccio, aveva generosamente dato fondo alle sue riserve di dollari per arrampicarsi in cima all' albero della cuccagna della nomination democratica. Era partito in ritardo, sospinto dall' ansia autocostruita di doversi far carico personalmente del compito storico di impedire al palazzinaro di Manhattan con strane amicizie moscovite di confermarsi per un secondo mandato.
Aveva snobbato le tappe iniziali delle primarie Iowa, New Hampshire, Nevada, South Carolina per concentrarsi sui 14 Stati del Super Tuesday, e aveva speso senza risparmio (quei 700 milioni di dollari, appunto) in pubblicità martellanti per aggiudicarsi quel piatto forte che nei suoi disegni avrebbe dovuto essere solo un antipasto prima di nuovi successi ai danni di avversari interni che aveva forse sottostimato: «Sleepy Joe» Biden sarà anche un po' rallentato nei riflessi, ma i nostalgici di Obama e soprattutto i neri d' America lo amano e glielo perdonano volentieri, «Crazy Bernie» Sanders sarà pure un quasi ottantenne malandato e con un programma di estrema sinistra, ma la sua coerenza piace alla generazione dei giovani pecoroni del politically correct e le sue promesse allettano le minoranze ispaniche povere e numerose, e perfino quella vecchia bisbetica di Elizabeth Warren gli ha dato filo da torcere: incapace di vincere per se stessa, ha dato il meglio (o il peggio, secondo i punti di vista) di sé per attaccarlo personalmente, sottolineando un punto che negli ambienti di sinistra ormai fa breccia perfino in America: il denaro non può comprare tutto.
Risultato finale: un disastro. Mike Bloomberg, ridotto da numeri impietosi alle dimensioni di un Mini Mike, ha capito di doversi fare da parte. Ha rinunciato perfino a giocarsi le sue carte (e altri dei suoi quasi infiniti dollari) in Florida e nello Stato di New York, dove i sondaggi sembravano incoraggiarlo. Si è consegnato a Joe Biden, promettendogli sostegno da qui in avanti, e forse i democratici moderati (i renziani d' America) si pentiranno di non aver scelto lui per sfidare Trump in questa gara surreale tra irriducibili vegliardi. RFab.
2 – I MILIARDI NON BASTANO FINISCE SUBITO LA CORSA DI BLOOMBERG Claudio Tito per “la Repubblica”
«Dopo questo risultato, cambia tutto. Domani vedrò e deciderò, ma...». Lasciando martedì notte il Palm Beach County Convention center, Mike Bloomberg aveva già tutto chiaro. E a chi glielo chiedeva faceva ben poco per nascondere la situazione. La sua corsa verso la Casa Bianca è iniziata e finita in un solo giorno, quello del Super Tuesday. Il miliardario aveva puntato tutto su questo appuntamento, ma si è rivelato un sonoro schiaffo in faccia. Non a caso il presidente in carica, Donald Trump, ieri mattina ha imbracciato il suo smartphone per commentare con velenosa ironia: «È semplicemente imbarazzante».
Nel messaggio di addio l' ex sindaco di New York ha cercato di difendere la sua avventura e dato l' appoggio a Joe Biden che fa il pieno di tutti i "ritirati". L' establishment democratico si schiera con l' ex vicepresidente di Obama e le risorse economiche di Bloomberg a questo punto rappresentano una piattaforma senza precedenti per lo sfidante di Bernie Sanders. «Abbiamo preso due milioni di voti in tre mesi - è l' auto-assoluzione del miliardario - e non sono pochi».
Ma il suo vero obiettivo resta la sconfitta di Trump. «Io mi ritiro - spiega - per rendere più facile batterlo. Per questo appoggerò Joe. Conosco il suo decoro e la sua onestà». Del resto, già martedì sera, lo scoramento di tutto il suo staff aveva preso il sopravvento. Anche il battagliero sindaco di West Palm Beach, Keith James, dopo aver provato a caricare i pochi militanti presenti ha dovuto ammettere: «Non possiamo che essere delusi, ora cambia tutto».
Resta il fatto che mai un candidato aveva speso così tanto per le primarie per poi dover uscire al primo tornante. Solo in Virginia si era impegnato per 18 milioni di dollari. Lo stesso in North Carolina: nemmeno il sostegno di due potenti sindache, una bianca e una di colore, di Raleigh e Charlotte è stato d' aiuto. Secondo gli ultimi calcoli, Bloomberg ha speso nella sua effimera campagna oltre 700 milioni. Cifra su cui ancora Trump ieri lo scherniva.
Nei 14 Stati in cui si è votato l' altroieri non ha vinto da nessuna parte, tranne che nelle Samoa americane. Le isole, però, assegnano solo 6 delegati e, ironia della sorte, non partecipano alle presidenziali di novembre. Sempre dietro Biden e Sanders. Anche nelle due cassaforti di delegati, California e Texas. I precedenti dal 1988 in poi dicono che chi vince il Super Tuesday, vince la nomination. E che la California non sempre è determinante: Obama nel 2008 lì perse con Hillary Clinton, ma poi ebbe la meglio.
Il flop di Bloomberg sembra allora un segnale chiaro da parte del mondo democratico americano. Qualcuno la definisce la "vittoria della politica". Tra 7 mesi non si contrapporrà un miliardario a un altro miliardario. È come se gli strappi compiuti da Trump negli ultimi 4 anni abbiano provocato un ritorno o una richiesta di "vecchia politica" (forse anche nell' età?). Nello stesso tempo l' ex sindaco della Grande Mela ha commesso errori fondamentali. Non è riuscito a creare un legame con la comunità nera e nemmeno con quella ispanica.
Non si è ingraziato il gruppo dirigente del Partito Democratico. Non ha offerto una spiegazione credibile del suo vecchio ondeggiare tra Repubblicani e Democratici. Non è stato dirompente o "rivoluzionario" come lo fu Trump nel 2016 rispetto al Partito Repubblicano. Il risultato è questo. Nello stesso modo probabilmente si dissolverà pure la flebile fiducia di Elizabeth Warren. Per l' ultima donna rimasta in corsa la scelta adesso riguarda l' endorsement: Biden o Sanders? Certo la senatrice resta un' esponente di partito, ma si considera e viene considerata una "radicale" come Bernie. Però tutti ricordano lo scontro durissimo nel corso dell' ultimo duello tv proprio con il senatore del Vermont. Per non sbagliarsi, comunque, Sanders l' ha subito cercata. Per poter contare almeno sui suoi delegati. Probabilmente l' ultima speranza della Warren è quella di essere recuperata nel ticket per la Casa Bianca. Ma la scommessa sui due contendenti deve farla adesso.