1 – I “TOP ITALIAN JOURNALISTS” SECONDO IL FINANCIAL TIMES, 7 febbraio 2019
CHI SONO I GIORNALISTI PIÙ IMPORTANTI DELLA STORIA DEL “CORRIERE”? – IL “FINANCIAL TIMES” DEDICA UN ARTICOLO ALLO SCONTRO BLACKSTONE-CAIRO E ALLA PREOCCUPAZIONE DEGLI INVESTITORI INTERNAZIONALI, E PER FAR CAPIRE AL MONDO IL LIVELLO DEL GIORNALE CITA LE SUE FIRME PIÙ PRESTIGIOSE – “ORIANA FALLACI, ITALO CALVINO, ENZO BIAGI E… BEPPE SEVERGNINI” (CIAO CORE) -
DAGONEWS Volete avere un esempio di come è percepita l’Italia nel mondo? Eccolo. Per il “Financial Times” tra le penne più importanti e prestigiose della storia del “Corriere della Sera”, accanto a Oriana Fallaci, Italo Calvino ed Enzo Biagi c’è “Zazzera bianca” Beppe Severgnini. Sì proprio il ciuffatissimo direttore di “Sette”, con le sue articolesse, i suoi libretti sulla lingua inglese e l’allergia per le notizie. Auguri
2. LA DIFESA DI CAIRO Il prof. Carlo Alberto Carnevale Maffè, Università Bocconi di Milano: "E' come comprare il Colosseo. Se sei abbastanza ingenuo da comprarlo, non lamentarti se chi te l'ha venduto poi ti fa ricorso"
3 – LO SCONTRO LEGALE TRA CAIRO E BLACKSTONE SULLA SEDE STORICA DEL CORRIERE PREOCCUPA GLI INVESTITORI INTERNAZIONALI Da www.huffingtonpost.it
La disputa tra Urbano Cairo e il fondo americano Blackstone da Milano è arrivata a New York e preoccupa gli investitori internazionali. Oggetto della contesa, si legge sul Financial Times, la proprietà della sede storica del Corriere della Sera.
Il palazzo milanese di via Solferino, appartenuto al gruppo Rcs, è stato venduto nel 2013 a Blackstone. Per Cairo quell'acquisto è nullo perché è avvenuto in un momento in cui il gruppo italiano aveva grossi problemi finanziari e la cifra pagata da Blackstone - 120 milioni di euro - è inferiore rispetto al valore effettivo dell'edificio. Per dimostrarlo ha intrapreso un arbitrato a Milano.
Il fondo americano si è invece rivolto alla Corte Suprema dello Stato di New York: accusano il vertice di Rcs di voler estorcere denaro a Blackstone reclamando illegittimamente la proprietà dell'edificio. Un'eventuale sconfitta davanti al giudice statunitense costerebbe a Cairo più di 100 milioni di dollari.
La questione ha suscitato dibattito tra i banchieri e gli investitori stranieri: si interrogano sull'opportunità di fare investimenti in Italia e, soprattutto, sui rischi che comporta trovarsi di fronte alla giustizia italiana. Gli uomini d'affari temono che una vittoria di Cairo davanti all'arbitro di Milano possa avere conseguenze anche in altre operazioni finanziarie compiute in Italia.
Uno scenario simile - scrive il Financial Times - potrebbe indurre alcuni investitori ad allontanarsi dall'Italia, nel timore che il sistema dell'arbitrato sia inaffidabile.