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 2019  febbraio 07 Giovedì calendario

Montecarlo, sciopero dei sindacati per il salario minimo a 2.250 euro

Il salario minimo? 2.250 euro al mese. Una rivendicazione che, almeno in Italia, sarebbe accolta con imbarazzo. E invece nel ricco Principato di Monaco, a pochi chilometri dalla frontiera dove la paga minima mensile ammonta già a 1669,72 euro, il sindacato federale Usm (Union des Syndicats Monegasques) non scherza per niente. Oggi nelle vie patinate di Monte Carlo sfileranno tre cortei destinati a riunirsi, verso le 15, sotto la piccola chiesa di Santa Devota, cara ai Grimaldi. Coinvolti (solo sulla carta) oltre 50 mila lavoratori dipendenti, compresi i 4 mila frontalieri italiani che prestano servizio nel micro-Stato, anche se il tasso di adesione è ancora tutto da verificare.
«Condizioni di precarietà dilagante»
I motivi dello sciopero vanno oltre la «pecunia»: nel micro-Stato che offre opportunità d’impiego e ricchezza ai suoi vicini, il principale sindacato denuncia condizioni di precarietà dilagante, ricorso illimitato a contratti a termine e interinali, assenza di tabelle salariali interprofessionali, facoltà di licenziare senza motivo, coperture mutualistiche gestite dalle casse nazionali e non corrispondenti ai contributi versati alle casse monegasche (Ccss), solo per citare alcuni punti della contestazione. «Tutti possono aderire allo sciopero - spiegava ieri la responsabile della comunicazione del sindacato Léna Hanns - anche chi non è iscritto». La mobilitazione, forse sulla scia del clima di proteste che anima il dibattito nazionale in Francia, riguarda gli impiegati pubblici e privati a Monaco, che sono in grande maggioranza pendolari: quelli delle industrie nascoste nei palazzoni del quartiere di Fontvieille, i dipendenti del settore ricettivo, della sanità o assistenziale. Difficile quantificare l’adesione degli italiani. In anni recenti hanno ottenuto il diritto alle cure sanitarie e beneficiano, ma solo da lavoratori attivi, di 7500 euro di franchigia sulla base imponibile.
Le rivendicazioni, in ogni caso, valgono per tutti, a prescindere da nazionalità e domicilio, anche se le prestazioni previdenziali variano secondo gli accordi. Fra le altre richieste c’è quella del rispetto dei riposi domenicali o la presa in carico degli oneri di trasporto e di parcheggio da parte dei datori di lavoro. E il salario minimo? «È uguale a quello francese, maggiorato del 5%, ma è a 39 ore e non 35. Monaco è un Paese dove Pil e potere d’acquisto sono elevati», chiarisce l’Usm. Non mancano però i contratti part-time che negano, perfino nel Principato dei sogni, il diritto a percepire un salario dignitoso.