Il Messaggero, 7 febbraio 2019
Antonio Ricci odia Sanremo. Intervista
«Mi tengo alla larga dal Festival dai tempi dei Jalisse» mette le mani avanti Antonio Ricci, storico corsaro sanremese con la sua Striscia la notizia. «C’era la crisi discografica ricorda – non era più tempo di inciucioni, ma solo di inciucetti. Ma ora vale la pena ritornare alla carica. Sarei anche tornato a Sanremo».
E invece?
«La cosa c’è scoppiata in mano quando non c’erano più camere disponibili. Peccato, mi sarebbe piaciuto rivivere i tempi in cui usavo una troupe civetta per depistare la stampa che ci correva dietro. Momenti mitici, come quando svelammo tre vincitori in anticipo o come quando, per paura delle nostre incursioni, la sicurezza del Festival venne affidata a un’agenzia poi chiusa per traffico di droga».
Sotto al teatro ha fatto parcheggiare un tapiro gigante e minaccioso.
«È un tapirone ornamentale assegnato all’Ariston. Per le consegne usiamo quelli piccoli, più maneggevoli».
Continuate ad andare alla carica di Baglioni sul conflitto di interessi. Ha trovato una nuova vittima alla Baudo dei tempi d’oro?
«Il nostro obiettivo è far vedere che il Festival è lo specchio dell’Italia, anche di quella peggiore».
Non esagera con questa campagna?
«Mi sembra che F&P stia esagerando. Baglioni avrebbe potuto fare un Sanremo professionale senza fare il dirottatore degli interessi degli amici degli amici. Spocchia pura. Quando gli attori vanno in promozione in tv per i loro film, lo fanno gratis. Se invece la Rai mette a disposizione dei cantanti una platea immensa, li deve anche pagare. Poi, se arrivano all’Ariston Pio e Amedeo come ospiti, dopo che ad agosto sono passati a F&P e se Achille Lauro per lo stesso motivo viene a Sanremo, una domanda bisogna farsela».
Sul Claudio ne ha sempre dette di tutti i colori.
«Ho un grande pregiudizio da anni: non mi piacciono le sue canzoni. Lo trovo roboante e retorico. Già negli Anni ’70 quando facevo cabaret era oggetto della mia satira».
Al Festival ha dato un’occhiata?
«Non ricordavo una noia così da anni. Pensa che per ridere un po’ ho dato un’occhiata allo scrittore Corona dalla Berlinguer. Capito come ero ridotto?».
Bocciati Bisio e Virginia Raffaele?
«È stato fatto un errore di costruzione, se cerchi l’armonia devi mettere concavo e convesso, Bisio e Virginia sono convesso e convesso».
Le polemiche sul conflitto di interesse dove porteranno?
«A noi basta porre dubbi, mostrare la realtà dietro ai lustrini. Se poi succede che Vanna Marchi viene ingabbiata mi dispiace: in giro ce ne sono di peggiori».
La Rai getta acqua sul fuoco.
«Il direttore di Rai1, Teresa De Santis, non ha firmato lei il contratto e deve fare il pesce in barile almeno fino a lunedì».
Avete puntato sulla clausola di trasparenza, la Rai dice che nel contratto c’è.
«L’abbiamo detto, ma hanno aggiunto un’altra clausola. Un obbrobrio giuridico. È come dire che io posso entrare fumando in un locale dove c’è scritto vietato fumare perché fumavo già da prima».
Ma con Salzano vi conoscete?
«Non sapevo chi fosse, dieci giorni fa sono andato a vedere uno spettacolo teatrale di Brignano e me l’hanno presentato. Ma lui fa il suo lavoro alla grande. I problemi sono della Rai. Fine».