Libero, 7 febbraio 2019
Arco e frecce per cacciare i cinghiali
Per far fronte all’”emergenza cinghiali” Regione Lombardia valuterà anche “l’utilizzo dell’arco come strumento ecologico per attuare la selezione”, tra i “metodi per il controllo delle popolazioni”. Lo stabilisce un punto della mozione (primo firmatario il consigliere della Lega Paolo Ghiroldi), approvata dal Consiglio lombardo, un mese dopo che l’ingresso di alcuni cinghiali sull’A1 ha causato un incidente con un morto e dieci feriti. Il provvedimento è stato votato per parti separate su richiesta del Partito Democratico, che ha espresso voto contrario proprio sul punto riguardante l’uso dell’arco. Il testo, tra le altre cose, impegna la giunta di Attilio Fontana a predisporre misure perché si possano abbattere cinghiali anche “al fuori degli orari e dei giorni previsti dalla normativa nazionale per la caccia”; ad attivarsi con i parlamentari del territorio per modificare la legge vigente, per far riconoscere la figura dell’ ‘operatore volontario’, cioè di un cacciatore appositamente formato per l’attività di contenimento con la supervisione delle polizie provinciali; a proseguire gli scambi con i ministeri competenti per far sì che “l’emergenza cinghiali abbia la necessaria attenzione e la disponibilità di tutti gli strumenti previsti dalla legge, compreso lo stato di calamità, per fronteggiare l’escalation di danni a uomini e colture”. (Ansa)
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Tra breve in quel manicomio che sempre più sta diventando l’Italia potreste vedere, fermo sul bordo dell’autostrada, un arciere che tende l’arco per scoccare la freccia letale contro un cinghiale. Se lo incontrate, sappiate che non è un pazzo che ha visto troppe volte “Il cacciatore” di Michael Cimino, ma un arciere addestrato e autorizzato, come prevede la mozione approvata pochi giorni fa nel Consiglio regionale della Lombardia, presentata da Barbara Mazzali, consigliere per Fratelli d’Italia. Risulta infatti che i cinghiali, in Lombardia, siano alquanto molesti. L’assessore regionale all’agricoltura, Fabio Rolfi, snocciola cifre da piaga biblica: negli ultimi 5 anni hanno provocato danni all’agricoltura per 1,7 milioni di euro (è l’entità dei rimborsi) e 384 incidenti stradali. Ai primi di gennaio, sulla A1 tra Lodi e Castelpusterlengo, l’attraversamento di un branco di cinghiali ha provocato lo scontro di tre auto, con il decesso di un ragazzo di 28 anni. Non che non si sia fatto nulla, in questo tempo, per contenere l’espansionismo dei cinghiali, anzi: ne sono stati uccisi 25mila. Un massacro. Ma evidentemente non basta, secondo i promotori della mozione che rispolvera una figura che credevamo medioevale, l’arciere.
COME UN CROCIATO
Eppure, viene annunciato, non dovete immaginarvi un tipo strambo vestito come un Crociato che saetta, fulminandolo, tutto quello che grugnisce. In una svolta ancor più surreale, ci viene detto che l’arciere, oggi, è un professionista con anni e anni di addestramento (e lo crediamo bene), e la sua arma, l’arco, è approvata da “importanti autorità” quali l’Istituto per la protezione e la ricerca ambientali, e la Federparchi – ma sempre un tremendo arco rimane, solo che è, diciamo così, diplomato – e che proprio l’arco ha innumerevoli benefici rispetto alla cara vecchia carabina. Primo, non si spara, il che è perfettamente logico e comprensibile a tutti, e quindi rispetta il silenzio della natura. Poi non ha bisogno della muta di cani, e infine non si batte il bosco. L’uso dell’arco, inoltre, è assolutamente letale, come dimostrano “esperienze in Africa”, dice il comunicato dei promotori della mozione, dove si è visto che in effetti un colpo ben piazzato stecchisce l’animale all’istante. Ecco che si intravede una possibilità seria di integrazione e di lavoro per i migranti che provengono dal continente nero (ci sia consentito fare ironia di fronte a certe affermazioni bislacche). Tra l’altro, più che l’Africa, la pratica della caccia di contenimento di determinate specie tramite l’arco, che sta invadendo l’Europa (Francesi in testa) è l’ennesima importazione di una pratica (o una moda?) americana, dove l’arco è usato più del fucile nella caccia al cervo. Ma come si diventa arcieri autorizzati? Si deve passare per una formazione «pesante e rigorosa» ha spiegato Luca Marchi di Urca, Unione regionale cacciatori dell’Appennino. Si fanno esami «teorici e pratici: ottenere l’abilitazione è impegnativo e richiede mesi se non anni».
BREVE DISTANZA
La sicurezza e la mortalità del tiro è, o sarebbe, garantita dalla breve distanza di ingaggio: circa venti metri. In molte zone d’Italia, già da anni, cacciatori-arcieri autorizzati e formati uccidono esemplari di specie ritenute in eccesso e dannose, in accordo con le linee guida delle regioni. Ma allora, se la pratica della caccia di contenimento con l’arco è già imperante in Usa e in Europa, se le regioni approvano, se i cacciatori sono ben contenti, se persino gli ambientalisti applaudono, e se per giunta l’Africa ce lo chiede, perché l’idea degli arcieri contro l’invasione dei cinghiali in Lombardia ci suona un po’ grottesca? Forse per nostri pregiudizi, o forse perché siamo degli antispecisti estremi, e un essere umano morto a fronte di 25mila cinghiali abbattuti negli ultimi 5 anni ci sembra che non giustifichi ulteriori ecatombi animali. Forse perché immaginiamo altri modi di ridurre la nocività dei cinghiali che non una freccia nel cuore da parte di un arciere che porta in giro il suo arco con gli attestati e i bolli di certificazione.
SCHEDA: QUANTI SONO I CINGHIALI
In Italia si stima che siano presenti circa un milione di cinghiali senza alcuna regione esclusa dalla loro presenza. Un numero raddoppiato nel giro di appena dieci anni. La loro presenza risulta molto pericolosa. Gli animali selvatici, infatti, sono noti per distruggere i raccolti agricoli, sterminare gli animali di allevamento, causare incidenti stradali con il loro intrufolarsi in centri abitati o periferici. I danni provocati sono stimati in centinaia di milioni di euro.
GLI INCIDENTI Nella sola Lombardia, regione di cui si hanno dati più o meno certi, sono stati registrati circa 400 incidenti stradali in appena sei anni. Il mese scorso, invece, sulla A1, fra Lodi e Casalpusterlengo, è addirittura morta una persona e dieci sono rimaste ferite per due cinghiali spuntati all’improvviso. Tornando alla Lombardia, dal 2014 ad oggi sono stati abbattuti circa 25mila animali selvatici. Ingenti i danni all’agricoltura, i cui danno ammontano a 1,7 milioni di euro.