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 2019  febbraio 07 Giovedì calendario

L’italiana del Crazy Horse

L’unica italiana al Crazy Horse (è entrata nel cast nel 2012) trent’anni dopo Rosa Fumetto. La sola connazionale a guardare Parigi non più en rose attraverso la lente del cabaret più sensuale e sofisticato al mondo. Deborah Lettieri, 35 anni, sarà la gloria italiana (e Gloria di Parma è il suo nome d’arte, dalle origini) di Forever Crazy, lo spettacolo del cabaret a seno nudo, da mercoledì 13 a domenica 17 al Teatro Nuovo di Milano. La terza volta nel nostro Paese della compagnia. 
Precisa, al telefono da Parigi: «Il clima è di paura qui, abbiamo sostituito numeri che potevano sembrare dark e allusioni militari con coreografie più giocose, ma il Crazy Horse non si tocca. Per i parigini è un’istituzione, come la Tour Eiffel: sono la metà in sala, il resto turisti. La disciplina è militaresca, come nel 1951, quando il fondatore Alain Bernardin era riconoscibile da lontano per il profumo intenso. La prova generale è una a settimana, ma la giornata è scandita da sette ore di esercizi e chinesiterapia, per curare le distorsioni provocate dai tacchi». Prosegue: «Siamo vere atlete. In più c’è il peso psicologico del topless. Ma siamo molto tutelate. Prima e dopo l’esibizione viviamo in isolamento. Solo io e quattro altre, le cosiddette capitane, possiamo comunicare con i tecnici maschi. Come nel calcio. Due per ogni sera. Siamo molto pudiche». L’età conta, ma al rialzo: «A 35 anni mi avvicino al limite, ma al Crazy Horse non sono accettate giovani sotto i 18 anni. La donna che portiamo in scena è una bellezza matura, consapevole del suo potere. Una sedicenne non sarebbe credibile. Il 60 per cento del pubblico è formato da donne. L’empatia è immediata. Siamo l’avanguardia, non il passato: abbiamo anticipato fenomeni, ad esempio ospitando la drag queen Conchita Wurst, circondata da quattro di noi in barba e parrucca. Alcune colleghe erano contrarie. Hanno urlato allo scandalo». Un cervello e un corpo in fuga: «In Italia non sono riuscita ad entrare nel “cerchio magico”. Arrivata a Parigi su spinta della mia prima insegnante di danza Manuela Sinocchi, non mi hanno chiesto curriculum. Avevo “quel certo non so che”, hanno detto. Ingaggiata subito. Scrissi a Rosa Fumetto su Facebook e lei rispose con un semplice “Enjoy! Goditela”».
Imbarazzo? «Nessuno. Noi siamo l’incarnazione di un sogno. Tecnica, luci, colori. E testa. Il contrario della bella e sciocca. I francesi sono più aperti sull’erotismo. Il topless al Sud è normale. In Italia ci chiedono “Cosa fai, tu, di vero lavoro?”. Oltralpe: “Wow!”». 
Gloria di Parma fin da piccola: «Mio padre è rimasto vedovo quando avevo 15 mesi e mia sorella cinque anni. Dopo la scuola preparavo il pranzo. Iscrisse lei a danza e portò pure me. Rimasi folgorata. La prima volta che mi ha visto a Milano era impietrito dalle domande dei giornalisti. A Parigi si è rilassato. Ora ad ogni show in Italia organizza pullman da Parma». 
La tv italiana si è accorta di lei, giudice severa in Dance, dance, dance: «Ho accettato solo per dimostrare quanto danzare sia difficile. Sono ambiziosa, non voglio passare come una meteora. Se sono convinta torno, altrimenti sto bene così. Mi vedo coreografa in tv, o in un conservatorio come esiste in Francia che formi le danzatrici senza costringerle alla scuola dell’obbligo».