Corriere della Sera, 7 febbraio 2019
Pensione anticipata, il 41% delle domande dal Sud
Prosegue a ritmi sostenuti l’aumento delle domande di pensione con «quota 100». Ieri alle 10 erano arrivate 24.207 domande (vedi tabella, aggiornata alle 10), alle 19 già salite a 27.401. I patronati confermano l’alta affluenza agli sportelli. «Sta andando benissimo – dice Gigi Petteni, presidente dell’Inas-Cisl che ha già “lavorato” 5.998 domande – e moltissimi lavoratori stanno accorrendo al grido di “prima che cambino idea o che arrivi un altro governo, presento la domanda”». Inoltre, spiegano gli esperti, la corsa alla pensione si spiega col fatto che alle porte di «quota 100» premevano le coorti di lavoratori bloccati in attesa di raggiungere i 67 anni d’età necessari per la pensione. Ora invece con «quota 100» ne bastano 62, purché si abbiano 38 anni di contributi. Non a caso il presidente dell’Inps, Tito Boeri, ha detto di non essere sorpreso del numero di domande arrivate finora. Ma le elaborazioni sulle 6 mila domande veicolate dal patronato della Cisl mostrano un altro dato molto interessante, cioè che il gruppo più numeroso di richiedenti, ben il 39%, è formato da disoccupati con la Naspi (l’assegno di disoccupazione). Se a questi si aggiunge il 4% formato da lavoratori autonomi «in difficoltà», ecco che il 43% delle domande passate per l’Inas viene da persone che sono senza lavoro o che rischiano di perderlo. In questo senso, quindi, «quota 100» si presenta come una sorta di nuovo ammortizzatore sociale. Un fatto che viene confermato guardando agli altri gruppi di richiedenti classificati dal patronato della Cisl: c’è infatti un 24% di lavoratori che, pur non avendo problemi di stabilità occupazionale, ha un familiare disabile da assistere. Significativo pure il fatto che non risultino richiedenti nella categoria «quadri e dirigenti».
Tornando ai dati complessivi Inps, l’istituto fornisce per ora solo una disaggregazione geografica e per settore di lavoro. Su oltre 27 mila domande il 41% circa viene dal Sud, con la Sicilia in testa. Alle 19 di ieri, erano più di 11 mila le domande da dipendenti privati, circa 8.400 da dipendenti pubblici, circa 2.200 dai commercianti e altrettante dagli artigiani. Le aree metropolitane di Roma, Napoli e Milano guidano la classifica con 2.337, 1.401 e 1.025 domande. Poi ci sono le province di Palermo (862), Bari (752), Catania (746). All’ultimo posto la provincia di Verbano-Cusio-Ossola, con 39 domande. Sono 19.500 le domande di lavoratori over 63 anni e 6.283 quelle di chi ha 62 anni. Fin qui i numeri assoluti. Considerandole invece in rapporto ai residenti fra 62 e 67 anni, secondo una elaborazione del Sole 24 Ore sulla base delle domande al 4 febbraio, ai primi posti ci sono le province dell’Aquila, Enna e Cagliari.
Molti lavoratori, dicono all’Inas ma anche all’Inca, il patronato della Cgil, sono ancora indecisi se presentare domanda perché vogliono capire quanto ci perdono rispetto alla pensione normale per effetto degli anni in meno di versamenti e del coefficiente legato all’età di pensionamento. Critiche a «quota 100» sono arrivate dal Fondo monetario internazionale. La riforma, spiega, rischia di «ridurre la partecipazione al mercato del lavoro» e fa «aumentare i già elevati costi pensionistici». La spesa prevista per «quota 100» è di circa 45 miliardi nel decennio 2019-2028.