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 2019  febbraio 06 Mercoledì calendario

Uccio racconta Valentino Rossi

Alessio Salucci, Uccio per tutti, anche lei fra poco (il 19 aprile) compirà 40 anni come il suo “fratello” Valentino Rossi. Il Dottore ha mai pensato di mollare tutto e ritirarsi su un’isola? «Ma va’, a fare che? La vita inizia ora».
Però qualcuno sostiene che un pensierino a dire basta dovrebbe farlo.
«Prima di lui ce ne sono molti altri che dovrebbero pensare a ritirarsi. Io lo vedo molto in forma, l’anno scorso ha fatto terzo nel Mondiale sopra una Yamaha in enorme difficoltà tecnica. E poteva arrivare secondo, se non si fosse sdraiato in Malesia».
Magari si sposa e mette su famiglia prima di dire stop?
«Lui con figli? Chissà. Quando ho saputo che sarei diventato papà l’ho chiamato subito: “Pamela è incinta”. E lui: “Perché?”. Sto ridendo ancora».
Lei ha fiducia cieca in lui.
«Siamo coetanei e cresciuti insieme, basta uno sguardo per capirci. I nostri genitori si conoscevano prima che nascessimo, a Tavullia abbiamo costruito un gruppetto di cinque o sei amici. È il nostro collante, un punto di forza sia per me sia per lui».
Come si diventa l’“assistente” di Rossi?
«A 17 anni lavoravo con mio padre, che aveva una ditta di generi alimentari, e avevo tempo per seguire Vale alle gare. Però è solo a fine 1996 che mi chiese di seguirlo davvero. Nel ’97, il primo anno con lui, non mi pagava nemmeno, mica poteva permetterselo».
Lei sa di essere uno degli uomini più invidiati al mondo?
«Sì, e me ne vanto, ma non sono stato il primo. Schwantz aveva il suo Uccio, Biaggi pure, tutti prima di noi. Certo, io ho avuto culo».
C’è qualcosa che non sopporta di Valentino?
«È eternamente in ritardo. Una volta di ore, adesso siamo alle mezz’ore. Un paio di domeniche fa dovevamo andare a Milano per lavoro e lui è arrivato puntuale, mentre un altro amico è arrivato dopo: è stata la fine del mondo, ce la sta facendo pesare tutti i giorni».
Quando si è accorto che Rossi era Rossi?
«Nell’Europeo 1995. Un anno importante perché si è confrontato con quelli veri». 
Dicevano che era raccomandato dal babbo...
«È vero che avere Graziano alle spalle è stato un vantaggio, però come fai a dire qualcosa a uno che alla terza gara vince e poi fa suo anche il campionato? All’Europeo ha chiuso terzo dietro solo agli ufficiali con un’Aprilia che non andava. Nel ’96 vinse la prima gara nel Mondiale a Brno con l’Aprilia 125 standard di Sacchi e Pernat capì subito che era un fenomeno. Lui con quella moto faceva il mazzo a Perugini, Martinez, Aoki. L’anno dopo con la moto ufficiale vinse 11 gare e titolo».
Mai fatto pesare di essere “Valentino Rossi”?
«Mai, perché ha sempre voluto che chi lavora con lui sia coinvolto e ci sia fiducia reciproca. Quello che vedete in tv è lui. E proprio in televisione lo vedrei bene».
A condurre un programma?
«No, come concorrente di un quiz di motori. Sa tutto: il podio di quella gara di 30 anni fa, lo sponsor di quel pilota...»
E le sue, di gare?
«Prima di ogni Gp mangia la pasta col pomodoro. La fa fare senza cipolla, con poco sale, ma col Parmigiano e sempre alle 11.50, se corre alle 14».
Problemi ne ha avuti con Marquez...
«Intorno a Marc c’è finzione, un rapporto non paragonabile a quello con Biaggi. Con Max è una rivalità più sana, vera, da pane e mortadella, anche se si mandavano a fanculo».
E con Lorenzo?
«Lui è così e quelle persone mi piacciono, siamo stati tanti anni compagni di squadra. Certo, non sarebbe il primo che chiamerei per una pizza, ma è prendere o lasciare».
Con Simoncelli invece c’era grande feeling. Al Ranch c’è un disegno bellissimo. 
«L’Academy è partita con lui. E stato il primo individuato, Vale ha detto “cazzo, che figo”. Marco era intelligente, imparava alla svelta. Dopo l’incidente, la spinta emotiva per provarci con l’Academy ce l’ha data proprio il Sic da lassù».