il Fatto Quotidiano, 6 febbraio 2019
Il braccino corto del calcio per gli sfollati di Genova
Diciamolo subito: in confronto ai 260 invitati al matrimonio di Leo Messi in Argentina, il 30 giugno 2017, tutti super selezionati, che esortati a non portare regali ma a fare beneficenza alla Ong Techo Argentina misero assieme la rabbrividente somma di 200 mila pesos, al cambio 10 mila euro (38 euro a testa), i 300 partecipanti alla serata benefica “United for Genova” organizzata da Alessandro Moggi, figlio di Luciano, per raccogliere fondi a favore dei 400 sfollati dopo il crollo del Morandi hanno fatto un figurone: dalla vendita degli oggetti messi all’asta (gli scarpini autografati di Totti erano il pezzo forte) sono stati raccolti 115 mila euro, 383 euro a testa, roba che Shakira & Piquè al confronto di Martina Colombari & Costacurta ci fanno la figura degli accattoni. Ma siccome i conti sono quelli che sono, e 115 mila euro diviso 400 sfollati fa 287 euro a sfollato, la domanda che sorge spontanea è: ma i mammasantissima dello sport italiano attovagliatisi al ristorante del Principe di Savoia di Genova, da Malagò a Miccichè, da Scaroni a Marotta, da Gattuso a Spalletti, da Ferrero a Preziosi, sono sicuri di avere fatto bella figura? Preziosi, per esempio, che ha appena incassato 35 milioni dalla cessione di Piatek al Milan, sarà stato felice di aver elargito la sua briciolina?
E soprattutto: perchè il mondo del calcio che muove montagne di milioni non è in grado, autonomamente, di varare iniziative benefiche un po’ più ardite delle 9 borse di studio offerte dalla Figc ai 9 ragazzi rimasti orfani dopo la tragedia? A organizzare il tutto è stato, come detto, Moggi jr, che nel 2013 rifondò la Gea World, la società di procuratori spazzata via nel 2006 da Calciopoli. In mano a una serie di rampanti “figli di” (Alessandro Moggi, Davide Lippi, Chiara Geronzi, Francesca Tanzi, Riccardo Calleri, Andrea Cragnotti, Giuseppe De Mita e forse ne dimentichiamo qualcuno), la Gea, con la supervisione occulta di Big Luciano, controllava più di 200 giocatori e svariati allenatori: uno squadrone trasversale, un inaudito corpo estraneo (si fa per dire) all’interno del corpo malato del calcio italiano. Squalificato per 2 anni, Alessandro Moggi passata la bufera è ripartito dicendo che la nuova Gea avrebbe fatto, anche, business etico. Ieri lo abbiamo cercato: avevamo qualche curiosità da soddisfare a proposito di “United for Genova” ma Moggi jr, dettosi inizialmente disponibile a parlare dell’evento (organizzato non dalla nuova Gea, ma per sua iniziativa personale) ha preferito non rilasciare dichiarazioni. Ha lasciato i 115 mila euro della raccolta fondi al Comune di Genova (sarà il sindaco Bucci a distribuirli) e la morale della favola, almeno così ci pare, è che i 300 vip del pallone italico hanno cenato bene, gli sfollati di Genova riceveranno una paghetta e Alessandro Moggi, dopo tanto penare, sarà stato sdoganato. Dunque, beneficenza doveva essere e beneficenza è stata. Per tutti.