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 2019  febbraio 06 Mercoledì calendario

Ezra, Ernest e il segreto dei Malatesta

«Caro Ez, ultima notte in Italia, oggi sono stato a San Marino». La cartolina del Tempio Malatestiano è firmata Hem, cioè Ernest Hemingway, e fu spedita da Rimini al suo vecchio amico Ezra Pound. Datata 20 marzo 1927, era nascosta nella più bella e immensa biblioteca dell’Università di Yale, la Beinecke Rare Book & Manuscript Library, tra gli "Ezra Pound Papers", lettere foto e documenti donati nel 1973 dalla figlia del poeta Mary De Rachewiltz. La cartolina contiene anche la frase Gave your card to Sigismundo and the Elephant. Un criptico riferimento umoristico a una lunga passeggiata fatta quando Ernest Hemingway e la sua prima moglie, la pianista Hadley Richardson, visitarono Pound a febbraio-aprile del 1923 a Rapallo, e il loro ospite li obbligò a visitare a piedi nella stessa giornata Siena e Pisa. Era un giro podistico sulle orme dei siti storici delle battaglie del Signore di Rimini e avventuroso condottiero Sigismondo Pandolfo Malatesta. L’elefante – uno dei simboli presenti nel Tempio di Rimini assieme all’onnipresente rosa malatestiana – rinvia emblematicamente alla forza e alla resistenza.
L’immagine dei fascisti un po’ bulli e gradassi e un po’ taglieggiatori, che vivono di disoneste multe somministrate ai turisti, o quella dei casini trasformati in trattorie grazie al Duce, emerge nel racconto del viaggio nel marzo 1927 di Ernest Hemingway. Viaggio compiuto sull’auto dell’amico Guy Hickok, il corrispondente da Parigi del Brooklyn Daily Eagle, un po’ prima del suo secondo matrimonio con Pauline Pfeiffer, ricca ereditiera e redattrice di Vogue. Il principale scopo del viaggio era recuperare il certificato di battesimo di Hemingway, ottenuto, senza volerlo, quando fu ferito a Fossalta di Piave, e necessario alle sue seconde nozze, un matrimonio cattolico come reclamava Pauline. A battezzarlo fu don Giuseppe Bianchi, ai tempi del fronte sul Piave cappellano militare del 69° e 70° reggimento della Brigata Ancona. Nel 1927 era in un monastero di benedettini olivetani a Rapallo: doveva fornire alla coppia le credenziali per ritirare il certificato di battesimo conservato nella piccola Repubblica di San Marino.
Quando Hemingway fu ritrovato, dopo la mezzanotte dell’8 luglio 1918, gravemente ferito e dato per spacciato, il religioso gli aveva impartito l’estrema unzione, preceduta nel suo caso dal propedeuticamente canonico battesimo, mentre il medico gli somministrava la morfina.
Da una lettera del 2 febbraio 1927 di Hickok a Hemingway, l’"ideona" ( swell idea) era di approfittare del viaggio con la sua vecchia Ford T Coupé a due posti per andare fino a San Marino. La gita, che durò sei giorni – entrarono in Italia da Ventimiglia il 18 marzo e riattraversarono il confine il 24 – sarebbe servita a entrambi, al giornalista e allo scrittore, per scrivere anche qualche pezzo dal tono arguto e leggero ma che mostrasse l’oppressiva presenza fascista in Italia. Sempre da una lettera, questa volta di Hemingway al poeta e scrittore Isidore Schneider, conosciamo la data precisa del suo soggiorno a Rimini, il 22 marzo, che combacia con il «martedì notte» dell’epigrafe della cartolina.
Considerata la sua amicizia con Pound, è verosimilissima una sua visita al Tempio, poiché nella sua breve lettera descrive Rimini come a fine town dominated by a great dead man named Sigismundo Malatesta.
Ezra Pound aveva veduto per la prima volta il Tempio Malatestiano intorno al 15 maggio del 1922, forse il 13. Subito decise di dedicare un canto a questo edificio. Il desiderio di Sigismondo di creare un monumento per la dinastia dei Malatesta, per la deificazione di lui stesso e di Isotta e per tutti gli umanisti e artisti che lo avevano circondato e ispirato (Leon Battista Alberti, Matteo de’ Pasti, Agostino di Duccio, Piero della Francesca, Pisanello, Gemisto Pletone, Roberto Valturio, Basinio da Parma, Giusto de’ Conti) divenne per Pound un caposaldo. Un punto di riferimento per tutto il suo successivo pensiero intorno alla "civiltà" e alle politiche culturali.
La passione per Sigismondo e per il suo Tempio non durò solo lungo l’anno di stesura dei Malatesta Cantos per i quali raccolse e studiò una quantità immensa di libri, materiale e documentazione storica, ma si riverberò nei successivi anni e per tutta la sua vita. L’argomento malatestiano non torna solo in Guide to Kulchur, ma anche in almeno un centinaio di altri articoli e saggi. Del secondo romanzo postumo di Hemingway,Il giardino dell’Eden, iniziato nel 1946 e al quale lavorò per quindici anni fino alla sua morte, lasciandolo incompiuto, esistono ben tre manoscritti. Pubblicato nel 1986 dall’editore Scribner in forma abbreviata, il romanzo narra di una relazione extraconiugale dello scrittore David Bourne che tradisce subito la moglie Catherine (una assai riconoscibile Pauline Pfeiffer) con una giovane donna di nome Marita. Chi ha letto il romanzo ricorderà, forse, che Marita possiede una vecchia Isotta Fraschini convertibile dai freni malfunzionanti. Dopo che David suggerisce che bisognerebbe aggiustare i freni, nel manoscritto originale Marita replica: «È un bel nome per una ragazza. Avrei voluto che fosse il mio nome».
«Cambiamo quella macchina», dice David, «e ti chiamerò Isotta», aggiungendo: «Isotta da Rimini».
Se Hemingway fosse vissuto, chissà se avrebbe scelto di mantenere il dialogo tagliato dall’editore e contenuto nel terzo manoscritto con il richiamo implicito a Sig, come affettuosamente Ezra chiamava Sigismondo Malatesta, spregiudicato condottiero ben noto a Hemingway come qui si è scoperto, e accusato, come si sa e come dimostra di sapere David/Ernest, di aver ucciso non solo la prima moglie, ma anche la seconda per sposare la bella amante Isotta, uno scenario che si adattava precisamente al modello funzionale del Barbablù ne Il giardino dell’Eden e alla biografia del macho Hemingway. Sospetto fortemente che esista anche una foto di Hemingway a Rimini conservata nella sua casa di Key West, ora museo, dove visse dal 1928 al 1940 con Pauline.
Con Pound e Hemingway troveremo nel Tempio di Rimini illustrata molta mitologia, tanta musica, numerosi simboli, tombe e sepolcri. Il Tempio è una grande macchina per l’immaginazione, una continua fonte di scoperte, che sono in effetti ri-scoperte, come si confà al monumento simbolo del Rinascimento. Se Sigismondo e Isotta ebbero un sogno di eternità, quello di raggiungere la vita eterna continuando a vivere attraverso il loro Tempio, il loro sogno sembra esaudito. Ernest, che si vantava di tirare di boxe meglio di come scriveva, aveva cercato di dare delle lezioni di pugilato a Ezra, dopo il suo arrivo a Parigi nell’aprile 1921, ma «con poco successo» come diceva in una lettera del 9 marzo 1922 al collega Sherwood Anderson: «Di solito viene avanti col mento e nell’insieme Pound ha la grazia di un granchio o di un gambero e ha poco fiato». A Pound (che da esteta eccelleva maggiormente nel tennis e nella scherma) Ernest riconobbe tuttavia: «Io gl’insegnai a tirare di boxe e Pound a me ciò che si doveva e non si doveva scrivere».