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 2019  febbraio 05 Martedì calendario

IL VIRUS FA ANCHE QUALCOSA DI BUONO: A MILANO SI RESPIRA ARIA PULITA – LA RIDUZIONE DEL TRAFFICO E DELLE ATTIVITÀ PRODUTTIVE E COMMERCIALI DOVUTE ALL’ISOLAMENTO HA FATTO CALARE E MOLTO LE CONCENTRAZIONI DI PARTICOLATO NELL’ATMOSFERA: BASTA GUARDARE LE MAPPE PER ACCORGERSENE - MERITO ANCHE DEL VENTO E DELLE PERTURBAZIONI DEGLI ULTIMI GIORNI CHE HANNO COMPORTATO UN RICAMBIO DELLA MASSA D’ARIA.. -

È l’altro effetto, indiretto, dell’epidemia di coronavirus. La qualità dell’aria sulla Lombardia è cambiata negli ultimi giorni: la riduzione del traffico e delle attività produttive e commerciali, conseguenti all’adozione delle misure regionali e alle indicazioni sanitarie per contenere il contagio, ha contribuito a determinare un taglio delle emissioni.

“Il cambiamento del livello di Pm10 è in parte dovuto a condizioni meteorologiche, ma è anche stato causato da una minor inquinamento prodotto dall’uomo”, spiega a Business Insider Italia Guido Lanzani, responsabile Arpa Lombardia per la qualità dell’aria.

La minore circolazione delle auto e il rallentamento dei ritmi di lavoro nelle aziende hanno contribuito a una diminuzione delle concentrazioni di particolato nell’atmosfera. Basta dare un’occhiata alle mappe dell’Arpa Lombardia per rendersene conto: dal 25 febbraio 2020 al 2 marzo i colori degli indicatori (che segnalano le stazioni fisse presenti sul territorio) mutano, passando dal rosso (dai 50 ai 100 µg/m³) al celeste (da 0 a 20 µg/m³).

“Non è semplice spiegare nel dettaglio questo fenomeno. Innanzitutto perché l’intervallo di tempo considerato, di circa 7 giorni, è troppo breve e non abbiamo tutti i dati necessari per valutare in quali quantità i diversi fattori hanno contribuito a questo miglioramento della qualità dell’aria”, precisa Guido Lanzani. Che aggiunge: “Possiamo però dire che non dipende solo da condizioni atmosferiche favorevoli alla dispersione degli inquinanti”.

In effetti, i primi giorni dopo l’adozione dei provvedimenti del governo locale, i livelli di Pm10 registrati dalle stazioni dell’Arpa non avevano subito grosse modifiche. “Se guardiamo i dati di Codogno relativi al 25 febbraio, la media giornaliera di Pm10 era ancora piuttosto alta. La stazione rilevava 82 µg/m³. Solo nei giorni successivi, la quantità di particolato si è ridotta gradualmente, in provincia di Lodi e nel resto della regione”.

Secondo l’esperto, le ragioni di questo cambiamento sono diverse. In primo luogo, sono mutate le condizioni meteorologiche: “Il vento e poi ancora le perturbazioni degli ultimi giorni hanno comportato un ricambio della massa d’aria; condizioni diverse rispetto a quelle di gennaio, che hanno invece favorito il ristagno degli inquinanti”. E le disposizioni per affrontare l’emergenza del coronavirus hanno fatto il resto: “Il calo del traffico e la minore attività produttiva hanno sicuramente avuto un impatto sulla qualità dell’aria”. È così che le varie stazioni di Milano riportano dal 27 febbraio al 2 marzo livelli di Pm10 che oscillano tra i 12 e i 35 µg/m³ .

Misurare l’impatto preciso dei vari fattori è impossibile per il momento, visto che i dati raccolti finora non sono sufficienti. Le informazioni disponibili forniscono un’indicazione del loro impatto sull’inquinamento atmosferico in questi giorni in Lombardia. Ma probabilmente non si spiega tutto con la riduzione del traffico e delle attività produttive e commerciali o con le mutate condizioni atmosferiche: ad esempio, restano da chiarire gli effetti che hanno avuto l’allevamento intensivo e l’agricoltura. Inoltre questi dati offrono qualche spunto di riflessione, visto che la circolazione delle auto è calata, tra smartworking e isolamento autoinflitto, ma presumibilmente è aumentato l’utilizzo del riscaldamento domestico.