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 2019  febbraio 05 Martedì calendario

Si indaga sulla vera tomba di Romolo

«A tre metri e sessanta centimetri dal nucleo della gradinata, si trova una cassa o vasca rettangolare in tufo». Un passaggio chiave nelle pagine del diario di scavo di Giacomo Boni che potrebbe ora fare luce sull’esatta posizione della tomba di Romolo, il primo re di Roma. A quasi quattro metri di profondità, nelle fondazioni della scalinata d’ingresso dell’attuale Curia Iulia, la casa dell’antico Senato romano, potrebbe conservarsi il sarcofago di Romolo. Era la fine dell’Ottocento, quando Boni, l’architetto veneto appassionato archeologo, assunse la direzione del Foro Romano e Palatino per guidare fino al 1925 la grande impresa degli scavi archeologici di tutta l’area. E quel dettaglio, un appunto vergato a mano e poi trascritto, lasciato per un secolo nelle pieghe delle carte d’epoca, sembra diventato l’indizio principale nel puzzle gigantesco di tracce storiche. Un’indagine febbricitante sulle tracce del primo Re su cui il parco archeologico del Colosseo, sotto la guida di Alfonsina Russo, è pronto a fare chiarezza, con l’obiettivo di avviare un intervento di scavo nei prossimi mesi («tra l’estate e la fine dell’anno», precisano). Il progetto di studio viene da lontano, anche perché «in archeologia nulla si improvvisa», come spiegano dagli uffici del Foro Romano. Ma, certo, negli ultimi tempi l’interesse per le figure di Romolo e Remo, e la storia della fondazione di Roma, al di là della tradizione leggendaria, ha subito un’accelerata. Galeotto anche il progetto del film di Matteo Rovere, Il primo Re, che restituisce l’epopea delle origini con l’ambiziosa attitudine dell’attendibilità storica. 
IL FILM DI ROVERE
Dalla lingua del latino arcaico parlata dagli interpreti, alle vicende, all’ambientazione. Romolo, allora, supera il mito. Dal cinema all’archeologia. Ne sa qualcosa la studiosa Patrizia Fortini che negli ultimi quattro anni ha indagato nel Foro Romano tutta la zona del Comizio del Re, il monumento all’ombra della Curia, utilizzato per le assemblee cittadine. Un’area fortemente legata alla figura di Romolo, perché situata al cospetto del santuario che giace al di sotto delle famose pietre nere (il Lapis Niger). Un complesso sacro che secondo la tradizione sorge sul luogo della morte di Romolo: è qui che, come insegna la tradizione, Romolo fu ucciso dai senatori e smembrato come Dioniso, e poi – il mito incalza – assunto in cielo diventando il dio Quirino. E sempre qui si conserva l’iscrizione in latino arcaico più antica di Roma. Ebbene, la storia potrebbe essere riscritta spostando le coordinate di pochi metri, dal Lapis Niger verso la Curia. «È suggestivo – commenta Patrizia Fortini – pensare all’ambiente che Boni ritrova scavando dentro il nucleo cementizio della scalinata d’accesso alla Curia, che contiene una cassa, con all’interno materiali dal carattere votivo databili al IV a.C.». Tutto è documentato nel rilievo archeologico redatto da Boni al momento dello scavo. Con tanto di misure della cassa (lunga 1,40 metri). «Solo riaprendo lo scavo del Boni si potrebbe o meno confermare l’ipotetica presenza della tomba di Romolo, eroe fondatore di Roma», avverte la studiosa. Per ora, è solo un’ipotesi di lavoro. La cautela è alta nello staff di Alfonsina Russo. «Si dovrebbe trattare probabilmente del cenotafio, del monumento funerario eretto in sua memoria, perché il corpo di Romolo fu smembrato come raccontano le fonti storiche», commenta la Fortini. La suggestione è forte. Le fonti storiche sono state studiate nel dettaglio. Le elenca come un mantra, l’archeologa. 

LE FONTI STORICHE
Gli scoliati di Orazio parlano di una Tomba di Romolo nel Comizio, lo scrittore latino Varrone ricorda che la Tomba di Romolo era davanti ai Rostra, cioè le tribune del Comizio dove le autorità arringavano il popolo. Secondo Verrio Flacco la tomba del primo re e il Lapis Niger sarebbero lo stesso monumento. E quella Tomba di Romolo echeggia l’aura della Tomba di Enea e la fondazione di Lavinium, secondo il racconto di Virgilio. Tutto porta lì, all’ombra della Curia. Ma a fare luce sul possibile punto esatto dove scavare, sono i diari di Boni, incrociati ora con i dati archeologici delle ultime indagini sul vicino Comizio. Sarà una fase importante per il Foro Romano: gli imminenti scavi rientrano nel piano di risistemazione dell’area davanti alla Curia con l’obiettivo di restituirla al pubblico. Sulle tracce di Romolo.