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 2019  febbraio 05 Martedì calendario

Mary Poppins razzista?

Arrendetevi. Siete tutti razzisti, o almeno tutti quelli che hanno amato quel capolavoro della Disney che è Mary Poppins, non lo scialbo remake uscito nel 2018, ma l’originale del 1964 con Julie Andrews (83 anni) nei panni della famosa tata e lo “spazzacamino” Dick Van Dyke (oggi arzillo 93enne ancora in attività, con un ruolo anche nell’ultima versione della mitica pellicola. Sotto accusa è la scena con Mary Poppins e Bert (Dick Van Dyke) più i due bambini, protagonisti del film mentre cantano Cam caminì spazzacamin che si conclude poi con la danza collettiva degli spazzacamini che gorgheggiano Tutti insieme (Step in time). È quello che sostiene un professore universitario Usa di letterature inglese sul New York Times. volti anneriti Si tratta di Daniel Pollack-Pelzner, che critica apertamente la scena: «Potrebbe sembrare un passaggio comico innocuo se i romanzi di Pamela Lyndon Travers (la scrittrice autrice dei romanzi su Mary Poppins, da cui è stato poi tratto il film Disney, ndr) non associassero i volti anneriti di spazzacamini a caricature razziste. “Non toccarmi, nero pagano”, urla una cameriera in Mary Poppins apre la porta (romanzo del 1943, scena però non presente nel film del 1964, ndr), mentre gli colpisce con la scopa la mano scura (quella sporca dello spazzacamino). Quando tenta di avvicinarsi alla cuoca, lei minaccia: “Se quell’ottentotto (nativo sudafricano chiamato così dai primi coloni olandesi, ndr) entra nel camino, io vado fuori dalla porta”, dice, usando un insulto arcaico per i neri sudafricani, frase che ricorre sia su libro e sullo schermo», scrive Pollack-Pelzner. L’emerito professore però dimentica che nel film non c’è assolutamente quella battuta della cuoca. Ignora poi anche il contesto in cui è ambientato la storia: una famiglia ricca nella Londra dei primi del Novecento. Inoltre scorda che nella scena “incriminata” con la canzone Tutti insieme, nel testo si invoca il voto alle donne, cosa avvenuta nel Regno Unito soltanto nel 1918 per le mogli dei capifamiglia, sopra i 30 anni e poi esteso a tutte soltanto nel 1928. Pollack-Pelzner spiega poi le ragioni che lo hanno spinto a scrivere e fa sapere anche un suo auspicio: «La ragione principale era la speranza che un dirigente Disney lo leggesse e che desse un’altra occhiata al prossimo remake di Dumbo e chiedersi se ci fosse qualcosa di un po’ razzista e che possa ripensarci prima che vada sul grande schermo». Non contento il letterato getta anche un’ombra su un altro capolavoro Disney e mette le mani avanti in vista della nuova versione con attori reali e non più come cartone animato, che arriverà sul grande schermo il 28 marzo. Questa fantasiosa tesi ha fatto nascere una polemica sterile. Andare a toccare queste fiabe probabilmente è soltanto un pretesto per fare un gran baccano o forse un modo per farsi pubblicità. Cosa che è realmente avvenuta. dibattito in rete Dopo la pubblicazione dell’articolo si è scatenato un dibattito che, nel più dei casi, ha visto finire sotto accusa la tesi del professore. «Potresti non vedere mai più il film del 1964 Mary Poppins in televisione, ora che il New York Times l’ha etichettato come razzista», ha scritto un sito Usa. Che ha poi fatto sapere che, «persino i lettori del Times erano scettici riguardo alla notizia. Uno ha sostenuto online: “Penso che sia solo una conseguenza la faccia nera. Lei (Mary Poppins, ndr) era amica di uno spazzacamino. Quando è uscita e ha ballato con lui gli ha messo solo la fuliggine sul viso...”. Mentre un altro ha detto: “Mary Poppins non stava flirtando con la faccia nera... Era solo fuliggine sui loro volti causata dal camino...”». L’unica consolazione è quella che dopo questo caos mediatico, tutti avranno voglia di rivedersi il film e di cantare a squarciagola: Supercalifragilistichespiralidoso, senza il timore di essere etichettati come razzisti.