Libero, 5 febbraio 2019
Due italiani su tre mentono al medico
I più bugiardi sono i diabetici, che mentono regolarmente ai medici sulla dieta ipoglicidica che sono costretti a seguire tutta la vita, e che giurano di rispettare ogni giorno, senza mai e poi mai toccare un dolce, e senza sapere che c’è una analisi del sangue che li smentisce inequivocabilmente. Oltre ai diabetologi, tra i camici bianchi più soggetti alle menzogne troviamo i dietologi, che molto pazientemente osservano l’ago della bilancia dei loro assistiti obesi o in sovrappeso fermo sull’ultima misurazione del mese prima, ed ascoltano le loro lamentele sulla falsa efficienza del regime alimentare assegnato, che fa soffrire la fame inutilmente e che quindi va modificato perché non fa dimagrire nemmeno di un chilo. Ma se mentire ad un nutrizionista può persino suscitare un sorriso, molto seria e diversa è la situazione di chi, soggetto a terapia magari con farmaci salvavita cardiaci o ipotensivi, decide di non essere sincero sulla assiduità nell’assumere regolarmente le medicine, rispettandone le dosi e gli orari, ma giurando di prendere le compresse regolarmente, mentre gli esami del sangue, l’elettrocardiogramma o l’holter della pressione arteriosa rivelano che quanto detto non corrisponde alla verità. Da un sondaggio della piattaforma Mio-Dottore, specializzata in prenotazioni specialistiche online, risulta addirittura che due italiani su tre quando si trovano davanti al medico diventano bugiardi come Pinocchio. Una volta ci veniva insegnato che mentire al prete nella segretezza del confessionale era peccato, ma perché farlo con lo specialista della salute, quello che dovrebbe tirarci fuori e guarirci da malanni di ogni genere? Secondo l’indagine le motivazioni sono da imputare prima di tutto alla riservatezza, ed al fatto che esistono aspetti della sfera privata su cui si preferisce non soffermarsi (42%), seguiti da un generico imbarazzo (20%) nel rivelare di non aver seguito alla lettera le indicazioni terapeutiche, mentre circa il 16% dei pazienti eluderebbe spiegazioni per senso di colpa, per non essersi preoccupato in maniera attenta della propria salute, o per il terrore di vedersi diagnosticare qualcosa di grave (10%).
PAURE DEI PAZIENTI
Riporto questi dati non solo come curiosità scientifica, ma per sottolineare come il rapporto medico-paziente si basa sulla franca comunicazione dei propri disturbi e delle proprie inadempienze, senza diminuire od ingigantire i sintomi, ma se tale comunicazione è mendace, tutto si complica da entrambi le parti. Fortunatamente i sanitari sanno benissimo che i pazienti non sempre la raccontano giusta, soprattutto se hanno paura della malattia o timore dei risultati delle analisi, che appaiono chiare ed esplicative contro quella verità che da loro viene custodita puerilmente e non rivelata. Molti malati infatti hanno comportamenti irrazionali, spesso guidati da sentimenti di vergogna o di disagio, oppure le menzogne possono nascere da un atteggiamento di sfiducia nei confronti del dottore, spesso alimentato da informazioni discordanti del proprio stato di salute, o della malattia e della sua terapia trovate su internet, e confrontate con quelle dell’ormai famoso “dottor Google”. Oltre alle varie sull’alimentazione, le bugie più frequenti riguardano le terapie croniche, cioè i farmaci che vanno assunti per tutta la vita, ma basta dare un’occhiata al computer per capire se un mese prima era stata prescritta una confezione da 30 compresse, e il paziente si presenta con la scatola del farmaco ancora mezza piena, i conti non tornano. Le bugie raccontate però a volte sono anche divertenti, ed è incredibile cosa riescono ad inventare certi malati pur di non ammettere i loro errori, comportandosi, anche in età avanzata, un po’ come i bambini presi con le mani nella marmellata, e come loro restando mortificati quando vengono messi di fronte alle evidenze scientifiche.
COMPLICANZE
Altra cosa sono le omissioni che possono rivelarsi rischiose per la cura, soprattutto se si tratta di farmaci delicati, con effetti potenti per esempio sulla coagulazione del sangue, o con le terapie ormonali di ogni tipo e funzione, incluse quelle cortisoniche o tiroidee, che vanno assolutamente prese in orari precisi e regolari per non provocare il famoso effetto avverso, con innesto di vari sintomi che inficiano una corretta diagnosi di complicanze iatrogene. Molti pazienti tentano di accorciare il protocollo terapeutico assegnato, che evidentemente funziona in poco tempo e li fa sentire bene presto, senza considerare che interrompere un dosaggio prestabilito a sconfiggere ed eliminare definitivamente l’infiammazione o l’infezione, può avere l’effetto contrario di riattivarla dopo pochi giorni, dando l’impressione che la medicina assunta non abbia affatto funzionato. I bambini invece non mentono mai al medico, perché ci pensano i loro genitori, per cui è opportuno dare sempre spazio al piccolo paziente e rivolgere a lui, quando possibile, alcune domande chiave per comprendere lo stato clinico attuale e pregresso, ed ignorare quindi l’ansia e la paura del padre o della madre, sempre finalizzata a sdrammatizzare od aggravare la situazione clinica, con la speranza nascosta di ricevere solo buone notizie e prognosi rassicuranti. Tra le donne ci sono le pazienti che detestano i prodotti chimici, che considerano i medicinali come veleni, e che assumono di nascosto prodotti omeopatici che ritengono ignorantemente curativi, mischiati a vari componenti naturali, inclusa la nota soluzione alcolica di aloe, la quale per esempio, se unita alla chemioterapia conduce il fegato sull’orlo della cirrosi epatica.
RICERCA AMERICANA
A discolpa dei pazienti col naso lungo però, arriva una ricerca americana condotta su oltre 1.800 specialisti, secondo cui anche chi cura non è sempre sincero, rivelando che più della metà dei medici aveva dato al propio assistito una prognosi più ottimista di quanto non fosse in realtà, per renderla più accettabile e per non togliere la speranza di vita e di cura. Inoltre, circa il 20% dei sanitari ha ammesso di aver taciuto al paziente di aver sbagliato diagnosi, per timore di incorrere in azioni legali, ed uno su dieci ha detto di aver raccontato, nel corso di un anno, almeno una bugia a chi stava curando. Comunque, tra reticenze e pudori, mentire al proprio medico è sciocco, se non addirittura pericoloso, soprattutto se questo comportamento rischia di provocare seri rischi o complicanze, e, di conseguenza, un atteggiamento più empatico ed una comunicazione non ansiogena da parte dei sanitari metterebbe sicuramente i pazienti più a loro agio, ricucendo il rapporto di fiducia a vantaggio in primis della loro salute. Perché ogni persona in stato di malattia è fragile fisicamente ed emotivamente, ed anche se non lo manifesta ha paura e chiede aiuto, tenendo sempre presente però che la verità in ambito clinico può essere difficile e dolorosa anche per chi quella verità deve comunicarla agli altri, specialmente se amara e senza speranza, e con la quale bisogna farci i conti da entrambi le parti.