il Fatto Quotidiano, 5 febbraio 2019
Benigni chiede 200 mila euro alla Rai
Roberto Benigni batte Adriano Celentano e Beppe Grillo. La puntata andata in onda ieri, C’è Benigni, in prima serata su Rai2, è la più costosa di quelle programmate in queste settimane sugli altri grandi personaggi. Duecentomila euro è stata la richiesta dell’artista, tramite il suo manager Lucio Presta. Poi con la Rai si è aperta una trattativa che si sarebbe chiusa tra i 100 e i 150 mila euro. Una cifra notevole per un programma in cui sono andate in onda solo immagini di repertorio. Ma perché Benigni costa così caro?
Il motivo è che il comico toscano qualche anno fa, tramite la Melampo cinematografica (società di cui sono proprietari Benigni e sua moglie, Nicoletta Braschi), ha acquistato i diritti d’immagine di tutte le sue perfomance televisive, anche quelle realizzate per la Rai. Così, mentre viale Mazzini non ha sborsato un euro per le immagini di spettacoli di Beppe Grillo targati Rai – fanno parte del patrimonio aziendale ed è la tv di Stato a detenerne i diritti – per Benigni, invece, la tv pubblica ha dovuto pagare i diritti per tutto, anche per le ospitate a Sanremo o all’Altra domenica di Arbore.
Più in dettaglio, su 110 minuti di trasmissione andati in onda ieri sera, la tv di Stato ha pagato diritti per 70 minuti. Il programma ha ripercorso tutta la carriera dall’attore, compresi alcuni classici come I dieci comandamenti, la Divina commedia o la Lettura della Costituzione. Ma sono state trasmesse anche immagini totalmente inedite dei suoi spettacoli. Così funziona per qualsiasi canale, sia essa Rai, Mediaset, La7 e Sky. Per un programma realizzato solo con immagini di repertorio, però, la cifra è comunque alta: il costo medio per un prodotto simile, infatti, è di 50 mila euro. Non di più. Per la puntata su Grillo, per esempio, la Rai ha speso 40 mila euro. “Se pensiamo che Fabio Fazio costa 450 mila euro a puntata, con 150 mila euro si può realizzare un programma di buon livello. Per una serata di repertorio è una cifra oltre la media”, spiega un addetto ai lavori Rai.
“Io non parlo di cifre, ma quello che viale Mazzini ha speso per realizzare il programma è assolutamente sotto il suo reale valore”, afferma Lucio Presta, manager dell’artista con la sua Arcobaleno Tre, che ha partecipato alla realizzazione dello speciale come autore, insieme a Marco Giusti, “senza percepire un euro”.
Forse una sorta di riconciliazione con Rai2 dopo le polemiche di qualche settimana fa. Presta, infatti, non ha gradito la controprogrammazione che Carlo Freccero ha messo in campo il venerdì in prima serata, con la serie tv The good doctor, quando su Raiuno va in onda lo show Superbrain, condotto da Paola Perego, moglie del manager. Lo show è in continuo calo, anche a causa dei buoni numeri della serie tv: venerdì scorso Superbrain ha fatto l’11,6% di share, The good doctor il 7,3%.Nel frattempo, in attesa dei dati di ascolto della serata su Benigni che, visti i soldi spesi, si spera siano superiori a quelli di Beppe Grillo (4,3%), in Rai il denaro continua a tenere banco. I 5 Stelle sono partiti all’arrembaggio nel chiedere la riduzione dei mega stipendi di Fabio Fazio (2 milioni e 240 mila) e di Bruno Vespa (1 milione e 200 mila). E ieri sono andati in scena scambi tra esponenti di Pd e 5 Stelle. E questi ultimi puntano addirittura a un flash mob di protesta davanti alla sede tv. “Stiamo pensando a un gesto eclatante”, fanno sapere dal Movimento, dopo che Alessandro Di Battista aveva ufficialmente chiesto un adeguamento dei contratti, con l’auspicio di riportarli sotto il tetto dei 240 mila euro previsto per i giornalisti.
Cosa assai difficile da ottenere per Fazio (che non è iscritto all’ordine), ma anche per Vespa. Il cui contratto è scaduto e per la prossima stagione potrebbe esserci un adeguamento, quello di Fazio invece è blindato per altri due anni. Anche se la sua posizione, viste le invettive di Matteo Salvini, appare sempre più debole e non è escluso che il prossimo anno sia costretto a traslocare su Rai3.