Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  febbraio 04 Lunedì calendario

VIVA LA LI-BERTE’: “NO, NON SONO ANCORA DIVENTATA UNA SIGNORA. PER ME LA GUERRA NON E’ MAI FINITA – A SANREMO NON ASPETTATEVI LOOK STRANI. NON MI CI FREGANO PIÙ. LA PRIORITÀ NON DEVE ESSERE L' ABITO CHE INDOSSO, MA LA CANZONE. NEL ’97 PENSAVANO SOLO A DIRE CHE ERO ADDOBBATA COME EDWARD MANI DI FORBICE…” – "LA MIA CANZONE È UNO SCIOGLILINGUA E HO BISOGNO DEL GOBBO. NELLE PROVE ABBIAMO LITIGATO. SPERO CHE NON MI FACCIANO SCHERZI IN DIRETTA…- BAGLIONI? GLI SARO’ ETERNAMENTE GRATA". ECCO PERCHE’ - VIDEO -

«No, non sono diventata una signora» assicura Loredana Bertè, facendo eco a uno dei suoi grandi successi, che di questi tempi suona continuamente in tv con uno spot pubblicitario. «Non sono una signora perché per me la guerra non è mai finita», spiega. Non è finita neppure adesso che, dopo aver lottato, sofferto, stretto i denti, ha toccato di nuovo il cielo del successo con un disco che gioca sul suo cognome, LiBertè, e rispolvera lo smalto dei tempi migliori. Adesso tocca al Festival. «Non aspettatevi look strani. Non mi ci fregano più. La priorità non deve essere l' abito che indosso, ma la canzone. Mi è successo troppe volte il contrario».

Si riferisce all' anno, era l' 86, in cui si presentò in scena con il pancione finto? «Proprio così. Avevo una bellissima canzone di Mango, Re, ma nessuno se la filò. Ed è successo la stessa cosa quando ho cantato Luna dedicata a Mimì, nel ‘97. Pensavano solo a dire che ero addobbata come Edward mani di forbice. Stavolta riciclo quello che ho e mi vesto a modo mio, così non ci sarà altro di cui parlare».

Cosa ti aspetti da me è uno dei pochi pezzi rock di un Festival dove il rap si presenta da protagonista. «A me il rap piace, lo considero un linguaggio nuovo che affronta temi sociali. Parlo però di Notorius BIG e Tupac Shakur, ovvero l' hip hop al massimo, qui da noi invece si usa il rap per parlare d' amore».

Anche il suo pezzo affronta quel tema. «Più che altro parla delle aspettative, quelle che tutti hanno da quando sono bambini. Io non ho mai avuto una famiglia e non avevo dietro nessuno, quindi da noi nessuno si aspettava nulla. Ma adesso, da adulta, ce le ho, soprattutto non voglio deludere i miei amici e chi ha creduto in me».

Dal Festival che si aspetta? «Che tutto vada bene, confesso che ho qualche preoccupazione. La mia canzone è uno scioglilingua e ho bisogno del gobbo. Durante le prove abbiamo litigato, anche se in modo soft, perché le telecamere si alzano e coprono l' unico gobbo che c' è. Mi sono dovuta imporre e spero che non mi facciano scherzi».

L' aria, stavolta, è che per lei sarà un buon Festival. «Voglio fare una grande performance e spaccare. Vorrà dire che invece di essere a Sanremo penserò di essere al Gay Village, in una situazione per me tranquilla».

Arriva con un disco di successo. «Erano tredici anni che non facevo un album come Libertè. E Cosa ti aspetti da me è degno di essere incluso in quel disco con il repack che uscirà fra qualche giorno. Oltretutto mi ha permesso di raggiungere un pubblico diversissimo, durante i concerti vedo perfino tanti bambini».

Le altre canzoni le ha sentite? «Ho sentito i Boomdabash, che sono un gruppo della madonna. Gli altri non so chi sono. Le nostre strade si incroceranno ancora. Con Non ti dico no ci siamo divertiti a prendere tutti i premi possibili, anche quelli che non conoscevo. E confesso: mi sono inorgoglita».

Loredana, quest' anno in qualche modo sarà sul palco anche sua sorella Mia Martini, con la presenza di Serena Rossi che la interpreta nella fiction Rai. «È stata bravissima, anche a cogliere i piccoli particolari, le movenze i vezzi, quel modo strano che aveva Mimì di arricciare la bocca. Non so come abbia fatto».

Con Baglioni siete cresciuti più o meno negli stessi anni musicali, quelli mitici della Rca. Se lo ricorda com' era allora? «E come potrei dimenticarlo. Anche a quei tempi era un bravo ragazzo. È stato il primo a credere in mia sorella, praticamente gli ha regalato il primo album, Oltre la collina, dove c' era un gran pezzo, Lacrime di marzo. Gli sarò eternamente grata.

Quello era un gran periodo, ci divertivamo da pazzi alla Rca. Ricordo quel giorno in cui Sergio Bardotti arrivò con il cantautore brasiliano Chico Buarque che doveva incidere un disco in italiano. Ci servono due coriste, disse. Io e Mia ci facemmo subito avanti. Ma voi parlate brasiliano? fece Sergio. E noi: Certo. Così abbiamo partecipato a quell' album e siamo finite anche nei crediti».

Tornando al Festival, duetterà con Irene Grandi venerdì. «L' ho voluta io, abbiamo cantato assieme nel mio album di duetti Amici non ne ho... ma amiche si, e all' Arena: è bravissima, cantare rock è nelle sue corde. Il duetto è fortissimo».