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 2019  febbraio 04 Lunedì calendario

Biografia di Cristiano Ronaldo

Cristiano Ronaldo (Cristiano Ronaldo dos Santos Aveiro), nato a Funchal (Madeira, Portogallo) il 5 febbraio 1985 (34 anni). Calciatore, di ruolo centravanti. Giocatore della Juventus (dal 10 luglio 2018), già del Real Madrid (2009-2018), del Manchester United (2003-2009) e dello Sporting Lisbona (2002-2003); militante anche nella Nazionale maggiore del Portogallo (dal 2003). Tra i numerosissimi trofei conquistati, una Supercoppa portoghese (2002), tre campionati inglesi (2006/2007, 2007/2008, 2008/2009), una Coppa d’Inghilterra (2003/2004), due Coppe di Lega inglesi (2005/2006, 2008/2009), due Supercoppe inglesi (2007, 2008), due campionati spagnoli (2011/2012, 2016/2017), due Coppe del Re (2010/2011, 2013/2014), due Supercoppe spagnole (2012, 2017), cinque Coppe dei Campioni (2007/2008, 2013/2014, 2015/2016, 2016/2017, 2017/2018), due Supercoppe europee (2014, 2017), quattro Mondiali per club (2008, 2014, 2016, 2017) e una Supercoppa italiana (2018); con la Nazionale portoghese, il Campionato europeo del 2016. Moltissimi anche i riconoscimenti individuali, tra i quali spiccano i cinque Palloni d’Oro (2008, 2013, 2014, 2016, 2017), che ne fanno il primatista ex aequo con Lionel Messi. Secondo l’ultima classifica della rivista Forbes (aggiornata al 5 giugno 2018), terzo atleta più pagato del mondo (dopo il pugile Floyd Mayweather e il calciatore Lionel Messi), con introiti pari a 108 milioni di dollari. «Nella mia testa sono il miglior giocatore del mondo. E lavoro sodo tutti i giorni con l’ambizione di essere il più forte» • «“Signora, questo bimbo ha piedi da calciatore: le porterà tanta felicità…”, disse il 5 febbraio 1985 l’ostetrica dell‘Hospital Cruz de Carvalho alla signora Maria Dolores, mamma di Cris. Che, anni fa, confessò: “La dottoressa ci aveva visto giusto. Non l’ho mai visto senza palla”» (Iacopo Iandiorio) • Famiglia povera; la madre ha dichiarato di aver pensato all’aborto per ragioni economiche. «Era il quarto figlio (quello imprevisto) di una cuoca di una scuola elementare e di un giardiniere del comune di Funchal, che lo chiamò Ronaldo perché era un fan dell’attore e presidente degli Stati Uniti d’America, Ronald Reagan. Il primo nome, Cristiano, fu scelto dalla zia, che lavorava in un orfanotrofio. Dal battesimo era già chiaro che il calcio sarebbe stato decisivo nella sua vita. Il padre, che lavorava part-time come magazziniere per la squadra di Funchal Andorinha, aveva chiesto all’allora capitano ed ex giocatore del Nacional Fernão Barros de Sousa di essere il padrino di Ronaldo. […] Ronaldo è sempre stato un pessimo alunno, a scuola saltava continuamente le lezioni, scappava dagli insegnanti e mentiva ai genitori sui brutti voti e sui compiti a casa, ma […] il padre era raramente a casa, e la madre non si preoccupava dei problemi scolastici del figlio. “Gli insegnanti mi dicevano che dovevo farlo rigare dritto, ma non lo mettevo in castigo. Lui doveva allenarsi molto per diventare un grande giocatore”, confessa la madre. […] “Quando arrivava a casa prendeva solo uno yogurt e un pallone e tornava in strada. Tornava solo la sera, molte volte dopo la mezzanotte”. Nonostante l’aria da delinquente, i capelli un po’ lunghi, i vestiti sporchi e i denti storti, Cristiano Ronaldo non era cattivo: aveva solo un caratteraccio. Il suo soprannome era “piagnucolone” per le scenate che faceva ogni volta che perdeva una partita con l’Andorinha, squadra in cui il padre era riuscito a mettere una buona parola per farlo giocare. […] Nella via di casa la sua fama non era migliore: i vicini odiavano i suoi genitori, che gli permettevano di passare le notti a calciare un pallone sulle pareti o a sfondare i vetri delle altre case, per poi scappare e dare la colpa a un altro bambino» (Tânia Pereirinha). «Ho dei ricordi nitidi di quando avevo 7 anni. Avevo appena cominciato a giocare a calcio, il vero calcio. Prima lo facevo per le strade di Madeira con i miei amici. E non erano strade vuote: erano strade dove passavano in continuazione le macchine. Non avevamo nemmeno una porta: dovevamo fermare il gioco ogni volta che arrivavano le macchine. Mi piaceva giocare così ogni giorno, ma mio padre era un dirigente della CF Andorinha e mi consigliò di andare a giocare nella loro squadra giovanile. Sapevo che questo lo avrebbe reso orgoglioso, così accettai. Il primo giorni fui contento, anche se non capii alcune regole del gioco. Mio padre seguiva tutte le partite a bordo campo, con la sua barbona e i suoi pantaloni da lavoro». «Nel 1995 De Sousa, diventato d.t. all’Andorinha, ricevette un’offerta per Cristiano dal capo dei tecnici delle giovanili del Nacional, Antônio Mendonça. E a 10 anni Cris passò nel club di B. “Il Nacional donò all’Andorinha due mute di divise nuove, dal valore di 600 euro”, dice De Sousa. “Ma era già troppo bravo per le giovanili dell’isola. Aveva una grinta, una forza, e il carattere da leader. Lo provarono anche da difensore centrale, ma il meglio lo dava da regista”. […] Col Nacional Cris impara a vincere: nel 1995/96 è campione regionale Under 12. Nel 1997 il padrino De Sousa è diventato responsabile delle giovanili al Nacional: “Portai Cristiano allo Sporting per un test. A Osvaldo Silva, capo delle giovanili, bastò un allenamento per prenderlo. Anche perché il Nacional aveva un debito con lo Sporting di 25 mila euro, estinto con questo trasferimento di Ronaldo. Che divenne il ragazzino più pagato del Paese”» (Iandiorio). «Il primo giorno di scuola a Lisbona fu catastrofico per Ronaldo: dopo essere arrivato in ritardo, la professoressa gli chiese di presentarsi alla classe durante l’appello. “Ciao, sono Cristiano Ronaldo e sono di Madeira”, disse con una pronuncia quasi incomprensibile. I compagni iniziarono a prenderlo in giro, e perfino la professoressa si mise a ridere. Ronaldo si arrabbiò così tanto che prese la sedia e avvisò la professoressa che gliel’avrebbe tirata in testa se non avesse smesso di ridere. Fu il primo di molti richiami disciplinari per comportamenti violenti o assenze ingiustificate. La pronuncia di Madeira divenne un vero e proprio trauma: Ronaldo doveva ripetere una frase tre o quattro volte per farsi capire, e questo era uno dei motivi principali per i quali passava tanto tempo da solo e a piangere nella sua stanza. Già dal primo anno lontano da casa cercava di cambiare la sua pronuncia: all’inizio era uno sforzo enorme, poi diventò una cosa normale. Ripeteva le stesse parole chiuso in camera fino a che gli sembrava di dirle come i compagni» (Pereirinha). «È stato il momento più difficile della mia vita. […] Ma era l’opportunità per inseguire il mio sogno. Partii, piansi quasi ogni giorno. Ero ancora in Portogallo, ma sembrava di essere in un altro Paese, con un accento e una cultura diversi. Non conoscevo nessuno, la mia famiglia poteva permettersi di venirmi a trovare soltanto una volta ogni 4 mesi. Soffrivo ogni giorno, anche se sapevo che in campo stavo facendo delle cose che non riuscivano agli altri ragazzi. Una volta sentii un ragazzo dire a un altro: “Hai visto quello che ha fatto? Sembra veramente una bestia…”. Iniziai a sentirlo sempre, anche dagli allenatori. Ma poi qualcuno diceva sempre: “Sì, però è un peccato che sia così piccolo”. Ero veramente magro, non avevo muscoli. Così a 11 anni presi una decisione. Sapevo di avere un sacco di talento, ma decisi che volevo lavorare più duramente di chiunque altro. Volevo smettere di giocare come un bambino. Volevo smettere di comportarmi come un bambino. Volevo allenarmi come se fossi potuto diventare il migliore del mondo. Non so da dove mi venne questo proposito. Era semplicemente dentro di me. È come una fame che non passa mai. Quando perdi, è come se morissi di fame. Quando vinci, è ancora come se morissi di fame, ma avessi mangiato una briciola. È l’unico modo in cui riesco a spiegarlo. Cominciai a sgattaiolare fuori dal dormitorio di notte per andare ad allenarmi. Divenni più grosso e più veloce». «Quando aveva 17 anni, la stella delle giovanili dello Sporting fu chiamata ad allenarsi con la squadra principale, dove giocava Paulo Bento. Era l’occasione che aveva tanto atteso, e voleva farsi vedere. Lottò così tanto su tutti i palloni, per prendere la palla e fare bella figura con l’allenatore, che un veterano delle squadra gli disse: “Vedi di calmarti, ragazzino!”. Ronaldo si fermò, si girò e gli rispose: “Voglio vedere se mi parlerai ancora così quando sarò il migliore al mondo!”» (Pereirinha). «La storia d’amore tra Cristiano Ronaldo e i trofei inizia nel 2002. Quando, da ragazzino, esordisce con lo Sporting. La partita? Un preliminare di Champions contro l’Inter. […] Quattro giorni dopo c’è la Supercoppa portoghese, dove lui non gioca ma la squadra vince: 5-1, e il primo trofeo della sua carriera. […] Nell’estate del 2003 […] c’è anche la Juve su di lui. Moggi offre soldi più Marcelo Salas ai portoghesi, ma il cileno rifiuta e CR7 firma con lo United. E col suo sogno: la Premier. Sir Alex poggia allora sulla sua schiena proprio quel numero, lo stesso che in passato fu di Best, Cantona e Beckham. Non certo poco pesante. Lui al Manchester vince subito, al primo anno. Che cosa? […] “La” coppa, in Inghilterra, la più antica del gioco del calcio: sua altezza l’FA Cup. Ronaldo in quel torneo salta solo la prima partita, poi gioca sempre e segna anche in finale al Millwall. Due anni dopo arriverà anche la Coppa di Lega, nel febbraio del 2006, dove segna ancora nella finalissima al Wigan e colleziona il terzo trofeo in carriera. Secondo da protagonista. […] Poi arriva finalmente il momento della Premier. Atteso e desiderato. […] La rivincita è targata 2006-07. Il primo campionato del palmarès del portoghese. Il primo di tre in fila, in realtà. […] CR7 gioca e segna rispettivamente 17 gol, 31 gol e 18 gol a stagione. Contestualmente arriva un’altra Coppa di Lega e due Community Shield, ma soprattutto la Champions League. Fuori in semifinale l’anno prima contro il Milan. Nel 2008 la sua rivincita è a Mosca. In quella coppa lui va in rete 8 volte in 11 partite. Di testa segna anche nella finale, prima di sbagliare uno dei rigori della serie e venire graziato dal destino e dallo scivolone di John Terry, proprio sul più bello. Dunque Van der Sar che ferma Anelka. La vittoria e le lacrime. A dicembre arriverà anche il primo Pallone d’Oro. Dopo Kaká e prima di Messi, a inaugurare il duopolio decennale con l’argentino. Nel 2009 è poi il momento del grande salto nel Real. […] Il primo anno? Zero titoli. Una delusione tremenda. Nel 2010/11 per CR7 i gol sono addirittura 53, ma nella sostanza vince soltanto la Coppa del Re, dopo essersi ripreso quel numero 7 che al primo anno era ancora di Raúl. In finale contro il Barcellona segna sempre lui nei supplementari. Finisce 1-0, e quello rimane l’unico trionfo del Real nel periodo di quei quattro Clásico in due settimane che hanno segnato la storia. L’anno successivo arriverà finalmente la Liga. […] L’impresa in campionato verrà ripetuta soltanto nel 2016-17, ma è la Champions League il vero motivo per cui CR7 aveva scelto Madrid. Nove coppe in bacheca. L’ultima nel 2002 con una magia di Zidane, che nel 2014 è assistente di Ancelotti in panchina. La decima per il Real è un sogno rimasto proibito, e l’uomo del destino sarà proprio Cristiano Ronaldo. 17 gol in 11 partite per lui quell’anno, in quello che rimane il record di reti messe a referto in una singola edizione (per la cronaca, al secondo e terzo posto c’è sempre lui). […] A fine anno solare arriverà un altro Pallone d’Oro. Il secondo in fila con quell’urlo (“Sììì”) di ego incontenibile, dopo le lacrime del 2013. […] Nel 2016, ’17 e ’18 arrivano le tre Champions in fila. In Francia nell’ultimo Europeo trascina anche il suo Portogallo fino in finale, riuscendo laddove Messi aveva (e ha) sempre fallito: il trionfo con la propria nazionale. Leader e capitano, segna e fornisce 3 gol e 3 assist durante il torneo, pur dovendo dare forfait nella finalissima contro la Francia dopo appena 25 minuti per infortunio. Il Portogallo vincerà lo stesso. E lui altri due Palloni d’Oro» (Marco Salami). Clamoroso, nel luglio 2018, il passaggio dal Real Madrid alla Juventus. «Perché è il trasferimento del secolo? Perché riguarda un giocatore che nessuno mai avrebbe pensato “trattabile”. Come per Messi, che fatichiamo a immaginare lontano da Barcellona, Ronaldo aveva fatto intendere che non avrebbe indossato un’altra maglia dopo quella del Real Madrid: “Qui sono felice, ed è qui che voglio terminare la mia carriera”, aveva detto lo scorso dicembre. Il rapporto fattosi sempre più difficoltoso con Pérez, con un rinnovo (tardivo) proposto inizialmente a cifre più basse di quanto preteso dal portoghese, ha inevitabilmente rovesciato la situazione, tanto che già a fine maggio – ovvero, a Champions League conquistata – sapevamo che Ronaldo aveva preso la decisione di lasciare Madrid. […] Ovviamente, oltre al costo del cartellino [100 milioni di euro – ndr], gli esborsi maggiori riguardano l’ingaggio quadriennale (i 31 milioni di euro stagionali percepiti da Ronaldo corrispondono, al lordo, a circa 60 milioni di euro): in tutto, la Juventus metterà a bilancio una spesa che supera i 350 milioni di euro. […] Come hanno scritto Luca Bianchin e Marco Iaria sulla Gazzetta dello Sport, “nella sua parabola evolutiva, la Juve si è trovata a un bivio, quella ‘terra di mezzo’ evocata da Andrea Agnelli: dentro la top ten europea con un fatturato superiore ai 400 milioni di euro, ma lontano dall’élite di Manchester United, Real e Barcellona, che viaggiano sui 700. Ronaldo consentirebbe ai bianconeri di entrare in una dimensione nuova, davvero globale. Dal punto di vista commerciale il marchio Juventus avrebbe accesso a mercati inesplorati, che potrebbero consentire alla società di superare il mezzo miliardo di fatturato”» (Francesco Paolo Giordano). «È bastato mezzo campionato a Cristiano Ronaldo per cancellare ogni dubbio sul suo conto e sul suo passaggio alla Juve. […] Cristiano è il propulsore della squadra, perché è una differenza di per sé, perché sa fare tutto e meglio di chiunque altro, come inventarsi gol dal nulla. […] Da vero fenomeno, si accende nei momenti in cui la squadra ne ha bisogno, e accende anche i compagni: Cristiano migliora chi si allena e gioca con lui. Con la sola presenza porta ad un livello superiore tutto ciò che gli ruota attorno: squadra, società, pubblico. […] La straordinarietà dell’impresa di CR7 sta nell’aver migliorato una squadra apparentemente all’apice, senza imporre uno stravolgimento, ma mettendosi al servizio di Allegri e compagni» (Claudio Savelli) • «Con un contratto firmato fino al 2022, Cristiano Ronaldo guadagnerà di stipendio netto dalla Juventus 31 milioni di euro a stagione (circa 60 lordi). Ma questo è solo una parte di quanto effettivamente il portoghese intasca. Il contratto con la Nike vale circa 1 miliardo ed è a vita, ma dalle altre sponsorizzazioni personali che ha (da Herbalife a EA Sports, per esempio), prende altri 47 milioni di dollari. A tutto questo vanno aggiunti i proventi della catena di hotel e di ristoranti che ha […] aperto e la linea di abbigliamento uomo-bambino (per la quale fa il modello insieme al figlio), che va dalle scarpe all’intimo» (Sara Sirtori) • Il padre morì per le conseguenze dell’alcolismo «all’età di 52 anni, e alla vigilia del match di qualificazione ai Mondiali del Portogallo in Russia. Racconta […] un amico di famiglia: "Al funerale, Cristiano non riusciva a smettere di piangere. […] La morte del padre lo ha legato ancora di più alla madre, al fratello e alle sorelle, e da quel momento è stato lui ad occuparsi di loro". Ma il campione del Manchester ha sofferto moltissimo anche per il fratello Hugo. "Quando scoprii che mio figlio si drogava – confessa oggi la signora Dolores – ho dovuto fare un prestito per mandarlo in un centro specializzato perché non avevo denaro a sufficienza, visto che, lavorando come donna delle pulizie, guadagnavo 580 euro al mese, mentre all’epoca Cristiano ne prendeva 250 dallo Sporting Lisbona. Purtroppo però, dopo due anni, Hugo ci è ricascato, ma questa volta è stato Cristiano a pagare tutto. I suoi soldi hanno salvato la vita di Hugo: se mio figlio non avesse fatto il calciatore, le cose sarebbero certo state molto diverse per noi". Oggi la famiglia di Cristiano Ronaldo è finalmente serena» (Simona Marchetti) • Celibe, quattro figli: tre, Cristiano Jr. (2010) e i gemelli Eva Maria e Mateo (2017), da madri surrogate, la cui identità è ignota; una, Alana Martina (2017), dalla modella spagnola Georgina Rodríguez (classe 1994), cui è sentimentalmente legato dal 2016. Numerose le relazioni precedenti, la più nota delle quali è stata quella, quinquennale, con la modella russa Irina Shayk, terminata nel 2015. «Da anni si rincorrono le voci che le fidanzate e le donne viste accanto a Cristiano Ronaldo siano una copertura per nascondere la sua omosessualità. I giornali scandalistici – soprattutto quelli inglesi, visto che il portoghese ha giocato per anni nel Manchester United – hanno identificato nel lottatore Badr Hari il suo compagno fisso. Non solo. Il quotidiano spagnolo Mundo Deportivo qualche anno fa ha raccontato dei 4 viaggi a settimana che l’attaccante faceva con il suo jet privato per raggiungere l’amico in Marocco, e che questo avrebbe fatto imbestialire il presidente del Real Madrid Florentino Pérez» (Sirtori) • Nell’ottobre 2018 la polizia di Los Angeles ha ufficialmente riaperto le indagini in merito a una denuncia sporta dalla modella statunitense Kathryn Mayorga, che accusa Ronaldo di averla stuprata nel 2009, e di averne poi comprato il silenzio. Il calciatore e i suoi legali hanno sempre definito infamanti tali accuse • Nel 2018 Ronaldo ha patteggiato con il fisco spagnolo una condanna a 2 anni di reclusione (pena sospesa) e 18,8 milioni di euro di multa per reati fiscali • Assai attivo nella beneficenza • Tra le sue varie passioni, le automobili, i videogiochi e il ping-pong • Indossa orecchini di diamante; è invece privo di tatuaggi, anche per poter donare regolarmente il sangue • Notoria la rivalità con il campione del Barcellona Lionel Messi, soprattutto ai tempi in cui Ronaldo era al Real Madrid. «Il loro percorso da bambini è stato simile. Ma l’argentino è più furbo, più scaltro, mentre Cristiano è più sincero, dunque più scoperto anche nei difetti. Ronaldo cerca amore ma non sempre sa farsi amare: vuole che la squadra sia al suo servizio, mentre Messi è al servizio della squadra» (Guillem Balagué) • «A vederlo così, in qualsiasi posa a petto nudo, sembra finto. Dal collo in giù si scoprono intersezioni a noi “umani” sconosciute: buche, colline, dossi, canyon, trincee. Mai un calciatore di talento e destrezza del suo livello si è presentato al cospetto del mondo con un fisico del genere. Cristiano Ronaldo si rivela con il suo corpo, e il resto arriva di scorta. Perché non si è atleti così perfettamente disegnati se non si è pensato ogni giorno a come rimarcarne i margini. Ronaldo è ciò che appare, un uomo perfetto alla ricerca della perfezione. Come non esiste un angolo del suo fisico che sia sbagliato, così non v’è traccia di gesti calcistici improvvidi e stilisticamente criticabili. La centralità del corpo nelle azioni di CR7 è assoluta» (Alessandro Bonan) • «È Ronaldo l’uomo capriccioso che non va alle premiazioni se non vince niente, ma è Ronaldo anche l’amico generoso che fa regali a tutti, è Ronaldo il campione che sembra avere dodici anni per sempre, immaturo e fragile, ed è Ronaldo il dio greco dell’area di rigore, l’invincibile, l’immortale. […] A Manchester pretese l’unico armadietto dello spogliatoio davanti allo specchio. E in casa ha una palestra dove non smette mai di allenarsi. L’ossessione della perfezione fisica è legata al trascorrere del tempo, e al fatto che gli manca sempre qualcosa» (Balagué) • «La mia missione è sempre la stessa: voglio continuare a battere tutti i record, voglio vincere quanti più trofei è possibile. Questa è la mia natura».