Marco Patucchi per ''la Repubblica'', 3 febbraio 2019
UNO VALE UNO, MA IL GOVERNO VALE DI PIÙ - ZITTI ZITTI, I GIALLOVERDI STANNO APPARECCHIANDO LA ''SUPERDELEGA'': UN DECRETO PER DARE AI MINISTRI PIÙ POTERI NEI SETTORI DI ENERGIA, CONCORRENZA E APPALTI, MATERIE CHE ORA SONO IN MANO A PARLAMENTO E AUTORITÀ INDIPENDENTI, CHE VERREBBERO SVUOTATE IN NOME DELLA ''SEMPLIFICAZIONE''. MATERIA CARA AL PREMIER CONTE, MOTIVO PER CUI ENTRÒ NELLA ROSA DEI MINISTRI -
Ventiquattro articoli che, se diventeranno legge dello Stato, potrebbero assestare un altro colpo alla democrazia rappresentativa. Ruolo del Parlamento in primis. Si intitola "Disegno di legge recante deleghe in materia di semplificazione, riassetto normativo e codificazione" ed ha preso silenziosamente il largo da Palazzo Chigi a metà dicembre. Silenziosamente perché quel giorno tutti i riflettori del Consiglio dei ministri erano puntati sul decreto- semplificazioni che, al di là dell' assonanza, è poi diventato una sorta di manovra finanziaria bis con moratorie trivelle, tassa sulla bontà, web tax, e chi più ne ha più ne metta.
Ma ora che inizia a circolare una prima bozza del ddl delega ( proposto dal premier Giuseppe Conte e dal ministro per la Pubblica Amministrazione, Giulia Bongiorno), se ne può intuire la portata a suo modo rivoluzionaria: in sostanza, il governo si prepara a riformare e a intervenire in splendida solitudine su una gamma ampissima di settori e lo farà con lo strumento del decreto legislativo che, per definizione, ridimensiona il peso del Parlamento prevedendone solo un parere consultivo.
Decreti legislativi, si legge nella bozza di articolato, « di semplificazione, riassetto normativo e codificazione » in settori che vanno dalle attività economiche e sviluppo economico all' energia, dall' agricoltura all' edilizia e urbanistica, dall' ambiente ai beni culturali, dallo spettacolo ai contratti pubblici, dalla tutela e sicurezza del lavoro alle infrastrutture, dalla disabilità all' istruzione, dal turismo al servizio civile, dalla giustizia tributaria alla prevenzione della corruzione, dalla cittadinanza digitale alla tutela della salute, fino all' ordinamento militare.
Andando in profondità in questo elenco di macroaree, si scopre che a tremare oltre al Parlamento dovrebbero essere anche altri pesi e contrappesi democratici. Le authority indipendenti, ad esempio, a cominciare dall' Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, visto che l' Arara appare nell' elenco delle voci sulle quali il governo vuole esercitare la delega. Stesso discorso per l' Antitrust e l' Authority delle comunicazioni, anche se non citate esplicitamente nell' articolato: la delega in materia di sviluppo economico tra l' altro riguarda, infatti, la liberalizzazione dei servizi (esclusi quelli di carattere professionale), la concorrenza, la pubblicità e le comunicazioni.
E poi, spulciando sempre tra gli articoli del ddl, «ampliamento dei casi di edilizia libera»; «rivalutazione dei casi di alienazione e trasferimento dei beni culturali appartenenti a soggetti pubblici»; «redazione di un codice dello spettacolo » ; « revisione delle norme sulla classificazione delle strutture alberghiere » ; « revisione della disciplina sanzionatoria » nel codice della strada. E ancora, in tema di revisione del codice civile, interventi sulle fondazioni ( non bancarie), sulle eredità, sui contratti.
Previsto l' esercizio della delega anche in materia di lavoro e legislazione sociale: apprendistato, servizi per l' impiego, prestazioni previdenziali-assistenziali. La " superdelega", secondo il governo ha «l' obiettivo complessivo di migliorare la qualità e l' efficienza dell' azione amministrativa, garantire la certezza dei rapporti giuridici e la chiarezza del diritto, ridurre gli oneri regolatori gravanti su cittadini e imprese e accrescere la competitività del Paese » .
Una voglia di semplificazione, però, apparentemente sconfessata dalla stessa filosofia del provvedimento che prevede la creazione ( neanche a dirlo, sempre tramite decreto legislativo) di una "Commissione per l' attuazione delle misure di semplificazione", operativa a Palazzo Chigi e composta da magistrati, avvocati dello Stato, dirigenti pubblici e professori; il riordino dell' " Unità per le semplificazioni"; l' istituzione di un "Comitato interministeriale" di coordinamento, presieduto dal premier o dal ministro per la Pubblica amministrazione; la nascita di una " Cabina di regia" composta, anche questa, da dirigenti statali, professori e magistrati. Tu chiamale, se vuoi, semplificazioni.