il Fatto Quotidiano, 3 febbraio 2019
In gita nel tempio dei mormoni
Niente croci, niente ceri, zero statue di santi, solo moquette da non sporcare (ci sono gli appositi copri scarpe), fiori di plastica, poltrone soffici bianchissime, illuminate da lampadari un po’ oltre il limite del kitsch. “A me non ispira molta spiritualità, mi ricorda più la hall di un hotel di lusso”. La signora non cerca neppure di tenere bassa la voce. Serena, la guida, non rinuncia al sorriso accogliente anche se si era appena raccomandata di osservare due minuti di silenzio e raccoglimento nella sala celeste, la più sacra del tempio mormone che ha appena aperto a Roma, in via di Settebagni, periferia Nord, di fronte a un grande centro commerciale.
A marzo sarà consacrato e potranno entrare soltanto i membri della Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni (sul sito pregano che in ogni articolo venga citato il nome per esteso almeno una volta), ma intanto è l’attrazione del momento a Roma: nessuna chiesa, a parte San Pietro, può vantare un simile afflusso di visitatori. L’accesso è gratis con la registrazione online. Ci sono turisti americani delle crociere, portati coi bus da Civitavecchia, ma anche decine e decine di italiani, i tour guidati si inseguono da una stanza all’altra, frotte di volontari aiutano a parcheggiare e a trovare la via nella vasta area intorno al tempio.
Per accedere si passa dal metal detector, questa “operazione simpatia” dei mormoni sembra perfettamente riuscita ma non si sa mai. Il video introduttivo è presentato dalle giovani missionarie americane, in un italiano efficace: passano un anno e mezzo lontano dalla famiglia, per studiare e diffondere il verbo, come l’angelo Moroni che soffia nella tromba dalla punta del tempio. Questo impegno rende i mormoni tra i meno provinciali in un Paese provinciale come gli Usa, dove in milioni non hanno neppure il passaporto. Anche chi vive nell’isolamento dello Utah di solito parla almeno due lingue e conosce un pezzo di mondo.
I 5.000 mormoni di Roma, 26.000 in Italia, sono alla periferia dell’impero gestito da Salt Lake City. Ma conservano alcune delle stesse caratteristiche: comunità compatte, ma non chiuse (sono troppo pochi per essere autosufficienti, almeno fuori dallo Utah), seguono una religione che a molti pare bizzarra, con quel mito fondativo della nuova bibbia sotterrata in una collina del Vermont, ma che in realtà è molto pragmatica, quasi laica.
Le guide che scortano i visitatori nel tempio si sono prese qualche giorno di ferie: non c’è un clero tra i mormoni, guidano a turno la preghiera e la comunità, i loro “vescovi” (equivalente dei parroci) cambiano spesso. Chi si aspetta di incontrare fanatici religiosi poligami – quelli erano una minoranza poi scomunicata – resta deluso. Durante la visita al tempio, l’unico momento di tensione si consuma nella sala del suggellamento, dove gli sposi si inginocchiano e si legano per l’eternità, guardandosi poi negli specchi contrapposti che rimandano la stessa immagine all’infinito (“Se ti concentri su te stesso non vedi altro, se guardi la coppia la vedi proiettata nell’eternità”). Se gli sposi sono legati per l’eternità, si può divorziare? Per i mormoni sì, e ci si libera del coniuge non solo qui ma anche nella prossima vita. “E se uno resta vedovo e si risposa? Con chi passa l’eternità, con la prima o la seconda moglie?”, chiede una agguerrita pensionata che ha chiaramente studiato prima della visita. La guida resta interdetta: “Non so rispondere, possiamo chiedere al centro visitatori all’ingresso”. La signora non si arrende: “Non può non saperlo, io l’ho letto su Internet”.
Ma i mormoni, quelli italiani come quelli americani, non sono raffinati teologi, hanno un approccio molto operativo alla fede: le preghiere ci sono nella Bibbia, ma poi ognuno dice quello che si sente. Non ci sono particolari precetti, se non l’astenersi da alcol, caffè e fumo (versione ufficiale: perché il corpo è un tempio da rispettare; versione laica: perché il profeta Joseph Smith si era stancato di gestire riunioni con gente ubriaca e nervosa).
L’equivalente della chiesa, per le funzioni domenicali, è una specie di grande sala riunioni, senza immagini religiose o altari, giusto un pianoforte per accompagnare gli inni e un pulpito. Nel tempio si entra soltanto per le funzioni più sacre, i matrimoni, ma anche le “alleanze” (una specie di patto con Dio, all’inizio del percorso, c’è anche un video sull’origine del mondo che però non viene mostrato ai visitatori) e soprattutto i battesimi. O meglio, i battesimi dei morti. Perché chi entra nel battistero – una piscina con acqua e cloro sorretta da dodici buoi – lo fa per procura, nel senso che battezza i parenti morti. Così è sicuro di ritrovarli nell’aldilà e di riunire la famiglia nel senso più allargato, attraverso le generazioni. “Siamo convinti che apprezzeranno”, spiegano. Per questo il complesso del tempio offre anche una biblioteca genealogica – che anche i non fedeli potranno consultare – così da risalire a tutti gli avi ancora da battezzare.
I mormoni sono cristiani, nominano Gesù in ogni frase, eppure non c’è mai una sola croce in tutto il complesso del tempio. Hanno espunto dal cristianesimo quello che per i cattolici è il suo fondamento: il peccato, la sofferenza, la redenzione attraverso il sacrificio di Cristo. Niente di tutto questo, ci sono soltanto Gesù amorevoli dipinti in quadri dalle tonalità soffuse, paesaggi rilassanti (italiani, per dare al tempio un’identità locale), e grandi lampadari. “Noi celebriamo la vita, qui, e la speranza contro la morte, per questo non ci sono croci”, spiegano le guide.
Qualche visitatore contesta lo sfarzo, molto relativo se confrontato con la media delle chiese romane. Ma è uno sfarzo da residence di fascia alta più che da costruzione religiosa: marmi lucidissimi di Carrara, mobili eleganti (per i gusti americani), un giardino curato. È tutto pagato da quella che loro chiamano “la decima”, cioè il 10 per cento del reddito lordo annuo che ogni mormone versa alla chiesa. Non è poco, e infatti i Santi degli ultimi giorni possono permettersi investimenti colossali come questo di Roma – 60.000 metri quadri – ma anche università di eccellenza nello Utah, missioni in giro per il mondo, attività benefiche.
Questo tempio è il primo del Sud Europa: finora i mormoni che si volevano sposare andavano a Berna o a Madrid. Ora verranno a Roma, anche se in zona Bufalotta, di fronte all’Ikea, non il meglio che la Capitale possa offrire. Però, dopo aver tolto i copriscarpe infilati da apposite anziane signore americane, resta la sensazione che in una città che rifugge dalla tradizione cattolica per rifugiarsi in corsi di yoga, mantra buddhisti e ristoranti vegani, questi mormoni così materialisti, all’apparenza sereni (e ricchi), potrebbero perfino diventare di moda.