la Repubblica, 3 febbraio 2019
I soldi maledetti che imbarazzano Cina e Goldman
Quei soldi hanno finanziato The Wolf of Wall Street, pagato un Monet a Leonardo Di Caprio e un pianoforte alla modella Miranda Kerr. Quei soldi imbarazzano la Cina, dove forse si nasconde il faccendiere che li ha dirottati all’estero, e inguaiano l’ex premier malese Najib Razak.
Sono finiti un po’ ovunque i capitali del fondo 1MDB, meno dove era previsto, cioè a finanziarie le infrastrutture della Malesia. E da ieri uno degli scandali finanziari più grandi della storia, da 2,7 a 4,5 miliardi di dollari volatilizzati, ha un nuovo rivolo che porta dritto al vertice della banca d’affari più importante del mondo, Goldman Sachs. Al portafogli del suo nuovo amministratore delegato, David Solomon, ma soprattutto di chi ha appena lasciato, il super manager Lloyd Blankfein.
Nell’approvare le loro retribuzioni annuali, rispettivamente 23 e 20,5 milioni di dollari, il board della banca ha previsto la possibilità di richiederne indietro una parte. Ci sono spesso clausole di questo tipo nelle paghe differite dei dirigenti, ma stavolta la restituzione è legata a un’ipotesi concreta: l’esito negativo del caso 1MDB. Perché Goldman in questa storiaccia ci è dentro fino al collo, e se le indagini delle autorità malesi e americane la dovessero riconoscere colpevole rischia multe salate. Nel 2012 fu lei a raccogliere 6,5 miliardi di dollari per conto del fondo di investimento voluto dal premier Najib, intascandosi la bellezza di 600 milioni di commissione. Ma l’ipotesi è che abbia avuto un ruolo anche dopo, quando Jho Low, il 37enne paffuto finanziere al centro della frode, dirottava i soldi ai quattro angoli del pianeta: verso prestanome del primo ministro, su conti offshore, produzioni di Hollywood, in regali ad attori e modelle. Il super banchiere Tim Leissner, dirigente di Goldman Sachs in Asia, si è già dichiarato colpevole di riciclaggio e uno dei suoi subordinati, Roger Ng, è indagato. La banca sta cercando di separare il proprio destino da quella degli ormai ex collaboratori, additandoli come dipendenti infedeli. Eppure il grande capo Lloyd Blankfein ha incontrato Jho Low almeno due volte, la seconda al quartier generale di Wall Street.Il nuovo governo malese, a cui il crack 1MDB ha lasciato in eredità una montagna di debiti, potrebbe presentare alla banca ingenti richieste di risarcimento, da sommare a eventuali multe negli States. Per cautelarsi, dalla fine dello scorso anno Goldman ha cominciato ad accantonare delle riserve. E ora, con la decisione del board, è pronta a rifarsi (almeno in parte) sulla paga dei manager. Blankfein, 64 anni, è stato Ceo dal 2006 fino a ottobre, traghettando l’istituto attraverso la crisi finanziaria più forte di prima. Oltre alla busta paga, 1MDB rischia di intaccarne l’eredità.