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 2019  febbraio 03 Domenica calendario

Il muro di Trump mette in pericolo le farfalle

Tagliate fuori. Tra le prime vittime del muro che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump intende costruire lungo la frontiera con il Messico ci potrebbero essere le farfalle. In particolare, quelle che vivono nel National Butterfly Center, una riserva privata gestita dalla North American Butterfly Association (NABA), associazione no-profit, lungo il fiume Rio Grande, in Texas. Quaranta ettari recuperati anni fa da campi di cipolle dove è stato ricreato l’habitat ideale per la vita non solo di farfalle, ma anche uccelli e piccoli mammiferi. 
E potrebbe non servire a nulla lo shutdown, il blocco delle attività amministrative seguito al mancato accordo nel Congresso sul budget per la costruzione del muro che dovrebbe bloccare l’immigrazione illegale dal Messico. I lavori per costruire 50 chilometri di barriera a Mission, Texas, sono infatti già stati approvati e potrebbero partire a fine febbraio. Tagliando in due la riserva naturale, un paradiso dei lepidotteri unico nel Paese, tanto che USA Today ha soprannominato Mission «la capitale statunitense delle farfalle». Che per inciso fanno parte della utilissima schiera degli insetti impollinatori.
Ma, vien da pensare, volare non è forse il modo migliore per superare i muri? Non quando i muri sono alti 18 piedi di ferro e cemento – quasi 5 metri e mezzo e diventano un ostacolo insuperabile per alcuni dei coloratissimi lepidotteri che popolano la riserva, delle quali sono state registrate più di duecento specie. E anche per alcuni uccelli come la Civetta nana rossiccia. Qui transitano anche le farfalle Monarca, protagoniste ogni stagione di incredibili migrazioni di migliaia di chilometri tra Canada e Messico. Un’altra specie a rischio.
I bulldozer abbatteranno alberi, erbe e arbusti per fare spazio alla costruzione del muro, devastando un habitat ricreato così faticosamente. I riflettori accesi giorno e notte lungo la frontiera disturberebbero le attività notturne degli animali. Oltre agli insetti tante specie autoctone come pecari dal collare, linci, coyote, armadilli, tartarughe del Texas e il blu-violetto serpente indaco, a rischio di estinzione proprio per mancanza di habitat che vuole ricco di acqua e vegetazione. Un habitat che attira qui anche oltre 400 specie di uccelli. Tagliare il territorio protetto in due poi significherebbe escludere dal vitale accesso all’acqua del Rio Grande la popolazione animale della «metà settentrionale».
«I lavori del muro trasformerebbero un ecosistema ricco e vitale in un deserto biologico» ha detto la direttrice del centro Marianna Trevino Wright, che è accorsa a Washington per sostenere la causa delle farfalle e cercare di bloccare i lavori. Facendo appello all’inalienabile diritto alla proprietà privata, che da queste parti come è noto è sacro. «Il governo federale ha deciso che avrebbe fatto ciò che voleva con la nostra proprietà, in modo rapido e segreto, nonostante i nostri diritti di proprietà e il diritto al giusto processo previsto dalla legge» ha scritto sul sito.
E Luciano Guerra, responsabile dei tanti progetti educativi un repubblicano da sempre che per la cronaca ha votato Trump alle scorse elezioni ha dichiarato al Washington Post: «Non siamo a favore delle frontiere aperte. Crediamo che le nostre leggi sull’immigrazione debbano essere applicate, ma ci sono altri modi per farlo: i muri sono vecchia e obsoleta». 
E se un battito di farfalla in Texas questa volta provocasse un uragano non in Brasile, ma nella politica dell’uomo più potente del mondo?