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 2019  febbraio 03 Domenica calendario

A Barcellona arriva l’urbanistica di genere

Una strada del quartiere semi centrale di Grácia nella città capitale della Catalogna, ha il record di ristoranti. Nemmeno un cocktail bar per universitarie o un salone di bellezza per signore. E i tre unici bar sono troppo sporchi e fumosi per il genere femminile. Una donna non potrebbe nemmeno chiedere la cortesia di usare il bagno: c’è la famigerata turca. Orrore. Per non parlare della zona di Poble Sec, quartiere popolare di Barcellona: una fila di negozi di elettronica, pezzi di computer, droni e videogames. Nessun boutique di abbigliamento femminile, né un centro massaggi né un fioraio. E nel Raval, nemmeno dovrebbe entrarci una signora per bene, rischia di ordinare un cappuccino sotto gli occhi curiosi di una ventina di avventori tutti maschi che giocano alle video roulette. E se volesse un negozio di lingerie, dovrebbe percorrere due chilometri verso il centro città. O mangiarsi per forza un kebab al posto di un’insalata o un sushi o un piatto di pasta. E poi i colori: Barcellona è una città troppo a misura di maschio. La maggior parte dei quartieri e dei servizi trasudano machismo a scapito del gentil sesso.
Si è accorta di tale ingiustizia la sindaca progressista Ada Colau che ha annunciato una commissione di studio che dovrà combattere le diseguaglianze di genere attraverso l’urbanistica. La responsabile per le politiche femministe e LGTBI, Laura Pérez, fa notare che le donne utilizzino di più le infrastrutture municipali e i mezzi di trasporto. E se non interessa ai barcellonesi, in città quasi tutti gli asili nido hanno come unico colore l’azzurro. Troppo da maschietto, non va bene. Meglio dosare in quantità eguali il rosa e l’azzurro, in modo da accontentare anche le bambine. Quindi, per gli amministratori, meglio mettere mano al portafoglio e ridipingere. E questo vale per molti palazzi di edilizia popolare, troppo color grigio, marrone e nero. Meglio colori più femminili, come il fucsia, il giallo, il rosso. Ma in tale proposta, oltre a idee un po’ bizzarre e di difficile attuazione, come quella di convincere i commercianti a diversificare le offerte di prodotti, rispettando entrambi i generi, c’è anche la volontà di creare marciapiedi più spaziosi e meglio illuminati, per avere più sicurezza, magari evitando le griglie che potrebbero danneggiare i tacchi femminili.
E per fare questo, tutti i tecnici del Comune di Barcellona avranno a disposizione un manuale urbano basato sull’uguaglianza di genere, con regole che dovranno applicare nelle loro relazioni. Obbligo per loro, frequentare corsi di formazione specifica su diversità e genere. In pratica a un geometra verrà chiesta la differenza tra transgender e omosessuale. Perché a Barcellona devono convivere e abitare al meglio le varie caratteristiche sessuali. La volontà è di evitare la ghettizzazione dei generi, come già avviene.
In una parte dell’elegante quartiere dell’Eixample, detto Gayxample, infatti, come si può intuire dal nomignolo, la maggior parte degli edifici, delle abitazioni e dei negozi sono abitati e di proprietà di omossessuali. Percorrendo calle Casanova s’incontrano soltanto saune, palestre, spa per gay unitamente a negozi di abiti e accessori per nozze gay. Non va bene, bisogna dare la possibilità a lesbiche e a etero di non sentirsi a disagio in quel quartiere.