La Lettura, 3 febbraio 2019
Il Museo coltiva i funghi
Dal formaggio ricavato da batteri umani alla «Salsiccia del Futuro»: è pieno di sorprese il viaggio multisensoriale attorno al cibo che prende il via a maggio al Victoria and Albert Museum di Londra, dove verrà inaugurata la mostra Food: Bigger than the plate («Cibo: più grande del piatto»). Un’esposizione che non è un semplice excursus gastronomico ma che si pone l’obiettivo di mettere in questione le scelte individuali e collettive e delineare un futuro del cibo più giusto e sostenibile, oltre che gustoso.
«Si tratta di uno degli strumenti più potenti attraverso il quale diamo forma al mondo in cui viviamo – spiegano le curatici Catherine Flood e May Rosenthal Sloan —: da come creiamo la società, la cultura e il piacere a come determiniamo il rapporto col mondo naturale. In un’era caratterizzata da enormi sfide ecologiche, rapidi mutamenti sociali e reinvenzioni tecnologiche, ora è il momento di chiedersi non solo cosa mangeremo domani, ma che tipo di futuro vogliamo per il cibo».
Un’iniziativa che risponde all’urgenza sempre più avvertita, su scala globale, di ripensare il nostro rapporto con la nutrizione: e quindi il Victoria and Albert ha chiamato a raccolta artisti e designer, cuochi e scienziati per mettere assieme oltre 70 progetti che delineano futuri gastronomici alternativi, declinati in quattro sezioni, dal «Concime» alla «Coltivazione», al «Commercio» e al «Mangiare».
La prima parte illustra diverse soluzioni per cambiare la percezione dei rifiuti. Per esempio, nello stesso museo hanno messo su una coltivazione di funghi con l’aiuto di un’azienda del Devon che usa metodi sostenibili: basandosi sull’idea dell’economia circolare, il Victoria and Albert produrrà funghi nelle sue gallerie servendosi degli scarti della macinazione del caffè, inclusi quelli del bar del museo. I funghi così ottenuti saranno serviti nel ristorante del V&A: un modo per sfidare il concetto di «rifiuto» a partire dal riutilizzo del caffè macinato.
La sezione dedicata alla coltivazione esplora il modo in cui le nuove tecnologie possono cambiare la maniera in cui produciamo carne e verdure. Si va dal Bicitractor, trattore a pedali che può essere utilizzato nell’agricoltura su piccola scala, al Food computer, piattaforma open source che replica in posti inaspettati le condizioni naturali per ottenere raccolti. Ma c’è anche il Cosmopolitan chicken project, ossia il pollo cosmopolita: un artista concettuale belga ha incrociato polli di diversi Paesi in modo da dar vita a una varietà più resistente e longeva, che migliori la nutrizione e la biodiversità.
La parte dedicata al commercio cerca di individuare sistemi più trasparenti per comprare, vendere e trasportare il cibo: dal Banana passport, che rende visibile tutta la catena distributiva, alle iniziative che riconnettono consumatori e produttori, come Company Drinks, un’azienda dell’Est di Londra che mette assieme le persone e le porta nel Kent per raccogliere frutta e produrre bevande: le stesse che verranno poi servite ai visitatori in un bar apposito all’interno del museo. Ma più sorprendente è Ooho!, un materiale da confezione per liquidi che è anche commestibile, essendo ricavato da un estratto di alghe marine: un’alternativa naturale alle bottiglie di plastica, che consente di «mangiare» le bevande, contenute in capsule. La bottiglietta d’acqua commestibile sarà in vendita al bar del Victoria and Albert.
La dimensione sociale, culturale e politica del cibo è indagata nella sezione finale, con ricette e ingredienti che allargano i confini attuali della cucina. Un esempio è la «Salsiccia del Futuro», dove una designer ha fatto squadra con un macellaio e uno chef molecolare per dar vita a una serie di nuovi salumi creativi, dal «salame di frutta» al «patè di insetti». Sulla stessa linea il progetto Selfmade, che ricava formaggi da batteri umani per esplorare il nostro rapporto col mondo dei microbi e rimettere in questione il concetto di gusto.
«Questa mostra oggi non potrebbe essere più rilevante – conclude la curatrice May Rosenthal Sloan —. Il modo in cui opera il sistema globale del cibo, dalla coltivazione al consumo, sta cambiando. Se vogliamo avere qualcosa da dire sul modo in cui questi cambiamenti avvengono, è tempo di far sentire le nostre voci nel dibattito. Artisti e designer stanno fornendo nuovi modi di vedere e comprendere il sistema del cibo: impegnarsi con il loro lavoro ci aiuta ad armarci di informazioni e idee su come potrebbe essere il futuro del cibo. Vogliamo gettare una luce su come funziona il sistema: così che possiamo osare di immaginare qualcosa di differente».