Corriere della Sera, 3 febbraio 2019
Il patto Genscher-Colombo
Era davvero necessario che Francia e Germania rispolverassero l’asse franco tedesco con un nuovo patto firmato ad Aquisgrana il 22 gennaio? Quando il generale De Gaulle e il cancelliere Adenauer firmarono il Trattato dell’Eliseo, il 22 gennaio 1963, qualche governo non nascose il proprio disappunto. Un accordo bilaterale stipulato fra due membri di una unione che dovrebbe avere ambizioni federali, suscitava inevitabilmente il sospetto che i firmatari volessero accordarsi separatamente nelle questioni di maggiore importanza per mettere i loro partner di fronte a un fatto compiuto. Ma nel 1963 vi erano almeno due ragioni per cui il trattato non era contestabile. In primo luogo la Seconda guerra mondiale era finita da meno di vent’anni e in Europa vi erano ancora almeno tre generazioni in cui era vivo il ricordo, diretto o indiretto, dei tre conflitti combattuti dai due Paesi fra il 1870 e il 1939. Una riconciliazione solennemente certificata da un uomo, Charles De Gaulle, che aveva fatto due di quelle guerre e passato alcuni mesi in un campo di concentramento tedesco, aveva un forte valore simbolico. In secondo luogo De Gaulle era stato per molti anni euroscettico, se non addirittura ostile al processo d’integrazione. La sua firma sul trattato dell’Eliseo lasciava sperare che, pur difendendo energicamente l’interesse nazionale, non avrebbe cercato di affossare la Comunità economica europea.
L’Italia della prima Repubblica, quindi, accettò il fatto compiuto dell’Eliseo e aspettò pazientemente una occasione per costruire a sua volta una relazione speciale con la Germania. Nel 1981, quando il ministro degli Esteri tedesco (Hans- Dietrich Genscher) pronunciò un discorso che rilanciava il processo d’integrazione, il ministro degli Esteri italiano (Emilio Colombo), in un discorso a Firenze qualche settimana dopo, cercò di dare un più sostanzioso contenuto alla proposta tedesca e avanzò un progetto europeo di collaborazione politica che divenne rapidamente il Piano Colombo-Genscher. Molto di ciò che è accaduto da allora in Europa (fra cui il Sistema monetario europeo e l’Atto Unico, varato al Castello Sforzesco di Milano nel giugno 1985) deve la sua esistenza a quella intesa italo-tedesca.
Relazione speciale
L’Italia della I Repubblica seppe costruire con il Piano Colombo-Genscher un suo rapporto speciale con Berlino
Più recentemente due governi italiani hanno preso iniziative che si proponevano lo stesso obiettivo. Matteo Renzi, quando era presidente del Consiglio, ha organizzato nell’agosto del 2016 un breve vertice italo-franco-tedesco a bordo dell’incrociatore Garibaldi di fronte all’isola di Ventotene per rendere omaggio ad Altiero Spinelli e parlare di difesa europea. Mentre Paolo Gentiloni, prima di dimettersi nell’estate del 2018, stava lavorando alla conclusione di un trattato con la Francia che avrebbe avuto caratteri simili a quello franco-tedesco: una prospettiva che con questo governo, dopo gli ultimi screzi italo-francesi, è difficilmente immaginabile.