«Dell’opera non parlo. Non posso parlare. Ho preso un impegno con Toninelli. Le passerelle aumentano solo l’emotività, il caso mediatico, le posizioni ideologiche, distogliendo l’attenzione dai numeri».
Quante volte ha visitato il cantiere della Torino-Lione?
«Mai. Perché avrei dovuto farlo?».
Ha “giudicato” l’opera. Non è meglio rendersi conto di quello che è stato fatto?
«No, guardi. Non ci siamo. Non è necessario vedere un cantiere. Le ripeto. Sono un contafagioli. E detto in una battuta non distinguerei un cantiere da una portaerei».
Non vorrebbe vederlo?
«Non mi eccita. Ne ho visti tanti di cantieri, oltre a essere ordinario di economia ho anche una laurea in architettura. Se dovessi vedere tutte le opere che valuto sarei sempre in giro per il mondo. Per di più il cantiere della Torino-Lione è piccolo, mediocre. Lavoro sui numeri. Mi basta».
Numeri segreti. Non è meglio una discussione pubblica?
«Sono per la trasparenza. Auspico che il documento sia reso pubblico.
Toninelli credo si sia preso ancora quindici giorni e capisco che prima ci debba essere un confronto politico interno ed esterno. E poi a livello internazionale. Che si prenda un po’ di tempo per decidere se spendere 8 miliardi è giusto. L’analisi non è il vangelo, non è un documento di facile lettura. Posso capire il nervosismo. È una materia esplosiva».
Tutto questo mistero non rischia di svalutare il suo lavoro?
«A me conforta il giudizio di illustri colleghi internazionali che hanno apprezzato il metodo utilizzato».
Cosa dice l’analisi?
«Due cose utili. Se conviene o no finire l’opera. Se è stato sensato iniziarla. Due risposte che possono essere diverse».
Sul Terzo Valico tra Piemonte e Liguria si è deciso di andare avanti. Perché?
«La politica non deve seguire pedissequamente quello che dicono i tecnici. Fare l’analisi costi-benefici dovrebbe essere moralmente obbligatorio sempre. Poi la politica sceglie. Fare i conti migliora il dibattito democratico. Però nessuno ha fatto analisi sui 132 miliardi di opere del piano dell’ex ministro Delrio perché quando si tratta di spendere sono tutti d’accordo, quando si vuole risparmiare no. Non porta consenso».
Salvini dice di andare avanti con le gallerie. Lei?
«Sul Terzo Valico si è speso il 32% per cento del complessivo, sulla Tav solo l’11».
Conviene fermarsi?
«Non decido io».
Lei è di parte?
«Vendo professionalità sui conti, Altrimenti sarei un cialtrone. Se i conti sono favorevoli io sono favorevole, se non lo sono io non lo sono».
Mai pensato di fare il politico?
«Me lo hanno proposto perché parlo bene in pubblico. Non sarei capace a raccontare balle e gestire conflitti».