il Fatto Quotidiano, 2 febbraio 2019
Dago in difesa della Maglie
“Questa guerra dei 5 Stelle alla Maglie è ridicola. Non ho capito perché lei non va bene e gli altri sì. Capisco però che il 26 maggio ci sono le Europee, elezioni importanti che possono far cambiare di nuovo lo scenario. E da mesi siamo in campagna elettorale…”. Di Maria Giovanna Maglie, Roberto D’Agostino è un estimatore, tanto da averla presa a scrivere di politica estera sul suo Dagospia.
D’Agostino, Maglie ora arriverà in prima serata su Rai1, dopo il Tg delle 20. È anche merito suo…
È una brava giornalista con tanto di curriculum, quando ha iniziato a scrivere su Dagospia ha previsto, contro tutti, la vittoria di Trump. Ha fiuto anche e ha capito che per comprendere il mondo bisogna guardare il web: da lì s’intuisce tutto. E poi vivaddio: su Raiuno avremo una che ha un pensiero non mainstream, una persona che, anche in maniera decisa, dia una diversa prospettiva sul mondo.
Sulla Maglie pesa la vicenda delle spese pazze a New York, per cui fu costretta a lasciare la Rai nel 1994…
Ma è una storia di 25 anni fa che non ha portato ad alcuna conseguenza penale: il caso fu archiviato. E pure l’allora direttore del personale, Pierluigi Celli, anni dopo le ha chiesto scusa. Io credo che lei abbia pagato in modo spropositato l’etichetta di craxiana di ferro. I più furbi si sono riciclati un attimo prima del crollo, vedi Enrico Mentana.
Craxiana con Craxi, berlusconiana con Berlusconi, sovranista con Salvini…
Ma de che… Lei era sovranista prima di Salvini. È lui che le è andato dietro.
Ora non è iscritta all’elenco dei professionisti…
Ma se hanno appena nominato vicedirettore Iman Sabbah, che non figura nell’elenco italiano. È stata sospesa per morosità: vorrei conoscere un giornalista che non s’è mai dimenticato di pagare la quota all’ordine. L’Usigrai fa una polemica pretestuosa. Vuol sapere la verità?
Prego.
Il famoso partito Rai non si rassegna ad aver perso il potere, diventano pazzi. Non sopportano che dopo il 4 marzo anche a Viale Mazzini è cambiato tutto. Prima i conduttori scelti da Renzi o dal Pd erano perfetti, ora non va bene nessuno. Il famoso pensiero unico in Rai tende a espellere i corpi estranei: basta ricordare Gad Lerner al Tg1, costretto a dimettersi per una polpetta avvelenata.
Maglie andrà in onda nella striscia che fu di Biagi.
Ah, se vogliamo fare il giochino col passato, allora vediamo un po’: ieri c’era Berlinguer e oggi Renzi; ieri Flaiano e oggi Baricco; ieri Dostoevskij e oggi Saviano; ieri Arbasino (che però è ancora vivo, ndr) e oggi Piccolo. Devo continuare? Meglio lasciar perdere…
Che trasmissione sarà?
Mi ha chiesto un consiglio sul titolo. Mi sono limitato a dirle di non usare giochi di parole alla Dagospia, di scegliere un nome lineare, da Raiuno. Ogni sera analizzerà un fatto con un ospite in studio, un po’ sul modello Batti e ribatti di Pigi Battista. Mi aspetto una Maglie anticonformista e provocatoria, che faccia il contropelo all’ospite, che lo metta con le spalle al muro se dice fesserie. Insomma, che non si accontenti della rispostina di comodo. Vorrei vedere un Cacciari travestito da Maglie.
Consigli sul primo ospite?
Io inviterei Matteo Salvini. Ma sa cosa mi fa ridere?
Cosa?
Che i partiti stanno ancora lì a scannarsi per uno strapuntino in tv, quando ormai non conta più nulla. Nel 2013 Berlusconi aveva Mediaset e controllava la Rai e le elezioni le ha vinte un signore, Beppe Grillo, che aveva a disposizione un blog e un mouse.