Libero, 2 febbraio 2019
Retrocedere in Serie B è un affare da 25 milioni
C’era una volta una squadra, in serie A, che oltre a ottenere risultati più che lusinghieri sul campo, era una perfetta macchina da soldi, un modello di gestione ammirato e persino studiato anche all’estero, tra gol e plusvalenze. La maglia a strisce bianche e nere, il patron un facoltoso, radicatissimo imprenditore del territorio: Juventus è la risposta sbagliata, perché tanto per cominciare non ne avremmo parlato al passato; quella esatta, invece, è Udinese. Ricordate, calciofili e soprattutto fantacalcisti d’Italia? Fino a qualche anno fa, la casella degli acquisti di calciomercato della regina del Friuli veniva letta con attenzione massima, perché lì, negli anni, si erano conosciuti i nomi di Alexis Sanchez, Allan, Marcio Amoroso, Balbo, Appiah, Jorgensen, Zapata, Pizarro, Benatia, Asamoah e scusate, davvero, se stiamo perdendo qualcuno per strada, tipo Bierhoff. Una calata di campioni, o almeno di elementi di sicuro affidamento per le big nostrane ed europee, una colata di decine e decine di milioni nelle casse dei Pozzo: ma da due-tre anni, tuttavia, il flusso si è interrotto. O meglio, si è guastato. Perché l’Udinese continua la sua politica, ma il jolly del super-prospetto che rimpinguasse il conto in banca non è più uscito dal mazzo. Il piatto dei friulani piange, e con esso la classifica: scampata soli sette mesi fa la Serie B solo all’ultima giornata, lo spettro del purgatorio si è subito ripresentato nell’attuale stagione, con un ruolino (4 sole vittorie in 21 partite, cambio di allenatore, penultimo attacco della serie A) che permette di stare giusto un gradino sopra alla zona calda. Ammesso che di spettro si tratti: perché dentro il baratro, i Pozzo sanno che c’è un tesoro. Loro, e anche i proprietari di Bologna, Chievo, Emnpoli, Genoa, dei club che hanno giocato almeno tre degli ultimi quattro massimi campionati: tutti possibili percettori dei 25 milioni previsti dall’”ascensore” economico della Lega Calcio, una norma nata per compensare il grande dislivello di fatturato (leggi essenzialmente diritti televisivi) esistente tra serie A e serie B e che contra su altri due scalini, 10 milioni per le neopromosse e 15 per chi ha disputato due delle ultime tre edizioni anche non consecutive. E leggendo la graduatoria, fatta eccezione per il Frosinone – risalito quest’anno dopo due stagioni in cadetteria -, le altre possono ambire (eufemismo) a un paracadute che consente davvero di mettere a posto il bilancio, tenersi da parte una buona parte del bottino e rinforzare la rosa quanto basta per essere più che competitivi e cercare subito la via del ritorno nel salotto buono: basti pensare che il giorno seguente alla retrocessione, la Lega versa immediatamente il 40% della cifra maturata. In caso di “nobile decaduta”, insomma, si parla di 10 milioncini sull’unghia, così, per consolazione. E se questi vengono aggiunti all’incasso delle vendite incontestabili di chiunque possa avere mercato nelle categorie superiori, ecco che alla faccia dell’onta sportiva, la cassa può sorridere. I Pozzo, poi, c’hanno pure il Watford, in Premier League, a Udine dicono da tempo che si concentra lì – per evidenti ragioni di redditività – l’attenzione della proprietà. Sospirano, i fieri tifosi furlans: temendo che qualcuno, il bottone di chiamata dell’ascensore, l’abbia davvero schiacciato.