Corriere della Sera, 2 febbraio 2019
L’isola dei famosi, un rituale stanco
Lontani i tempi in cui «L’isola dei famosi» aveva ancora l’asciuttezza e l’asprezza dell’esperimento sociale estremo, in cui si poteva ancora credere alla retorica della sfida tra l’uomo abituato a tutte le comodità contro la natura selvaggia, all’immagine di un’impervia lingua di sabbia come «purgatorio» dove espiare prima di poter avere una seconda occasione (Canale 5, giovedì, 21.20).
D’altronde di tempo n’è passato (qualche decennio) dalla nascita del format «Celebrity Survivor», ispirato al mito letterario del naufragio che all’epoca era stato da poco rinvigorito da Tom Hanks nel film Cast Away, in cui il sopravvissuto a un disastro aereo resisteva per mesi solo su un’isola deserta, superando piccoli e grandi ostacoli per restare in vita.
Oggi «L’Isola», spogliata anche del più piccolo spirito di avventura alla Robinson Crusoe, è diventata nient’altro che un rituale stanco, condotto da una svogliata Alessia Marcuzzi con il supporto della Gialappa’s Band, poco entusiasta di ironizzare sugli isolani, ormai fin troppo consapevoli della «doppia lettura» a cui vengono sottoposti. Il cast dà l’impressione di un carrozzone dove si imbarca un variegato circo umano sperando di trovare un senso per accumulo (Francesca Cipriani e Otelma agghindati come le polene di una nave che battagliano per entrare in gioco danno un’idea della situazione). Arrivati alla quattordicesima edizione, non è facile trovare materiale fresco: tutti sono ex qualcosa, ex inviati, ex concorrenti di questo o altri reality, ex e basta.
Più che un’occasione di rinascita, la permanenza sull’isola sembra diventata un motore che alimenta gossip, liti, scandali difficili da tenere a bada e che rischiano di sovrastare le vere dinamiche narrative del programma. Anche dover trascinare le interminabili puntate di prima serata ben oltre la mezzanotte, non aiuta.