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 2019  febbraio 02 Sabato calendario

I risultati del test tra 500 anni

I matematici si interrogano a lungo sulla stessa equazione, gli astrofisici progettano sonde spaziali e satelliti che solo dopo tantissimo tempo riusciranno a veder volare, i ricercatori fanno ricerche che durano anni. La scienza, talvolta, richiede tempi lunghi. Spesso si dice: «Ha dedicato tutta la sua vita per una causa, per uno scopo». Ma a volte, come in questo caso, non basta una vita: parliamo di un esperimento di microbiologia che durerà 500 anni. A dicembre sono stati pubblicati i primi risultati di indagine su Plos One, ma è ancora presto per valutare: l’arco di tempo misurato finora è piccolo. La ricerca, iniziata nel 2014, vedrà la sua fine solo nel 2514. Si, perché, questo lavoro di microbiologia è lungo e mira a sfidare i limiti della resistenza e della sopravvivenza microbica.
Le soluzioni verranno scoperte solo dalle prossime generazioni; salvo imprevisti. Perché, chiaramente, chiunque arriverà un giorno all’Università di Edimburgo non dovrà essersi dimenticato l’esistenza dell’esperimento. Chiaramente, bisognerà lasciare diversi messaggi ai posteri, affinché le informazioni sull’esistenza di questa ricerca non vadano perdute. In 500 anni potrebbe capitare di tutto, anche catastrofi. La scienza, così come la conosciamo, potrebbe non esistere più. Potremmo persino estinguerci. Ma la durata di questa ricerca è una scommessa con il futuro.
Nel 2514, probabilmente, qualche scienziato arriverà all’Università – sempre che l’Università di Edimburgo esista ancora – e si accorgerà di queste fiale di vetro con spore batteriche secche. In ogni caso, per sicurezza, un duplicato comparativo di spore è conservato al Natural History Museum di Londra. Il fatto ricorda parecchio lo Svalbard Seed Vault, il deposito di semi che è diventato una delle memorie storiche del mondo e che consegnerà alle nuove generazioni semi di piante intatti. Le spore di B. subtilis possono rimanere dormienti rimanendo vitali, per un periodo che potenzialmente supera di gran lunga la durata della vita umana. Non è noto, però, di quanto tempo si tratta. Sono anche molto resistenti, a quanto pare.
Il team internazionale di ricercatori provenienti da Scozia, Germania e Stati Uniti ha avviato questo studio con lo scopo di capire per quanto una comunità di microbi completamente isolata può sopravvivere nel tempo e «qual è esattamente il tasso di perdita di vitalità dei microbi quando sono inattivi». Per valutare l’evoluzione dei microbi, inevitabilmente, il tempo diventa una variabile necessaria. Gli scienziati hanno sigillato in 400 fiale di vetro un gran numero di spore di Bacillus subtilis essiccate con gel di silice, note per la loro capacità di tollerare ambienti estremi rimanendo dormienti. Dopo i primi anni dell’esperimento «non ci sono state perdite significative nella vita delle spore».
Una strategia di sopravvivenza microbica è la sporulazione: alcuni microbi formano endospore per sopravvivere. Le spore batteriche «sono in grado di sopportare una varietà di stress esterni prolungati come essiccazione, congelamento, temperature elevate in condizioni di asciutto o umidità, diverse sostanze chimiche tossiche, alte pressioni, radiazioni Uv», per poi «risvegliarsi» in presenza di condizioni favorevoli. Ogni due anni, durante i primi 24 anni, una serie di fiale verrà aperta per verificare lo stato delle spore.
Dopo i primi 24 anni, fino al 2514, le revisioni periodiche saranno eseguite ogni 25 anni. Sarà dunque allora, che si potranno avere i risultati completi. Chiaramente, però, è troppo presto per dare un giudizio. I ricercatori, ben consapevoli di non poter vedere la fine del loro esperimento, sperano che le prossime generazioni di scienziati raccolgano il testimone di una delle più lunghe staffette della scienza.