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 2019  febbraio 02 Sabato calendario

Il supermarket senza plastica

Quando si va a pagare, il sacchettone per la spesa è ovviamente di carta, grosso e marrone. Sopra però c’è scritto cubitale “I’m a plastic-free change maker”. Parafrasando: “Anche io partecipo alla rivoluzione senza plastica”. E così si torna a casa soddisfatti, anche se si è pagato un pochino di più. Ma è la filosofia pioniera del Thornton Budgens, a Belsize Park, un piccolo supermarket a Londra nord, tra Camden Town e l’opulenta Hampstead, primo nel Regno Unito (e tra i primissimi al mondo dopo Ekoplaza in Olanda) ad avere isole e aree con confezioni e imballaggi di alimenti totalmente plastic- free. «Il 90 per cento della plastica prodotta nel mondo è ancora in giro – racconta il fondatore del market Andrew Thornton – e non scomparirà mai. Per questo abbiamo deciso di agire». Orgogliosi i residenti locali, tra cui gli attori Janet Suzman e il premio Oscar Jim Broadbent, che hanno sostenuto fin dal principio questo progetto.
Appena entrati, c’è subito la scritta: “Abbiamo convertito ben 1778 prodotti in plastic-free”. La cifra cresce e viene aggiornata ogni settimana, perché la rivoluzione è appena iniziata: quasi duemila alimenti – ora senza confezioni di plastica – sono stati rimpiazzati in sole dieci settimane. «È il segnale che vogliamo lanciare soprattutto alle grandi catene di supermercati – ha spiegato in tv il fondatore Thornton —, se ce la stiamo facendo noi, e in poco tempo, possono e devono farlo anche loro». Le rigogliose frutta e verdura sono conservate in sostenibili ceste e sul pavimento nero c’è dipinta la scritta bianca “Fai un passo per un mondo senza plastica”. Non esistono sacchetti di plastica, e nemmeno quelli biodegradabili, per le arance o la lattuga: è tutto di carta. Più ci si addentra nel Budgens più si comprende la filosofia di questo esperimento: cambiare il nostro modo di pensare mentre facciamo la spesa. Per esempio, i circa trecento tipi di formaggi qui in vendita: ce ne sono molti pre-confezionati, dalla groviera al camembert, dal cheddar al provolone oppure l’Ubriaco Nero D’Avola. Unico problema è però riconoscerli perché non sono avvolti nell’inquinante pellicola trasparente o impacchettati nella plastica, bensì da un’opaca carta cerata, antigrasso, bianca ed estremamente ecosostenibile. «Prima era assolutamente impossibile vederne il contenuto, ora abbiamo recuperato una carta più trasparente».
Ma è proprio questo il cambio di mentalità che chiede Budgens ai suoi clienti. Come con il salmone, i gamberetti o con la carne, per i quali i contenitori di plastica sono banditi: al loro posto la carta oleata oppure scatolette compostable, in cellulosa ricavata da canna da zucchero. Anche per questo solo qui troviamo il primo bacon di un supermercato del Regno Unito senza confezione di plastica.
Più in fondo, lungo una schiera di decine di scaffali “impegnati”, viene promosso l’uso massimo di altri materiali più comuni ma meno inquinanti come vetro, cartone, alluminio, legno, retine sostenibili ricavate dal faggio. La pellicola non esiste, neanche in vendita, ed è un orgoglio per Budgens. L’idea è venuta al fondatore Thornton dopo essersi ferito con un rifiuto su una spiaggia della West Coast degli Stati Uniti: è stato ricoverato due giorni in ospedale per le sostanze tossiche entrategli nel corpo. Ma l’altra anima dell’iniziativa è Sian Sutherland, imprenditrice inglese, attivista ambientalista e confondatrice del movimento A Plastic Planet, in prima linea nel progetto. «Non sono una radicale ambientalista, sono un’imprenditrice, per questo vi dico che questa rivoluzione senza plastica è possibile anche dal punto di vista economico: nell’ultima settimana i clienti sono aumentati del 7% al Budgens, dove in sei mesi raddoppieremo i quasi 1.800 prodotti già convertiti». «Un grande successo – continua Sutherland – visto che questo cambiamento oltremanica è ancora più difficile: non abbiamo la cultura tattile e organica del cibo come voi italiani, per noi l’alimentazione è grande distribuzione. Ma ce la faremo: un giorno la plastica sarà illegale, come a Civita Bagnoregio, dove noi di A Plastic Planet abbiamo collaborato con le autorità locali: dalla prossima primavera il paesino italiano approverà la prima legge che bandirà del tutto la plastica. Un altro piccolo passo verso la vittoria finale».