la Repubblica, 2 febbraio 2019
Generazione peluche
La ragazza che avanza reca a tracolla una borsa da cui spunta il muso di un cagnolino. In metropolitana siede un’altra giovane donna che tiene avvolto in uno scialle un cane piccolo e peloso. Anche alla posta trovo due persone, tra cui un uomo, con il cane minuscolo, a mo’ di pupo stretto al seno. Persino nella sala d’attesa del medico c’è un cane di piccola taglia sulle gambe della sua padrona. Questo è il loro momento.
Sia che appartengano a razze certificate o siano invece bastardini, i quattro zampe da trasporto sono sempre più diffusi. Nel web sono elencate le razze mignon: Australian Silky Terrier, Barbone Toy, Bassotto Kaninchen, Bichion Tenerife, Chihuahua, Epagneul Nano, Maltese, Shih Tzu, Yorkshire Terrier, Volpino di Pomerania. La moda dilaga, oppure sono io che ho cominciato a farci caso solo ora? Ho la sensazione che avanzi la “generazione peluche”, quella che ha raggiunto i trent’anni e nel passato teneva sul letto il proprio pupazzo preferito, poi nel lunotto posteriore dell’auto, e finalmente in braccio: vivo. Sono animali di compagnia, come certificano i pittori del Seicento e Settecento, dove le corti di re e nobili erano piene di piccoli animali, dipinti ai piedi o in braccio ai loro regali proprietari. Non l’aveva anche Silvio Berlusconi, il mitico Dudu, un barboncino immacolato, sempre perfetto e pulito? Siamo tutti animalisti. Sono cani da appartamento, sostituiscono probabilmente i gatti, che sono troppo indipendenti e non si possono certo portare a passeggio o al guinzaglio, oppure in braccio. Sono cuccioli, ma anche mascotte, e persino piccoli bambini a quattro zampe che non parlano, bensì abbaiano. Dolci creature da proteggere, e in qualche misura persino viziare. Sono amati dai bambini che ci giocano: saltano su poltrone e divani, corrono veloci, agguantano le palline lanciate, e poi stanchi s’accucciano in seno ai loro padroncini. Qualche maligno sostiene che si tratta di un sostituto del bambino, una sorta di maternità o paternità canina. Meno impegnativi dei figli, ma non meno necessari di cure. Di sicuro non crescono e non devono affrontare le altre difficoltà della vita, che a volte terrorizzano i genitori. Il cane piccolo piccolo è un’emanazione del suo padroncino e anche, a suo modo, un capo d’abbigliamento, dato che si indossa: un complemento d’abbigliamento, come sciarpe, scialli, borsette, ciondoli. Individua la personalità di chi lo reca comunicando un messaggio preciso. Chissà se Desmond Morris in un prossimo libro riuscirà a decifrare i cani da sporta, come ha fatto con i gesti degli umani. Come mostrano le ragazze che incrocio con il cagnolino nella borsetta, un gesto che comunica qualcosa di preciso. Saperlo leggere!