Il Messaggero, 2 febbraio 2019
Usa dieci volte più armati dei russi
a differenza la fanno i circa 630 miliardi di dollari di divario tra la spesa militare annuale degli Stati Uniti e quella russa, cioè 700 a 70. Di fatto un rapporto di 1 a 10, che significa molto in termini soprattutto di tecnologia e manutenzione. È su questi numeri che si basa il confronto tra gli arsenali delle due ex superpotenze della Guerra fredda. A cui deve aggiungersi, come ingrediente dello scenario geostrategico militare globale, la variabile incontrollabile della Cina, che al budget militare destina 220 miliardi (ma secondo alcuni osservatori anche di più, fino a quattro volte l’impegno di Zar Putin). E l’uscita degli americani dal trattato Inf significa sgombrare il campo pure dall’illusione, sottotraccia nelle firme di Gorbaciov e Reagan l’8 dicembre 1987, che la pax mondiale si decida soltanto a Washington e Mosca e non anche a Pechino o Teheran, Pyongyang, Islamabad, New Delhi, Tel Aviv. Quanto al numero delle testate nucleari, posto che non sono confrontabili le tecnologie e la potenza delle armi di oggi con quelle di trent’anni fa, grazie ai trattati per il disarmo il numero è sceso da circa 70.300 nell’86 a stimate 14.485 a metà del 2018. Impossibile definire con precisione un numero incontrovertibile, perché molti dati rientrano sotto la voce segreto militare, a tutela della sicurezza nazionale, tanto negli Usa quanto in Russia. In ogni caso, l’inventario di testate nucleari fa segnare numeri ancora altissimi: delle 14.485 testate nucleari censite, circa 9.335 appartengono alle scorte militari da poter impiegare, il resto è candidato invece allo smantellamento. Inoltre, 3.750 delle 9.335 disponibili sono già dispiegate come dotazione di forze operative e poco meno della metà, circa 1800, sono testate nucleari americane, russe, britanniche e francesi on high alert, ovvero pronte a essere usate anche con breve avviso.
Il 93% di tutte le testate nucleari si trova negli arsenali di Russia e Usa, che ne hanno circa 4.000 a testa. Tutti gli altri ne schierano al massimo qualche centinaio (280 la Francia, 120 il Regno Unito). Stati Uniti, Russia e Gran Bretagna stanno riducendo questi numeri, ma a un ritmo più lento negli ultimi anni rispetto ai 25 precedenti. Francia e Israele mantengono stabile il livello delle loro santabarbara nucleari, mentre Cina, Pakistan, India e Corea del Nord stanno addirittura alimentandole con nuove acquisizioni. In particolare, lo schieramento strategico russo comprende ufficialmente 1.600 testate nucleari, altrettanto gli americani che però possono contare anche su circa 150 testate non-strategiche. La differenza è che le prime sono dispiegate nelle classiche basi missilistiche intercontinentali o in quelle aeree dei bombardieri. Le non-strategiche sono in dotazione a sistemi operativi di corto raggio.
SCUDO ANTI MISSILE
Gli americani hanno i loro punti di forza, o di vantaggio, nella dotazione di droni e poi di navi e aerei tutti potenzialmente armati con testate nucleari. Più dei russi. E alle accuse americane e Nato di violazioni russe dell’Inf per via di due battaglioni di missili da crociera Novator 9M729 ai confini orientali, e missili balistici Isklander tra Polonia e Repubbliche Baltiche con raggio di 415 chilometri (sotto la soglia dei 500 e fino ai 5.500 indicati dall’Inf) ma rapidamente estendibili, i russi replicano puntando l’indice sullo scudo anti-missile tra Polonia e Repubblica Ceca, con radar capaci di guardare in profondità lo spazio aereo russo. Sospendendo l’Inf, gli americani si tengono le mani libere per dispiegare (e vendere) in Europa missili con testate nucleari, e gettano le basi per l’apertura di un nuovo negoziato che a questo punto dovrebbe comprendere però anche la Cina. Che non ci pensa affatto.