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 2019  febbraio 02 Sabato calendario

Trevor Horn, il re del pop Anni ’80

È un gigante della produzione musicale, uno dei più importanti e illuminati musicisti pop degli Anni 80. Ha inventato il duo dei Buggles e rivoluzionato l’immaginario del decennio con la hit Video Kill The Radio Star, uscita nel settembre del 1979 e considerata un punto di svolta fondamentale nell’evoluzione del gusto. Il clip di Video Killed The Radio Star allo scoccare della mezzanotte del 1° agosto 1981 diede il via alle trasmissioni di Mtv. Trevor Horn oggi ha 69 anni. Snocciola aneddoti sui suoi numero successi e sulle tante esperienze che ha vissuto. Ora sta girando il mondo per raccontare il nuovo album Trevor Horn Reimagines The Eighties, in cui arrangia per orchestra classici pop degli Anni 80. «Perché l’ho fatto? Perché gli Anni 80 non mi sono bastati, per come sono stati belli». 
Alla voce, Robin Williams
I cantanti coinvolti nel progetto sono star, a partire da Robbie Williams per arrivare a Seal, le All Saints e il leader dei Simple Minds Jim Kerr. Tra le dodici tracce rivisitate ci sono Everybody Wants To Rule The World dei Tears For Fears, Ashes To Ashes di Bowie, Girls On Film dei Duran Duran o Brothers In Arms dei Dire Straits. «Il pezzo che ho scelto per lanciare il disco è Everybody Wants To Rule The World – spiega Trevor – e Robbie Williams mi ha regalato una versione fantastica. Purtroppo, nel finale l’ultima strofa la canto io (ride): ricordo ancora che uscendo dallo studio Robbie si voltò e disse: “Ma la vuoi proprio lasciare così? Non è meglio se la chiudo io?”. Aveva ragione, ma a volte anche se si ha tanta esperienza si può sbagliare». 
Gabrielle canta Dancing In The Dark di Bruce Springsteen, mentre Trevor Horn si diverte a interpretare Take On Me degli A-Ha: «Mi è sempre piaciuta da morire. Non so quante volte, in quegli anni, ho invidiato quella melodia. È semplicemente perfetta». Horn dice che il bello, nel registrare un disco così, è stato ritrovare musicisti e cantanti che non vedeva da anni: «Dal mio amato studio, in Inghilterra, agli studi californiani di Bel Air a Los Angeles, registrare il disco è stato un viaggio nello spazio e nel tempo».
Certo è che senza questo ometto riconoscibilissimo per gli occhiali da cui non si separa mai, bianchi ai tempi dei Buggles, i Frankie Goes to Hollywood non avrebbero mai avuto il successo che ebbero a metà degli Anni 80 («Avevano molte idee e volevano essere una cosa a metà fra i Kiss e Donna Summer; Holly Johnson, il cantante, era matto ma aveva una grande voce»), Malcolm McLaren, ABC, Art Of Noise, Seal, Propaganda, Lisa Stansfield, Mike Oldfield, LeAnn Rimes, Grace Jones, Simple Minds, Marc Almond non sarebbero mai stati in cima alle classifiche. 
«Lavorare con giganti come Tom Jones, Paul McCartney e Tina Turner – sottolinea Horn – mi ha permesso di fare esperienze indimenticabili. Rimpianti non ne ho, anche se non sono mai riuscito a produrre Bob Dylan, come invece sognavo dio fare». D’altra parte, essere stato per un breve periodo il cantante degli Yes ha scatenato in questo 69enne un desiderio insopprimibile: «Con gli Yes abbandonai perché avevo capito che il lato produttivo mi avrebbe dato più soddisfazioni, ma ora lo posso dire: cantare mi è sempre piaciuto tanto e in questo album lo dimostro». 
L’unico no dai Pet Shop Boys
Horn ha vinto tre Brit Awards, un Grammy e un Ivor Novello, nel 2011 è stato nominato «Commander of the Order of the British Empire», tra le onorificenze più importanti dell’Impero Britannico, per i suoi servizi all’industria musicale. «Ogni tanto mi chiamano per darmi qualche premio ma quello che mi interessa veramente è realizzare cose in cui credo». Come questa «re-immaginazione» degli Anni 80. Qualche giornalista inglese, gli diciamo, avrebbe voluto voci un po’ più fresche. «E perché? Harry Styles forse? Volevo artisti che cantassero bene e non volevo perdere tempo: sono troppo vecchio. Mi è dispiaciuto per il no di Neil Tennant dei Pet Shop Boys. Non voleva essere troppo legato agli Anni 80. Lo capisco». Lei sta per iniziare un tour che segna già 12 show sold-out in patria. Verrà mai in Italia? «E uno dei miei desideri. Lo scriva, per favore».