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 2019  febbraio 02 Sabato calendario

L’impuro che depura

Siamo in recessione e la sbrilluccicosa sottosegretaria all’Economia, Laura Castelli, sa che le cose vanno da schifo, ma vanno da schifo perché prima andavano ancora più da schifo. La sintesi un po’ tecnica è nostra, mentre il pensiero appartiene a un nuovo filone della filosofia analitica a cinque stelle di cui l’esponente più insigne è Alessandro Di Battista. Quando ha scoperto che l’azienda di famiglia – della quale è vanamente titolare al trenta per cento – vanta debiti con l’erario e con le banche, e annovera lavoratori in nero, Di Battista ha ammesso che effettivamente non sta bene, non si fa e però, ha aggiunto, perché non andiamo a vedere le origini della fortuna di Berlusconi? Solo all’apparenza non c’è alcun nesso logico. In realtà questa formidabile branca della dialettica grillina consente di individuare astutissime vie di fuga. Ieri hanno chiesto a Di Battista della Sea Watch, e lui ha risposto: è molto peggio provocare una guerra in Venezuela. Inoppugnabile, a suo modo. Gli domandano: ma quanto guadagni al Fatto? E lui scafatissimo: andiamo piuttosto a vedere le buste paga in Rai. Siamo a un passo successivo rispetto al più dozzinale Luigi Di Maio che, quando i guai toccarono a suo papà, replicò: e allora il papà di Renzi? O al basico Alessio Villarosa, esperto di banche del Movimento con un fratello a capo di una finanziaria che applicava tassi usurari: e allora la Boschi? In sette mesi di governo si è passati dall’Etica della Purezza al Relativismo dell’Impudicizia, per cui si consiglia di aggiornare l’aforisma: c’è sempre un impuro più impuro che ti depura.