Libero, 1 febbraio 2019
In Inghilterra le donne non possono correre da sole
A essere tacciati di incompetenza e sessimo è toccato anche alla polizia delle contee di Avon e Somerset, nel Sud-ovest dell’Inghilterra. A scatenare le femministe (così si autodefiniscono le utenti in questione sui loro profili Twitter) è stato un disgraziato consiglio diramato un paio di giorni fa dalle forze dell’ordine. Suonava così: «Fate jogging in gruppo, sarete più sicuri e eviterete fastidiosi commenti, o peggio, molestie». Il suggerimento in questione è parte della campagna #JogOn (che sta per Join together, esercitati in gruppo, Remain Observant, rimani vigile, Give us a call, facci una telefonata), che punta ad aiutare le donne a godersi in sicurezza una corsa. L’iniziativa è stata promossa dalla Avon e Somerset Police, che l’ha messa a punto dopo aver raccolto numerose testimonianze e dopo aver istituito un gruppo di studio apposito, il Bristol Zero Tolerance. Il lavoro delle forze dell’ordine è stato approfondito: sul sito del progetto esiste addirittura una mappa dove sono stati registrati gli “incidenti” avvenuti e ogni denuncia è stata registrata, mantenendo il rispetto della privacy. Ma, soprattutto, si legge che le molestie prese in esame riguardano sguardi indesiderati, insulti omofobi o transfobici o sessisti, richieste insistenti, masturbazione pubblica, stupro e crimini di odio. Chiaramente, non è una campagna tutta dedicata alle donne, ma alla frase «correte in gruppo: ne guadagnerete in sicurezza e scoraggerete comportamenti minacciosi», le femministe si sono sentite chiamate al presentat’arm.
LE POLEMICHE
«È un altro esempio di come la violenza maschile venga usata per controllare e limitare la libertà di tutte le donne», ha dichiarato al quotidiano The Telegraph Karen Ingala Smith, CEO di Nia, un’organizzazione di beneficenza per donne vittime di violenza sessuale. E sui social, poi, una sventagliata di critiche: «Così sembra che incolpiate le donne, che sono le vittime», «Dovreste capire che il problema non sono le donne che corrono da sole, ma è educare gli uomini a diventare esseri umani decenti», «Una delle ragioni per cui corro è proprio perché posso stare da sola». Affermazioni tutte legittime, ovviamente, ciascuna avrebbe il diritto di correre in sicurezza non solo sul tapis-roulant, senza subire commenti scemi, suonate di clacson, fischi; tuttavia, la polizia non può avere occhi ovunque, e non le è venuto di meglio che suggerire un’autodifesa “passiva”.
IL SONDAGGIO
In Italia, i numeri danno un quadro poco tranquillizzante: secondo un sondaggio del 2017 della rivista Runner’s World, il 55% delle donne ha affermato di essere stata molestata mentre correva, il 79% sostiene che è molto fastidioso ricevere attenzioni non richieste durante lo sport, il 15% è sempre preoccupato di incontrare eventuali molestatori. Tendendo conto l’inchiesta del giugno scorso dell’Istituto Piepoli, secondo la quale il 46% degli italiani corre all’aria aperta, il numero di donne molestate dovrebbe dunque essere molto alto. «Io non corro da sola quasi mai», racconta la showgirl e conduttrice televisiva Justine Mattera, «perchè ho paura, con il mio allenatore mi sento più sicura. Abito a Milano, vado a correre la mattina presto o la sera e ho scelto un percorso che ritengo protetto. Anche se trovo offensivo che qualcuno mi dica di andare a correre in gruppo, è un problema reale, che le donne devono affrontare. È triste perchè la cosa bella della corsa sarebbe proprio la libertà». Già l’anno scorso la Metropolitan Police londinese, era stata criticata per aver invitato le donne a non indossare entrambi gli auricolari quando si va a correre. L’avviso di Scotland Yard era scattato dopo una serie di aggressioni sessuali. E arriviamo al punto: alla fine, a subire molestie sono le donne, che polizia faccia o non faccia il proprio lavoro, dia consigli o stia zitta. Ma altrettanto inutili sono le femministe: come scudo protettivo o come forza d’attacco contro le pasticciate misure delle istituzioni, finora, le loro azioni non hanno comunque prodotto alcuna molestia in meno.