Libero, 1 febbraio 2019
L’Afghanistan ci costa un milione al giorno
Dice Manlio Di Stefano, sottosegretario grillino agli Esteri, favorevole al ritiro delle nostre truppe, che «gli italiani hanno speso in questi ultimi diciotto anni di Afghanistan cinque miliardi di euro». È il perdurante conflitto dei Cinque Stelle con la matematica: non è vero, la cifra reale è ben più alta. Per Enduring Freedom (Libertà Duratura), poi trasformata in Resolute Support (Supporto Risoluto), che a differenza dell’operazione precedente non prevede azioni di combattimento, se sono andati 6,7 miliardi di euro. Ai quali tocca aggiungere i costi indiretti: in totale, circa 8 miliardi. Quando la missione militare italiana per Kabul partì (350 militari, tutti professionisti), poco dopo l’attentato dell’11 settembre alle Torri Gemelle, il forzista Antonio Martino, all’epoca ministro della Difesa, dotato di solidi contatti con l’amministrazione repubblicana di George W. Bush, avvertì che per i nostri soldati sarebbe stata «la missione più difficile e impegnativa dalla Seconda guerra mondiale». Si è rivelata anche la più lunga e costosa per i contribuenti.
I TEMPI
È tuttora in corso e, in teoria, l’Italia dovrebbe parteciparvi almeno sino al 2020: così i governi passati si erano impegnati a fare nel 2012 e nel 2016. Dalla fine del 2001 a oggi, il nostro Paese deve aggiungere ai 54 ragazzi in divisa morti nel conflitto una spesa diretta di 6.672 milioni di euro, certificata dalla Corte dei Conti e dalla Camera dei deputati in un dossier appena pubblicato. Fanno oltre un milione di euro al giorno, anche se l’esborso complessivo è più alto. L’osservatorio sulle spese militari Milex ricorda che ai costi ufficiali occorre aggiungere quelli per il sostegno delle forze armate afgane (120 milioni l’anno a partire dal 2015) e i 900 milioni necessari per finanziare il trasporto di truppe, mezzi e materiali da e per l’Italia: il totale sfiora gli 8 miliardi. Il picco di esborso annuale fu raggiunto nel 2011, che coincide con la massima presenza militare italiana (4.250 uomini), quando il costo ufficiale superò gli 833 milioni di euro. Dal 2015 la cifra si è stabilizzata intorno ai 170 milioni e nulla è dato sapere per l’anno in corso, dal momento che il governo non ha ancora inviato alle Camere, come avrebbe dovuto fare entro dicembre, i documenti necessari al rifinanziamento della missione. Col ritiro entro un anno dei nostri uomini da Kabul, Mazar-e Sharif, Herat, Kandahar e Laghman, annunciato dal ministro Elisabetta Trenta, non tutte le spese cesseranno: quelle necessarie a sostenere lo sviluppo dell’Afghanistan sono destinate a continuare, ma si tratta comunque di una quota minoritaria. Il contingente italiano ammonta oggi a 800 militari, anche se è previsto che possano essere impiegati sino a 900 militari, assieme a 148 mezzi terrestri e 8 aerei.
GLI INVASI SIAMO NOI
La costosa missione militare, peraltro, non ha impedito che in tutti questi anni l’Italia continuasse a essere meta dei richiedenti asilo afghani, i quali chiedono accoglienza nel nostro Paese sostenendo di essere in fuga dai talebani. Solo per restare agli ultimi anni, se ne sono presentati 3.975 nel 2015, 2.831 nel 2016 e 982 nel 2017.