Corriere della Sera, 1 febbraio 2019
Una sola voce per il calcio, la svolta di Rai Sport nelle telecronache
Piccola rivoluzione in casa Rai Sport, si torna all’antico. Non c’è più la seconda voce, quella tecnica. C’è stato un primo esperimento, quello di far raccontare la gara da due telecronisti, ma il rischio di sovrapposizione era così alto che si è preferito tornare alla voce unica. Un passo indietro? Un’involuzione? Non è detto, anzi. Gianni Bezzi ha raccontato Fiorentina-Roma, Stefano Bizzotto Milan-Napoli, Alberto Rimedio Atalanta-Juventus e, infine, Luca De Capitani Inter-Lazio.
Che fine hanno fatto i neoacquisti Paolo Rossi e Antonio Di Gennaro? Per ora sono in panchina e vengono utilizzati nei programmi di commento. L’idea del telecronista unico (supportato da due bordocampisti un po’ troppo invadenti, a volte rischiano di supplire alla seconda voce) dev’essere nata da una considerazione: il pubblico della tv generalista è diverso da quello delle pay tv. Non vuol essere intontito da troppe considerazioni tecniche, specialistiche. Ama un racconto più disteso, meno invasivo. I problemi della telecronaca restano, non si risolvono con la bacchetta magica.
Il racconto della partita è ancora troppo simile alle radiocronache, come se l’immagine non fosse di per sé comunicazione; ha il terrore del silenzio, come se gli effetti sonori che giungono dal terreno di gioco non sapessero creare atmosfere suggestive; è schiavo della tautologia (anche l’immagine ha un suo alfabeto, la tecnologia è più avanti della narrazione verbale). A quanto si sente, Rai Sport è uno dei comparti di Viale Mazzini più complicati: anni e anni di direzioni dissennate, di sindacalismo esasperato, di mancanza di investimenti da parte dell’azienda hanno marginalizzato non poco il settore. C’è un Pizzul? C’è un Martellini? A essere onesti, no. Il grande lavoro sarà quello di trovare una voce autorevole che rassicuri lo spettatore e lo protegga con parole misurate dall’angoscia della solitudine.