https://www.lettera43.it/it/articoli/cultura-e-spettacolo/2019/01/31/festival-sanremo-sicurezza/228690/, 31 gennaio 2019
TE LA DO IO LA QUARANTENA - IL CORRISPONDENTE DI ''REPUBBLICA'' VIAGGIA DA PECHINO A ROMA SENZA NESSUN VERO CONTROLLO: COI VOLI DIRETTI BLOCCATI, SI PASSA DA ALTRE CITTÀ E CI SI MISCHIA AGLI ALTRI. ''DOBBIAMO AFFIDARCI AL BUON SENSO DELLE PERSONE'', CHE DEVONO DICHIARARE DI VENIRE DALLA CINA (AUGURI), E PURE SE LO FANNO, NON DEVONO SEGUIRE NESSUN PROTOCOLLO -
*corrispondente da Pechino, è stato tra i primi giornalisti occidentali ad andare a Wuhan dopo lo scoppio dell' epidemia «Stop. Controllo temperatura». Il muro costruito dall' Italia sulla strada del coronavirus è un cartello e tre telecamere a infrarossi, puntate sui passeggeri che sbarcano a Fiumicino. Sono atterrato anche io, soggetto a rischio: torno dalla Cina, il luogo dove tutto è iniziato, 80 mila contagi e 2.912 decessi. Dopo due giorni di viaggio, via Mosca, sono pronto ai controlli, alle domande, alla quarantena. Ma passato indenne sotto i sensori termici, estratto il passaporto italiano, i due addetti del ministero della Salute con pettorine fosforescenti, gialla e arancione, mi invitano a procedere verso la dogana. Tutto qui? Potrei avere il virus, ma non avere ancora sintomi. Quasi in colpa, mi rivelo: «Vengo dalla Cina». Si girano: «Da dove?».
«Pechino». Si guardano: «Che facciamo, prendiamo i dati?», chiede uno all' altro. «Sì va, prendiamoli». E va bene che ormai il virus è in Italia, da parecchio, che il nostro Paese registra più nuovi casi dello Hubei, che il problema è interno, non più importato. Però dopo i proclami sui controlli agli aeroporti mi aspettavo qualcosa in più. Forse il problema è stata quella decisione frettolosa, presa dal governo a gennaio sull' onda emotiva dei primi due turisti cinesi positivi: bloccare i voli dalla Cina.
Ora i viaggiatori diretti in Italia fanno scalo a Mosca o Dubai, così quando arrivano a Malpensa o Fiumicino la loro provenienza originaria è indistinguibile. Ma non c' è neppure un avvertimento, almeno un invito per chi viene dalla Cina (o dall' Iran, o dalla Corea, altri focolai) a dichiararsi. «Dobbiamo affidarci al buon senso delle persone», spiegano i dipendenti del ministero. Spero che anche i miei compagni di viaggio ne abbiano avuto: in tanti possono essere partiti da Pechino.
Fornisco le generalità, il numero di volo e di sedile, i dettagli su dove starò in Italia. Ho un posto dove fare la quarantena, ma gli addetti non mi chiedono nulla in merito. Allungano un foglietto in italiano, inglese e mandarino, «consigli per i viaggiatori di ritorno dalle aree a rischio», senza dubbio sarà tutto spiegato lì. Sbagliato di nuovo. Non parla di isolamento, solo di cosa fare se spuntassero febbre o tosse: indossare la mascherina, lavarsi le mani e chiamare il 1500. In assenza di sintomi, nulla da segnalare. A questo punto la tentazione di fare lo gnorri è troppa: posso andare al ristorante? Risposta: «Lei può andare dove vuole».
Ringrazio e procedo al controllo passaporti, con un gran caos in testa. Come è possibile? Ero rimasto alla quarantena obbligatoria, annunciata dal ministro della Salute Speranza il 20 febbraio, quando si ipotizzava, a torto, che il paziente uno di Codogno fosse stato contagiato da un amico di ritorno dalla Cina.
Altra mossa fuori tempo, forse nemmeno necessaria per le persone senza sintomi. Ma da qui a permettermi di andare al ristorante troppo bello per essere vero. Non è vero infatti, scopro sul sito del ministero della Salute. Ordinanza del 20 febbraio: quarantena fiduciaria per chi torna dalle aree a rischio. L' avrei fatta comunque, la farò. Spero solo che anche i miei compagni di viaggio abbiano controllato.