Libero, 31 gennaio 2019
L’educazione sessuale è un obbrobrio
Parlare di sesso nelle scuole è di moda. Ogni due o tre giorni c’è qualche docente e qualche deficiente che affermano la necessità di abolire il latino e di non esagerare con l’insegnamento della grammatica nonché della sintassi. Ciascuno la pensi come vuole, ma cancellare la lingua di Ovidio per fare posto all’addestramento in materia relativa alle scopate e derivati sembra francamente una scemenza indegna. Ci segnalano che in una primaria di Scanzorosciate, nei pressi di Bergamo, è stata ingaggiata una specialista esperta in connubi tra maschi e femmine. La quale ha spiegato a bambini di 10 anni in che cosa consista la masturbazione, e, non paga di questo, si è dilungata nel rendere noto agli allievi come avviene l’amore orale, ciò che ha disgustato non poco i piccoli discenti. Non sappiamo chi abbia promosso lezioni così e non possiamo deplorare alcuno, però chi si preoccupa di informare l’infanzia circa quanto succede sotto le lenzuola di mamma e papà, secondo noi è un cretino che ignora la psicologia degli alunni delle elementari. Non sa che i ragazzini se ne infischiano dell’erotismo e generi affini, non ne sono interessati, e se per caso nel campo (minato) hanno delle curiosità sono perfettamente in grado di informarsi. Parliamo per esperienza. Siamo stati tutti piccoli e ingenui, tuttavia col tempo, come maturano le nespole, abbiamo maturato idee abbastanza esatte. Da autodidatti. Con le nozioni apprese dai nostri compagni siamo cresciuti edotti e da adolescenti, senza l’ausilio di maestre sporcaccione, non abbiamo trovato motivi per stare male. Ora abbiamo dei figli o dei nipoti e possiamo dire loro che i bimbi non nascono sotto i cavoli né li porta la cicogna. Preghiamo i provveditori agli studi e i direttori didattici di farsi i cazzi propri e non quelli dei nostri pargoli, alla cui educazione pensiamo noi, dato che non necessitiamo di collaboratori. Semmai addestrino gli alunni a far di conto e a scrivere in buon italiano.