La Stampa, 31 gennaio 2019
Messi al circo
In coda per Messi e lui neanche gioca. Neanche c’è. Eppure lo si aspetta come se la sua storia potesse aprire delle porte, come se già si portasse dietro molto più di una spettacolare carriera. Più del suo infinito talento. Il Messi che giusto ieri sera ha giocato in Coppa del Re non è l’unico in circolazione. C’è lui e poi c’è la sua immagine, quella dell’ultima icona pop che ormai vive di vita propria.
Il 7 febbraio vanno in vendita i biglietti del «Circo Messi», dai 38 euro in su, e partono richieste da ogni parte del mondo per un tour che durerà un anno e debutterà a Barcellona il prossimo ottobre. Per vedere lo show bisogna muoversi ora e per lanciarlo c’è un evento privatissimo a inviti segretissimi dove cantano Shakira e Robbie Williams e gli invitati sono gentilmente pregati di non scattare foto. Sarà lanciato anche il «Messi Challenge», il prologo virtuale allestito come riscaldamento un’ora prima dello spettacolo in un parco tematico di 12.000 mila metri quadri. Ha ragione Valverde, il tecnico del Barça: «Messi non è più solo un giocatore di calcio».
Figura mitizzata
Lo show concepito dal Cirque du Soleil, che si sta già allenando per la performance, si chiama «Messi 10»: racconta vita e gol del ragazzino nato troppo gracile per poter ambire a essere una stella dello sport. E che invece è diventato l’essenza dello sport, la prova che le doti valgono più del fisico e che persino un tipo introverso, bassino, difficile da notare può trasformarsi in un punto di riferimento. In una faccia universalmente riconosciuta. I 46 artisti si muoveranno dentro una scenografia che ricorda lo stadio dove il pubblico sarà diviso in due curve e il programma in due parti, da 45 minuti l’una. Numeri da circo, appunto, per evocare le magie di Messi sul campo e una certa dose di romanticismo per tratteggiarne il carattere.
L’icona è schiva e appassionata e gentile con tutti e sempre felice di stare in mezzo a chi brama autografi e in contatto con chiunque infili la sua maglia. Dai bambini profughi che la indossano per avere i superpoteri e sentirsi tranquilli anche in mezzo al delirio, ai teenager che la comprano per sintonizzarsi sulla stessa frequente. Quella della pulce: tutti si sentono troppo piccoli nella vita prima o poi, considerati inadatti, derisi, fraintesi, non capiti. Il Messi del circo è un messia del riscatto, non deve per forza essere quello vero, umano, meno attento a chi gli gravita intorno. Dettagli, il circo che tutti aspettano ha scelto il soggetto che tutti conoscono e ha unito la magia del gioco all’acrobazia. Meglio della polvere di stelle.
Quel tocco di verità
Il Messi vero non partecipa ovviamente, ma ha seguito (o fatto seguire) la stesura della trama, la costruzione del palco, l’evoluzione delle idee. Ha approvato e bocciato. Soprattutto ha visto la sua esistenza trasformarsi in altro. Il Cirque du Soleil è abituato a queste operazioni: lo ha fatto con i Beatles e con Michael Jackson ma i Fab Four hanno smesso di suonare insieme 50 anni fa sopra un tetto di Liverpool e il padrone delle classifiche è morto. Messi non solo è vivo ma è in piena attività. Sarebbe materiale instabile se non fosse già diventato un mito che prescinde dall’attualità, dal successo, dai record da ciò che vincerà ancora, dal suo ritorno in Nazionale o dal definitivo addio, dai tatuaggi che aggiungerà su un corpo già quasi interamente disegnato, dalle scelte che farà nella vita privata.
«Racconteremo il sacrificio, il lavoro duro, la sofferenza» è la descrizione del regista , concetti difficili da abbinare a un calciatore famoso che di sicuro fatica, ma non è esattamente uscito da un libro di Dickens. Non importa «Messi 10» sarà commovente e trascinante, il produttore musicale è l’ex portiere blaugrana José Manuel Pinto capace di aggiungere quel tocco di verità che completerà il prodotto. Il circo toccherà tutte le corde che deve e regalerà a Messi un’altro pezzo di eredità nella cultura popolare. Ovvero nell’eternità.