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 2019  gennaio 31 Giovedì calendario

Intervista a Daniele Silvestri

Il Festival che sta per cominciare parla romano. C’è Claudio Baglioni da Centocelle, che lo guida e lo ha costruito, ma poi ci sono gli altri, chiamati a far la gara: Ultimo di San Basilio, Achille Lauro di Conca d’oro, Paola Turci dell’Alberone, Simone Cristicchi del Tuscolano e Daniele Silvestri di Prati, uno dei veterani di questo Sanremo riverniciato. «È il segnale che a Roma c’è di nuovo un gran bel fermento dopo anni di macerie. Alla lista aggiungerei anche Rancore, romano con padre egiziano. Sarà con me all’Ariston» fa notare Daniele, che torna in gara con uno dei pezzi più convincenti in lizza: Argento vivo è aggressivo, robusto, ritmicamente movimentato. Se vincesse, non ci sarebbe nulla da ridire. 
Silvestri, faccia pure gli scongiuri, ma il suo successo sarebbe il giusto compromesso fra tradizione e novità.
«Sono al mio sesto Festival, è giusto darmi del veterano, sono più vicino come età a Patty Pravo che a Ghemon. Però non mi sento establishment, nonostante i 25 anni di carriera e i 50 d’età. E sono contento di far parte di questa edizione che certifica come il mondo musicale sia cambiato e se ne sono accorti anche quelli che in genere non se ne accorgono». 
Sta dicendo che la rivoluzione di Baglioni è la presa d’atto di una situazione?
«La nicchia underground è diventata mainstream. Ma è positivo che Baglioni concepisca il suo ruolo in modo aperto alle novità. Il cambiamento sarebbe comunque avvenuto, prima o poi. A me personalmente fa piacere avere a fianco gente come i Zen Circus, che ho sentito e hanno fatto un gran lavoro». 
Anche lei, nel suo pezzo, punta sul rap. 
«Il rap è meno sognante di una melodia, ma ti permette di dire tante cose perché è capace di arrivare al cuore del pensiero. L’ho usato tante volte in passato. Penso che stia dando perfino una mano alle lingua italiana, aggiornandola a volte in forme affascinanti, altre decisamente orrende». 
Da sempre lei ha mostrato gran facilità nello scrivere testi in rima, quasi degli sciolingua.
«Il merito è di mio padre che, quando avevo sei anni mi parlava in rima, in un gioco meraviglioso che facevamo. Erano quasi filastrocche e la cadenza ritmica ha l’effetto piacevole di fermare le parole nel cervello».
Suo padre, Alberto Silvestri, è stato un grande autore televisivo, per tanti anni al Maurizio Costanzo Show, ma sua madre, che aveva la passione per il canto e il jazz, probabilmente le ha dato il gusto per la musica dal forte impatto ritmico.
«Visto che mio padre era stonato come una campana, ho preso da lei. Ascoltava, soprattutto, colonne sonore e musical. La cosa mi ha segnato tantissimo: quando scrivo penso sempre per immagini. Il mio primo disco a 14 anni l’ho fatto ispirandomi ai personaggi di Radici».
Argento vivo è una storia forte.
«Mi è stata suggerita un paio di mesi fa su Facebook. Avevo chiesto con un post di segnalarmi quali argomenti trattare per il mio disco. Molti hanno parlato di scuola e di adolescenza e, siccome ho tre figli di cui due in quella fase, conosco la frustrazione in questo vuoto di pensiero, molto più forte che in altre epoche. La canzone prova ad affrontare questo buco nero».
Nella serata dei duetti vi darà manforte Manuel Agnelli.
«Canta nel disco, quando l’ho chiamato gli ho detto: Manuel mi piacerebbe sentire il tuo modo di urlare. E così ha fatto».
Sanremo è una tappa obbligata se c’è un disco nuovo in arrivo o, almeno un tour da lanciare: il suo disco arriverà a primavera e il tour in autunno.
«Per me è comunque una sfida, può essere, insieme, brutto ed emozionante».
Silvestri ha giù pubblicato due singoli dal nuovo album, Complimenti ignoranti e Tempi modesti. Il tour partirà dal 19 ottobre da Foligno. La data romana, è già raddoppiata (25 e 26 ottobre): «Punterò su suoni duri e ritmi mossi è la promessa -. Forse Acrobati era più in linea con la mia età, ma non ho voglia di stare sulle nuvole».