Giacomo Amadori e Simone Di Meo per “la Verità”, 30 gennaio 2019
SAPETE CHE GIORGIO PIETROSTEFANI, CONDANNATO PER L’OMICIDIO CALABRESI E LATITANTE A PARIGI, PRENDE 1500 EURO DI PENSIONE INPS? È PIU' DEL TRIPLO DELL'ASSEGNO DI REVERSIBILITÀ CHE RICEVE VEDOVA DEL COMMISSARIO MORTO NEL 1972 (400 €) – L’INCHIESTA DI "PANORAMA" SULLA DOLCE VITA ALL’ESTERO DEGLI EX TERRORISTI ''GRAZIATI'' DA MITTERRAND
(Estratto dell’inchiesta per “Panorama”) A Cinecittà hanno già pronta la «parte seconda» della cattura di Cesare Battisti, l' ergastolano consegnato dal governo boliviano alle patrie galere con la regia del neopresidente del Brasile, Jair Bolsonaro. Ovviamente non stiamo parlando degli studios capitolini, ma degli uffici della Direzione centrale della polizia di prevenzione, l' antiterrorismo italiano, che si trova proprio di fronte alla nostra piccola Hollywood.
Ai piani alti di quella che si chiamava Ucigos il direttore, Lamberto Giannini, e il suo braccio destro, Eugenio Spina, capo dell' antiterrorismo interno, coordinati dal capo della polizia, Franco Gabrielli, stanno studiando nei dettagli l' elenco degli ultimi 30 «most wanted» degli Anni di piombo, tra i quali 12 ergastolani, quelli che non sono stati graziati dalla prescrizione, una panacea che ha salvato anche nomi eccellenti della lotta armata come le due ex primule rosse Simonetta Giorgieri e Carla Vendetti.
Per qualche anno i nostri investigatori hanno pensato che ci fossero loro dietro alle nuove Brigate rosse, quelle che hanno ucciso i professori Massimo D' Antona e Marco Biagi, ma quella pista è tramontata e nessuno cerca più le due signore. La maggior parte dei ricercati nella lista in mano al ministro dell' Interno, Matteo Salvini, vive in Francia e ha potuto usufruire della cosiddetta «dottrina Mitterand» sino al 2002, quando anche la Francia l'ha messa in soffitta ritenendo che l' impegno politico del presidente non rappresentasse una fonte del diritto.
Da allora i latitanti hanno dovuto ricorrere ad altre ciambelle di salvataggio: motivi di salute, l' acquisizione della cittadinanza francese, magari grazie al matrimonio con cittadini d' Oltralpe, la buona condotta, fino a ragioni più squisitamente tecnico-giuridiche. vacanze parigine Tra i reduci parigini della stagione del terrorismo rosso il nome forse più noto è quello di Giorgio Pietrostefani, condannato insieme ad Adriano Sofri e Ovidio Bompressi per l' omicidio del commissario Luigi Calabresi, a Milano.
Fino a poco tempo fa aveva Twitter, ma solo per commentare (poco) il calcio italiano. All' inizio della latitanza, a Repubblica, giornale oggi diretto dal figlio della sua vittima, aveva dichiarato: «La mia vita è ridicola, ho 56 anni e gioco ancora a nascondino come un bambino». Alla fine il passatempo non deve essergli dispiaciuto e ci si è dedicato per altri quattro lustri. Oggi ha 75 anni, è separato, ha subito un trapianto di fegato, ma può usufruire di una pensione di vecchiaia dei lavoratori ex Inpdai erogata dall' Inps: oltre 1.500 euro al mese a partire dal 2017. Sì, avete letto bene.
L' istituto previdenziale presieduto da Tito Boeri paga un assegno mensile a un latitante, consentendogli di fatto di restare lontano dall' Italia. Per raggiungere l' agognato traguardo, dal 2000 al 2015, Pietrostefani ha versato in Francia 12.000 euro all' anno, contributi che in base a una convenzione esistente tra i due Stati sono stati riconosciuti dal nostro Paese. «Risultano periodi di lavoro all' estero comunicati dagli enti previdenziali di Francia.
Tali periodi potranno essere presi in considerazione ai fini della liquidazione di una pensione italiana alle condizioni e nei limiti previsti dagli accordi internazionali», si legge nella scheda di Pietrostefani. «Potranno» e non «dovranno», ma comunque «tali periodi» sono entrati nel computo.
In Francia Pietrostefani, architetto e dirigente d' azienda dagli interessi poliedrici, ha fatto il consulente d' affari e gestionale. Il suo ufficio era a due passi dal Louvre, al numero 20 di Rue de la Banque. Dal 2017, quando è andato in pensione, si è spostato in un indirizzo meno sfarzoso.
Ma come è arrivato a racimolare un simile assegno, essendo stato praticamente sempre sotto indagine o latitante a partire dagli anni Settanta? Intanto, ha riscattato gli anni dell' università e vi ha aggiunto quattro anni di lavoro (1979-1983) non meglio precisato. Tra il 1983 e il 1992, per un totale di otto anni e nove mesi, è stato assunto come manager presso la Finanziaria Ernesto Breda e poi è diventato consigliere d' amministrazione delle Reggiane officine meccaniche italiane. In quei nove anni ha visto crescere il proprio stipendio da 12 a 100 milioni di lire (1991).
PAGHETTA CONTINUA In Breda è rimasto cinque anni superando i 50 milioni di retribuzione, mentre nelle Officine è entrato nel 1988, con una retribuzione di quasi 70 milioni l' anno. Sempre nel 1988 è stato arrestato e poi rilasciato. Ciò non gli ha impedito di veder crescere i propri emolumenti. In tutto in Italia ha dichiarato redditi a fini previdenziali per un ammontare di poco meno di 300.000 euro.
Iscritto alla Cassa nazionale di assistenza di ingegneri e architetti e all' Ente nazionale di assistenza agenti e rappresentanti di commercio, nel 1992, ha lasciato il lavoro e nel febbraio 1993 è stato autorizzato alla contribuzione volontaria. Nel 1997, dopo sette processi, la Cassazione ha confermato in via definitiva la condanna per lui, Sofri e Bompressi.
Dopo la sentenza ha scontato solo tre anni di pena e nel 2000 si è rifugiato in Francia dove ha ripreso a versare i contributi, mettendo da parte ulteriori 180.000 euro. Nel 2017 ha iniziato a riscuotere a Parigi il sospirato assegno italiano: ricevendo 21.740 euro netti nel primo anno (1.811 euro al mese di media) e «solo» 17.700 (1.475) nel 2018. A gennaio 2019 ha incassato una rendita da 1.565 euro e grazie a questa vive a Parigi, coccolato dai tanti amici che in Italia e in Francia hanno sempre tifato per lui.
Di fronte a tali cifre bisogna ricordare che la vedova del commissario Calabresi, Gemma Capra, percepisce una pensione di reversibilità di 400 euro. È un vitalizio quasi quattro volte inferiore rispetto all' assegno di Pietrostefani, che per fortuna è integrato da una personale pensione di vecchiaia.