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 2019  gennaio 30 Mercoledì calendario

L’incidente di Mayerling, 130 anni fa

Il 30 gennaio del 1889, 130 anni fa, Rodolfo d’Asburgo-Lorena, l’erede al trono dell’impero austro-ungarico, e la sua amante di diciassette anni, la baronessa Maria Vetsera, furono ritrovati morti in una tenuta di caccia vicino alla città di Mayerling, in Austria. Fu uno dei più importanti casi di cronaca della fine del secolo. Ne parlarono tutti i giornali d’Europa, si ipotizzarono complotti e assassinii, e negli anni successivi la storia ispirò romanzi, opere teatrali e film, come Mayerling, del 1968, con Omar Sharif, Catherine Deneuve e Ava Gardner e, più di recente, L’Illusionista, del 2006, con Edward Norton, Paul Giamatti e Jessica Biel.

Rodolfo d’Asburgo-Lorena e la baronessa Maria Vetsera (Wikipedia)

L’incidente
L’arciduca Rodolfo Francesco Carlo Giuseppe era nato il 21 agosto del 1858 a Vienna, ed era il primo ed unico figlio maschio dell’imperatore Francesco Giuseppe e dell’Imperatrice Elisabetta (più conosciuta con il diminutivo di Sissi). Ricevette un’educazione militare e poi, su pressione della madre, fu affidato a un istitutore. Si appassionò soprattutto alle scienze naturali: all’ornitologia e alla geologia. In contrasto con il conservatorismo politico del padre, dimostrò tendenze liberali. I politici ungheresi che chiedevano una maggiore indipendenza del loro paese lo considerarono un alleato e, secondo alcuni, fu anche ostile all’alleanza con la Germania. Nel 1881, Rodolfo sposò la principessa Stefania del Belgio, scelta dal padre. E da lei ebbe una figlia, l’arciduchessa Elisabetta. Rodolfo continuò però a condurre una vita libera, spesso lontana dalla famiglia e dalla corte.

Il 29 gennaio del 1889 il principe disse ai suoi genitori di essere indisposto e di non poter partecipare a una cena ufficiale. Lo stesso giorno si ritirò in una tenuta di caccia a Mayerling: insieme a lui c’era la baronessa Maria Vetsera. I due si erano conosciuti pochi mesi prima, nel novembre del 1888, e avevano iniziato una relazione. Maria all’epoca aveva 17 anni, Rodolfo 31.

La mattina del 30 gennaio il valletto del principe bussò alla sua stanza. Rodolfo aveva chiesto di essere svegliato presto per poter andare a caccia all’alba. Il valletto raccontò successivamente che dalla stanza non si sentirono risposte o rumori per diversi minuti. Dopo diversi tentativi, il valletto sentì dei colpi sordi provenire dalla stanza e cercò di forzare la porta senza riuscirci. Andò a prendere un’ascia, ruppe uno dei pannelli della porta e finalmente riuscì ad entrare. All’interno della stanza le tende erano state tirate e c’era buio.

Nell’oscurità, raccontarono poi il valletto e una cameriera del principe, si intravedeva la sagoma di Rodolfo seduto, o forse sdraiato sul letto. Del sangue gli usciva dalla bocca e vicino a lui si intravedeva un bicchiere vuoto. Accanto a lui, immobile e in posizione sdraiata, c’era il corpo nudo della giovane donna. Il valletto del principe pensò subito che il principe fosse stato avvelenato dalla sua amante. E questa versione della storia, frutto della prima impressione del valletto, circolò a lungo e contribuì molto, nei mesi successivi, alle varie teorie del complotto.

Immediatamente il valletto lasciò Mayerling per raggiungere la corte a Vienna e dare la notizia. Una volta arrivato diversi nobili e cortigiani discussero per parecchio tempo su chi e come dovesse comunicare la notizia all’imperatore. Alla fine venne deciso che il compito spettava all’imperatrice Sissi. Francesco Giuseppe ricevette dunque la notizia in privato, da sua moglie. Non si conoscono i dettagli del loro colloquio né la reazione dei due: alcuni teorici del complotto sostengono che l’imperatore reagì con indifferenza, come se già sapesse della morte del figlio. Di certo c’è che dopo quel giorno l’imperatrice passò il resto della propria vita vestita a lutto e i testimoni dell’epoca concordano sul fatto che la notizia colpì molto anche l’imperatore. Nel tardo pomeriggio del 30 gennaio la polizia isolò la tenuta di caccia e un gruppo di medici imperiali visitò i due corpi. Due lettere di addio furono ritrovate nella stanza, entrambe scritte da Rodolfo. La prima indirizzata a sua moglie, la seconda alla madre.

I rapporti dei medici non sono chiari e alcuni storici hanno ipotizzato che siano stati falsificati. A quanto pare si stabilì che Rodolfo si era suicidato (non c’è certezza nemmeno sul come: alcuni dicono con un colpo alla testa, altri con un colpo al cuore). Poco prima di togliersi la vita avrebbe ucciso Maria, sparandole a una tempia. La mattina del 31 i giornali di Vienna pubblicarono la notizia che Rodolfo era morto a causa di un aneurisma, ma successivamente la corte di Vienna dovette ammettere la verità: Rodolfo e Maria si erano uccisi.

Le conseguenze di Mayerling
La morte di Rodolfo fu un colpo molto grave per la dinastia degli Asburgo e secondo alcuni storici influì in qualche modo anche sullo scoppio della Prima guerra mondiale. Alla fine dell’Ottocento l’impero austro-ungarico si trovava in una situazione molto difficile. I suoi territori erano molto ampi e abitati da tedeschi, italiani, ungheresi, croati, cechi, tutti quanti animati in vario modo da un certo spirito nazionalistico. L’unica cosa che teneva unite tutte le varie componenti dell’impero era proprio la dinastia degli Asburgo, che però all’epoca era in decadenza, economica, politica e militare.

Nel 1866, vent’anni prima, l’impero era stato duramente sconfitto dalla Prussia, il che aveva fatto capire più o meno a tutto il mondo che la nuova potenza egemone del centro Europa, economicamente e militarmente, era la nuova Germania. La corte e l’élite del paese erano molto divise su come fare fronte alla situazione: i liberali chiedevano una maggiore apertura alla democrazia, una maggiore autonomia per le varie “nazioni” che componevano l’impero e un avvicinamento alla Francia repubblicana; i conservatori volevano una sempre maggiore restrizione delle libertà politiche e una stretta alleanza con la Germania imperiale.

Rodolfo, come abbiamo visto, era tra i primi e alcuni storici sostengono che la sua morte rese la politica della corte più conservatrice e più vicina alla Germania. Di fatto, la sua morte mise la dinastia in una posizione ancora più difficile. Francesco Giuseppe e l’imperatrice non avevano altri figli, quindi l’erede divenne il fratello minore di Francesco Giuseppe che rinunciò immediatamente al diritto facendolo passare a suo figlio Ferdinando. Quando, venticinque anni dopo l’incidente di Mayerling, Ferdinando venne ucciso a Sarajevo dal nazionalista serbo Gavrilio Princip, la dinastia asburgica si trovò di nuovo senza eredi diretti al trono. La mancanza di un chiaro erede, unica garanzia all’unità dell’impero, contribuì a far intraprendere al governo austriaco una serie di mosse molto azzardate che in poche settimane portarono allo scoppio della Prima guerra mondiale.

I complotti
La corte di Vienna cercò di mettere a tacere l’incidente di Mayerling nel più breve tempo possibile. Maria fu sepolta poco dopo l’esame dei medici, praticamente in segreto. La morte di Rodolfo fu annunciata in un primo momento come causata da un aneurisma. Quando però i medici visitarono il corpo (e quando fu ora di esporre il cadavere) non fu più possibile nascondere la causa della morte. La corte di Vienna dovette chiedere un’esplicita dispensa papale per permettere la sepoltura di Rodolfo nella Cripta dei Cappuccini, a Vienna, dove sono sepolti quasi centocinquanta membri della dinastia Asburgo (per la religione cattolica, infatti, i suicidi, morti in “peccato mortale”, non potevano essere sepolti in terra consacrata e con funerali religiosi).

Nelle settimane successive i pochissimi dettagli di quello che venne chiamato “l’incidente di Mayerling”, uniti alla scarsa mancanza di trasparenza della corte di Vienna e all’atmosfera ovattata che circondava il caso, spinsero i giornali di tutta Europa a lanciarsi in numerose speculazioni su quello che era accaduto a Mayerling. Influenzate da questo clima, le teste coronate di mezzo continente si scrivevano nelle loro lettere private ipotesi e sospetti su come fossero andate veramente le cose.

La prima spiegazione alternativa alla teoria ufficiale dell’omicidio-suicidio fu favorita dal racconto iniziale del valletto di Rodolfo: Maria aveva avvelenato il suo amante e poi si era suicidata, forse perché Rodolfo le aveva chiesto di interrompere la loro relazione. Questa ipotesi non durò molto: c’erano delle ferite di arma da fuoco a smentirla. La seconda teoria, diffusa o comunque suggerita da moltissimi romanzi e altre ricostruzioni, era che i due fossero stati uccisi per ordine dell’imperatore in persona. Francesco Giuseppe, secondo queste teorie, temeva che Rodolfo volesse rovesciare il trono e consegnare il paese ai liberali e agli ungheresi. Variazioni di questa teoria danno la colpa dell’omicidio a qualche personaggio di corte che agì per favorire l’Imperatore, ma senza un suo ordine esplicito.

La teoria più diffusa, però, è quella che ha per protagonisti i tedeschi. Secondo alcuni, ad ordinare l’omicidio di Rodolfo sarebbe stato niente meno che il Kaiser Guglielmo II, con la complicità del cancelliere Otto von Bismarck. In questa ricostruzione, Rodolfo avrebbe spinto per cancellare l’alleanza con la Germania e per stringere accordi con Russia e Francia: un simile cambio di alleanze avrebbe lasciato la Germania isolata in Europa.

In realtà tutte queste ipotesi sono piuttosto improbabili. Secondo gran parte dei biografi e degli storici, non c’è alcun bisogno di chiamare in causa complotti e potenze straniere per spiegare quello che accadde a Mayerling. Rodolfo era affetto da manie depressive. E quando la famiglia lo obbligò a rinunciare alla sua relazione, convinse Maria, che aveva soltanto 17 anni, a suicidarsi insieme a lui.