La Stampa, 30 gennaio 2019
Il giallo del legale di Ruby, morto in una clinica svizzera
Egidio Verzini, lo scorso quattro dicembre, aveva parlato di «dovere etico e morale», per motivare il suo messaggio. Poche righe, rilasciate all’agenzia Ansa, per raccontare la sua nuova versione sul caso Ruby. Altre verità. E quelle, si scopre oggi, sono state le ultime parole pubbliche dell’avvocato veronese. Verzini, della giovane marocchina è stato difensore per pochi mesi nel 2011, quando la ragazza era al centro dello scandalo in cui Silvio Berlusconi è stato processato e poi assolto per prostituzione per le sue serate a base di «bunga bunga». Ruby El Marough, proprio quell’anno, secondo la nuova dichiarazione del suo legale, ha ricevuto da Silvio Berlusconi «un pagamento di 5 milioni di euro eseguito tramite la banca Commercial Bank di Antigua su un conto presso una banca in Messico» e in particolare due milioni «sono stati dati a Luca Risso», ex compagno della ragazza, e 3 «sono stati fatti transitare dal Messico a Dubai e sono esclusivamente di Ruby». L’«operazione Ruby», ha sostenuto ancora Verzini, è stata «interamente diretta dall’avvocato Ghedini». Nel giro di poche ore, le sue dichiarazioni hanno fatto il giro del web, scatenando le reazioni soprattutto dello storico avvocato del Cavaliere, proprio Niccolò Ghedini. Sui giornali di mercoledì cinque dicembre, Ghedini reagisce alla nuova versione, annunciando querele, smentite e procedimenti disciplinari. Ma perché, a distanza di così tanti anni, Verzini ha sentito il dovere di fare nuove rivelazioni? Questa la domanda che più circolava tra gli addetti ai lavori. Una spiegazione postuma si può intuire a poco più di un mese e mezzo di distanza. Solo da pochi giorni, si sa ora, Verzini proprio quella mattina del 5 dicembre, mentre le sue dichiarazioni occupavano spazio sui giornali e media, si trovava a Zurigo, nella Clinica «Dignitas» – la stessa in cui ha concluso la sua vita Dj Fabo – ad aspettare il suo turno. Da giorni era in lista d’attesa per mettere fine alla sua vita. Il certificato di morte è stato depositato il 3 gennaio scorso – 30 giorni dopo il decesso, come imposto nelle sue ultime volontà dal legale -, nel Comune di Treviso, dove risiedeva. Poche ore dopo, lo stesso certificato è stato recapitato all’Ordine degli avvocati di Verona, per la cancellazione dall’Albo di Verzini. Da quel che trapela – l’Arena aveva dato la notizia della misteriosa scomparsa il 12 gennaio -, un male incurabile, diagnosticato diversi mesi fa, avrebbe spinto l’avvocato 61enne a rivolgersi alla clinica svizzera che applica l’eutanasia ai suoi pazienti dopo esami e riscontri rigorosi. Berlusconi oggi si trova imputato in un processo collegato al primo caso Ruby, per corruzione giudiziaria. La procura, attraverso il procuratore aggiunto, Tiziana Siciliano e il pm Luca Gaglio, è convinta che abbia pagato una ventina di testimoni del bunga bunga, per non raccontare la verità ai magistrati che indagavano. Le parole di Verzini di inizio dicembre, raccontano dettagli inediti su quei pagamenti – partiti da Antigua dove Berlusconi ha una villa -. E proprio sulle ultime volontà dell’avvocato veronese, i pm milanesi hanno deciso di vederci chiaro. Verzini era tra i testimoni dell’accusa nel processo a carico del Cavaliere, che riprende lunedì prossimo. E si aspettavano di vedere ribadire questa tesi dei versamenti da Antigua anche davanti al Tribunale. Non è escluso che, ora, cerchino dei documenti inediti che stanno alla base di queste ultime dichiarazioni. Un tassello ulteriore per dimostrare la corruzione di testimoni nel corso del processo Ruby.