la Repubblica, 30 gennaio 2019
Il Dumbo di Tim Burton
Tim Burton ci prova ancora: dopo la sua versione “live action” del classico dell’animazione Alice nel paese delle meraviglie è ora la volta di Dumbo, il celebre cartone animato della Disney del 1941. Un “Dumbo” in carne e ossa, quello di Burton, con Colin Farrell, Michael Keaton, Danny De Vito ed Eva Green e un elefantino volante.
E non è l’unico classico Disney a cercare nuova vita in versione live action: dopo Mowgli, la leggenda della giungla, La bella e la bestia, Cenerentola con Meryl Streep, c’è un Pinocchio in via di sviluppo, con Tom Hanks nel ruolo di Geppetto, un Aladino con Will Smith nei panni del genio della lampada e il progetto di un Gobbo di Notre Dame.
Perché Dumbo? chiediamo a Burton. «È sempre stato il mio cartone animato preferito», dice il regista. «La storia è bellissima per via della sua semplicità. Il film animato originale è raccontato tutto dal punto di vista dell’animale in un circo umano, ma c’è una storia umana che non poteva essere raccontata nel cartoon. Secondo me spostare la prospettiva – dall’animale all’umano – fa emergere ancora di più l’esperienza universale dell’elefantino con le enormi orecchie».Ci troviamo sul set ai Pinewood Studios, subito fuori Londra, nel teatro di posa 5. Burton, 60 anni (aveva iniziato la sua carriera nel cinema proprio come animatore della Disney), alza il livello di entusiasmo al massimo, tra comparse e figuranti, per gli ultimi giorni di riprese.
Il set, arricchito dai costumi dalla premio Oscar Colleen Atwood, rappresenta il Circo della Famiglia Medici, con automobiline e trenini, venditori di popcorn, stand di giochi, tiri a segno e un cannone gigante con un proiettile umano. Burton, l’eterno Peter Pan, vestito come suo solito di nero, capelli arruffati e occhiali vistosi, chiede ai i figuranti sugli spalti del finto circo di alzarsi e applaudire: «Quello che state per vedere è straordinario, e ho bisogno che voi reagiate di conseguenza».Detto questo lo stuntman viene sparato dal cannone, altissimo in aria, quasi a sfiorare le luci sul tetto del teatro di posa, per poi fare una capriola e atterrare prima sulla rete e poi con una piroetta a terra. Non c’è trucco: è tutto vero, come al circo. Quando poi l’uomo cannone si avvicina agli spalti, il pubblico vede che ha una maschera da elefante con enormi orecchie. Le comparse scattano in piedi e applaudono urlando con genuina emozione.
Burton, raggiante, lascia scorrere la cinepresa e solo dopo qualche secondo urla «stop!» e aggiunge «Perfetto». Il film debutterà sugli schermi italiani il 28 marzo.
La trama è simile a quella del cartone del 1941, ma si sofferma di più sui personaggi umani, solo accennati nel cartoon. Holt Farrier (Colin Farrell), un tempo una stella del circo, torna dalla guerra ferito e menomato. Il proprietario del circo, Max Medici (DeVito), lo assume per prendersi cura di Dumbo, l’elefantino dalle orecchie enormi. Quando scoprono che può volare, l’imprenditore Vandemere (Keaton) e la trapezista Colette Marchant (Eva Green) decidono di fare dell’animale una grande star.
«È bullizzato da tutti, umani ed animali», dice lo sceneggiatore Ehren Kruger, «e soffre di tremendi complessi d’inferiorità.Ma proprio per via della sua diversità riuscirà a trionfare. Una storia universale». Numerosi effetti visivi sono stati utilizzati per ritrarre Dumbo: a elefantini veri sono stati sovrapposti animatronica, motion capture e computer grafica. «Il resto è un film come qualsiasi altro: forse il più commovente che abbia mai fatto», sostiene Burton, «il cinema è soprattutto un mezzo di comunicazione emotiva, e Dumbo, adorabile con le sue orecchione, con tutti i suoi complessi e il suo presunto autismo, per me è il massimo della dolcezza e dell’emotività».
Incontriamo sul set Danny DeVito, che aveva già lavorato con Burton in Batman – Il ritorno: «Io penso a Tim come un Picasso o un Kandinsky o Pollock, un artista figurativo capace di rompere ogni schema», dice l’attore. «La sua energia è libera e piena di invenzione. E poi io sono sempre stato un fan di Dumbo: ho tre figli e quando erano piccoli siamo andati più volte a vedere il film tutti insieme: durava solo 63 minuti, perfetto per i bambini! E poi ho sempre adorato il circo: nel New Jersey, dove sono cresciuto, ogni anno arrivava, issavano il tendone a strisce bianco e rosse e subito sentivo qualcosa di magico».