il Giornale, 30 gennaio 2019
Maria Antonietta, l’opera-fantasma di Puccini
La tragica sorte di Butterfly, nell’omonima opera, è ben riassunta da tre versi del libretto di Illica e Giacosa: «Ogni farfalla/ da uno spillo è trafitta/ ed in tavola infitta!». E la tragica sorte che contraddistinse la protagonista fu riservata anche alla prima scaligera del 17 febbraio 1904: un solenne fiasco. A quell’opera così problematica seguì, per Giacomo Puccini, una fase di crisi creativa. In quel periodo non mancarono episodi curiosi, come il tentativo poi abortito (complice, senza dubbio, il coevo successo dell’Andrea Chénier di Giordano) di scrivere un’opera a soggetto rivoluzionario: Maria Antonietta. Ne scrive diffusamente Marcello Conati nel suo fresco fresco Giacomo Puccini. Aspetti di drammaturgia (Libreria Musicale Italiana, pagg. 140, euro 20).
Le singolari vicende legate a questo titolo mancato nel catalogo pucciniano coprono ben un decennio: dal novembre 1897 (prima di Madama Butterfly, dunque) all’estate 1907 con un picco di concentrazione proprio nel post-Butterfly, tra il 1905 e il 1907. Sponsor più attivo del dramma fu il librettista Luigi Illica che spinse costantemente il soggetto presso l’editore Ricordi: «Questa Maria Antonietta è tutta una formidabile agglomerazione di forti effetti, i quali vengono originati sulla scena da piccoli dettagli e da intenzioni che finora solo Puccini ha saputo dare al teatro». L’interesse del compositore lucchese, però, fu altalenante in un andirivieni di entusiasmi e disapprovazioni: «La farò?», scrisse Puccini all’amico Alfredo Vandini, «chi lo sa? Troppe osservazioni e troppi lunghi discorsi dovrei farti per dimostrarti i miei dubbi; ma i dubbi son come le nuvole che se ne vanno secondo il vento a coprire o a scoprire la luce».
Maria Antonietta, i cui abbozzi di libretto sono riportati in appendice, fu teatro di focoso e spassoso scontro tra l’hater Puccini e il permaloso Illica: il primo accusò il libretto del secondo di «estrema laconicità» proponendogli di prendersi un collaboratore, questi rispose al maestro di prendersi lui «un buon musicista per collaboratore»; fino all’esplosione del librettista con Ricordi: «Per la statua di Maria Antonietta ci voleva uno scultore e del marmo, e non un figurinaio di Lucca e della pasta frolla di gesso». L’opera non vide mai la luce e lasciò il posto alla Fanciulla del West.