ItaliaOggi, 30 gennaio 2019
I tedeschi preferiscono l’acqua. Anche se al ristorante può costare persino più del vino
State attenti al ristorante a quel che bevete. Rosso, bianco, rosé, o una birra? Se vi preoccupate del conto, evitate l’acqua. In alcuni locali ve la servono in bottigliette da 200 centilitri, ognuna arriva a costare 3-4 euro, e sostengono di non avere bottiglie più grandi. Alla fine per dissetarvi avrete speso più che per antipasti, primo, secondo e dessert. Comunque una bottiglia da 0,75 in certi ristoranti arriva a sfiorare i dieci euro. E non è obbligatorio, come in Francia, portare a tavola senza che sia richiesta una caraffa di Wasserleitung, acqua del rubinetto. Pretenderla, come in Italia, metterà di malumore il cameriere, e il servizio sarà pessimo.Noi siamo i primi consumatori di acqua minerale al mondo, seguiti per l’appunto dai tedeschi. Bevono sempre più vino al posto della tradizionale birra, ma è esploso il consumo della Mineralwasser. Ne consumavano appena 12,5 litri a testa nel 1970, raggiunsero i cento litri nel Duemila, e hanno battuto ogni record con oltre 150 litri l’anno scorso, grazie alla torrida estate. Il caldo ha fatto bere appena un bicchiere di birra in più nella media annua, 101,6 litri contro 101,3 nel 2017. L’acqua è un affare gigantesco: un litro d’acqua alla fonte costa due cent, al supermercato il prezzo più conveniente è di 85 cent, un rincaro del 400%. E nel 2018 i tedeschi hanno bevuto 11,7 miliardi di litri, il 5% in più rispetto all’anno precedente, pari a 3,4 miliardi di euro. Senza contare i ristoranti che quando chiedete Wasser mit vi portano una caraffa di acqua frizzante fatta in casa a costo zero (per loro).
A Roma non sopporto i locali che hanno una lunga lista dei vini, ma offrono solo una qualità di acqua minerale, né gassata né liscia. È ottima, ma non mi piacciono i compromessi. Perché non averne almeno tre? La prima domanda che vi fanno a Berlino è mit o ohne? Con o senza bollicine. A me piace molto frizzante, la San Pellegrino, la Perrier francese, o la tedesca Apollinaris, come il 43% dei clienti, quasi alla pari (il 42%) di chi la preferisce liscia. Il dodici sceglie la poco frizzante.
In Germania ci sono ben duecento sorgenti che producono 500 qualità diverse, per accontentare tutti i gusti, da quelle purissime alle specialità ricche di sali minerali. Però a loro non basta, e circa il dieci per cento ordina acque esotiche, e paga un alto prezzo, avverte la Süddeutsche Zeitung. Il record è di un’acqua prodotta dal ghiacciaio dello Spitzberg, purissima, perfino il ghiaccio viene sminuzzato a mano, si assicura. Una bottiglia costa il doppio di uno champagne medio, 75 euro. Con 35 euro si ha una bottiglia d’acqua sgorgata da una sorgente sottomarina alle Hawaii. Ma i buongustai hanno un debole per la nostra San Pellegrino e per l’Acqua Panna. Siamo al secondo posto tra i paesi esportatori, dopo la Francia, 600 milioni di euro contro 500, ma i dati risalgono al 2015. E la Germania è al terzo posto tra i paesi importatori, dopo Usa e Canada. Ma il calcolo è difficile, perché ormai la San Pellegrino appartiene al gruppo Nestlé.