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 2019  gennaio 29 Martedì calendario

A 60 anni dalla Revolución una nuova chiesa a Cuba

Il terreno del governo dell’Avana, il denaro dagli Stati Uniti, il progetto di un architetto cubano, la manodopera della comunità locale. Grazie a una collaborazione mai realizzatasi a Cuba negli ultimi 60 anni, l’isola comunista ha da ieri una nuova chiesa cattolica, la prima inaugurata dalla rivoluzione socialista castrista del 1959. La parrocchia del Sacro Cuore di Gesù offrirà un luogo di culto ai 37mila abitanti del comune di Sandino, quasi tutti lavoratori delle piantagioni di agrumi e tabacco, oltre a 4mila studenti di medicina di altri Paesi latinoamericani, che finora avevano seguito la Messa nelle scuole del Paese, a 250 chilometri a ovest della capitale. La nuova chiesa, che potrà ospitare 200 persone, è stata costruita grazie al contributo dei cattolici americani che hanno donato 95mila dollari. In centinaia, soprattutto della parrocchia di St Lawrence a Tampa, in Florida, dove risiedono migliaia di esuli cubani, hanno raccolto per anni i fondi da inviare alla loro madrepatria.
L’apertura della chiesa, che con il suo color giallo ocra acceso spicca nella campagna e fra gli edifici di stile sovietico che ha di fronte, ha creato profonda commozione e speranza fra i cattolici locali, che la vedono come uno dei primi risultati concreti di una graduale riapertura del regime comunista alla libertà religiosa, dopo decine di anni di ateismo ufficiale, persecuzioni e imposizioni di limiti alla pratica spirituale. Un cammino di riavvicinamento fra Stato e Chiesa avviato con cautela negli anni Novanta dal presidente Fidel Castro che si è sviluppato gradualmente e ha già portato alla visita di tre Papi nell’isola (Giovanni Paolo II nel 1998, Benedetto XVI nel 2012 e Francesco nel 2015 e 2016), così come ai primi permessi concessi alla Chiesa di svolgere compiti sociali precedentemente riservati allo Stato, come la cura degli anziani e dei bambini o, più recentemente, la formazione dei giovani.
«Vederla finita è come uscire dalla notte al giorno», ha commentato il parroco, Cirilo Castro, che ricorda ancora il momento storico in cui nel 2014 l’allora presidente Raul Castro ringraziò pubblicamente papa Francesco per aver mediato i negoziati che portarono alla distensione con gli Stati Uniti con Barack Obama, distensione compromessa ora dall’Amministrazione Trump, che ha fatto marcia indietro su molti punti della riapertura.
La parrocchia del Sacro Cuore di Gesù, progettata dall’architetto Magol Valdés Lobán, è una delle tre chiese la cui costruzione è stata autorizzata dal governo dell’isola, come parte di un accordo con il Vaticano. Una di queste, a L’Avana, è stata consacrata due anni fa, ma non ancora completata. La terza si trova a Santiago e la sua costruzione non è ancora iniziata. Negli ultimi anni il regime ha anche restituito ai religiosi alcune proprietà come chiese o vecchie scuole, ma non ha ancora risposto ad altre richieste, come permettere alle diocesi di fondare scuole o di avere accesso ai media. «Una chiesa rappresenta, per un cristiano, quello che un ospedale rappresenta per una persona malata – ha detto il vescovo della diocesi di Pinar del Río, dove si trova Sandino, Jorge Enrique Serpa –. Sarebbe l’ideale per ogni città avere il suo, come luogo da offrire a chi ne ha bisogno».