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 2019  gennaio 29 Martedì calendario

“C’è Grillo” e i diritti d’autore. Ecco come funziona la legge

A 26 anni dal suo ultimo show per la tv di Stato (era il 1993), Beppe Grillo torna a far discutere, e molto, in Rai. Le polemiche sulla messa in onda, ieri sera, della trasmissione C’è Grillo, dove è stata ripercorsa la carriera del comico genovese, si sono rincorse per tutta la giornata. A parte quelle squisitamente politiche, gli scontri tra maggioranza e opposizione hanno riguardato anche la questione economica. La Rai, infatti, per realizzare il programma ha sborsato 30 mila euro. È tanto? È poco? Facciamo chiarezza.
Per le immagini che fanno parte del patrimonio Rai, Viale Mazzini non tira fuori un euro. Techetecheté, per esempio, il programma con immagini prese dalle Teche Rai, alla tv di Stato non costa nulla. In questa categoria ricadono le immagini andate in onda ieri sera tratte da Fantastico, Festival di Sanremo, Te la do io l’America, Te lo do io il Brasile. Ovvero i programmi Rai con protagonista o ospite Beppe Grillo. Caso diverso sono invece le immagini che non fanno parte del patrimonio Rai (spettacoli teatrali, ecc.): in quel caso per trasmetterle Viale Mazzini paga i diritti d’autore. Su come si calcola il prezzo, però, torneremo più avanti.
C’è poi un terzo caso: immagini di programmi Rai su cui l’artista non concede il diritto di replica. La tv di Stato può trasmettere il programma una sola volta, per le repliche si pagano i diritti. L’esempio classico è Fiorello: l’ex dj non ha concesso i diritti di replica a Viale Mazzini che, se vuole trasmettere le sue vecchie performance, deve aprire il portafogli. “Per questo programma abbiamo acquistato solo pochi spezzoni degli spettacoli di Grillo dopo la sua cacciata dalla Rai. Non è molto materiale, per il programma su Benigni spenderemo di più”, ha spiegato ieri Carlo Freccero, il direttore di Rai2.
“Abbiamo utilizzato immagini fino al 2007, non c’è del Grillo politico”, aggiunge l’autore Marco Giusti.
Ma come si calcola il costo? “Il conto viene fatto secondo una tariffa per ogni minuto di messa in onda e cambia secondo due elementi: il fatturato dell’azienda e il genere della trasmissione. Un’emittente grande come la Rai paga di più, una piccola molto meno. Per genere s’intende in che tipo di trasmissione le immagini verranno trasmesse”, spiegano dalla Siae, che dalla cifra trattiene l’11,5%.
Tutto si rifà alla legge sul diritto d’autore (la n. 633 del 21/04/1941) e dall’accordo stipulato tra la tv e l’artista in questione. Nel caso di Grillo, la società di spettacolo di Aldo Marangoni, che cura l’immagine, tra gli altri, di Piero Chiambretti, Gene Gnocchi, Luca Laurenti, Franca Valeri e Renato Pozzetto. Dal Pd si è detto: Grillo rinunci a quei soldi. È possibile? Sì, un artista può rinunciare a incassare i diritti, ma non può rinunciare alla percentuale che spetta alla Siae, che va pagata.
E veniamo alla cifra. Trentamila euro sono tanti? Secondo gli addetti ai lavori, un programma di questo tipo costa in media 50 mila euro. Se paragonato ad altre tipologie di trasmissioni, poi, il costo è basso. Una fiction in prima serata si aggira sul milione di euro, un programma d’infotainment (informazione e intrattenimento) va dai 200 ai 450 mila (Fazio).
La politica però attacca. Se Maurizio Gasparri (FI) annuncia un’interrogazione in Vigilanza, Michele Anzaldi (Pd) ipotizza addirittura il reato di finanziamento illecito ai partiti: “Sono soldi elargiti a un esponente politico che ricopre la carica di garante del M5S”.